Redditi e Iva, la posizione dell'Ufficio Studi Confcommercio

Redditi e Iva, la posizione dell'Ufficio Studi Confcommercio

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3 aprile 2019

I dati sul reddito delle famiglie in termini reali per il 2018 evidenziano un progressivo deterioramento culminato con una riduzione tendenziale di due decimi di punto nell'ultimo quarto. In questa grave situazione, a fronte di un'ipotesi di attivazione delle clausole Iva a partire dal 2020 e in assenza di una chiara ed efficace strategia di contenimento degli sprechi pubblici e di contrasto all'evasione ed elusione fiscale, sembra diffondersi l'opinione e il convincimento, in qualche ambiente governativo e tra alcuni esperti, che l'incremento dell'Iva sia un ineluttabile destino al quale doversi arrendere. Ciò sarebbe un errore che comporterebbe un prolungamento della stagnazione, non potendosi escludere, in tale ipotesi, l'entrata dell'Italia in una nuova fase chiaramente recessiva. L'evidenza empirica internazionale testimonia la maggiore efficacia dei processi di consolidamento dei conti pubblici basati su interventi dal lato della spesa pubblica rispetto a quelli che agiscono attraverso incrementi di tassazione e la stessa suggestione della svalutazione fiscale ha perso di significato vista l'integrazione dei sistemi produttivi nazionali all'interno delle catene globali del valore che comportano un incremento di importazioni per ogni unità di prodotto esportata. Tenendo conto di questo e ricordando che le clausole dovrebbero salvaguardare, attraverso l'equilibrio dei conti, la salute del sistema economico nel complesso e dei cittadini che vi partecipano, si chiede un segnale forte nella direzione di escludere qualsiasi intervento sulle imposte indirette e una modificazione delle clausole medesime nella direzione di prevedere automatici tagli di spesa piuttosto che incrementi di tasse.

Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio

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