Nella bergamasca la ripresa non è per tutti

Nella bergamasca la ripresa non è per tutti

Da una ricerca Format per Ascom Bergamo emergono segnali confortanti per servizi e commerci, mentre il turismo è in deciso affanno e c'è allarme per l'occupazione.

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14 maggio 2021

Il clima di fiducia delle imprese bergamasche è in leggero aumento (20%, +1% rispetto all’ultima rilevazione), ma se servizi e commercio continuano la ripresa, il turismo non riesce ancora a vedere la luce in fondo al tunnel. È quanto emerge dalla ricerca sul “Clima di fiducia e congiuntura economica delle imprese del terziario Bergamo” realizzata da Format Research per conto di Ascom Confcommercio Bergamo.

"La politica portata avanti dal Governo e fatta di annunci contrastanti non è stata apprezzata. Il green pass italiano non è diventato ancora realtà - sottolinea il presidente di Ascom Confcommercio Bergamo, Giovanni Zambonelli - mentre restano diversi snodi cruciali come il coprifuoco, la quarantena per i turisti e il servizio al tavolo e al banco all’interno dei ristoranti e dei pubblici esercizi. Per questo solo il recupero della libertà di azione e quindi della mobilità potrà dare fiato al turismo e, indirettamente, al commercio".

 

Per quanto riguarda i ricavi, l’indicatore è in miglioramento (+5% rispetto al secondo semestre 2020) e si prevede un ulteriore aumento a fine anno. Anche in questo caso, mentre il recupero è forte nei servizi e in parte nel commercio, ma resta debolissimo nel turismo. Riguardo alla dimensione di impresa, restano pesantemente sotto media le micro e le piccole da 2 a 5 addetti e da 6 a 9 addetti, mentre il recupero è marcato in quella di grandi dimensioni. 

In peggioramento l’occupazione in tutti i settori, con ancora una volta i servizi meglio piazzati davanti al commercio e turismo in grande sofferenza insieme alle imprese da 2 a 5 addetti. L’impatto dello sblocco dei licenziamenti avrà un effetto pesante: le imprese bergamasche prevedono di perdere in media il 17% della forza lavoro, con punte del 24% nel turismo. Si stima il licenziamento di circa 2.500 lavoratori nel turismo, circa 6.000 nel commercio e, al netto dei lavoratori pubblici e dei servizi alle persone, di circa altre 3.000 persone nei servizi. L’impatto sarà quindi pesante, con quasi 12.000 dipendenti fissi che rischiano di perdere il posto di lavoro.  Il 54,6% delle imprese , infine, prevede di restare in attività con qualche difficoltà e il 28,8% con molte difficoltà o di dover diminuire o eliminare parte dell’attività. Ne deriva che oltre un terzo delle imprese del terziario bergamasco, pari a 7.580 imprese, resta a forte rischio di chiusura e, con esso, circa 10mila persone tra titolari e coadiuvanti.           

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