Riciclaggio duemila - Confronto Italia-Stati Uniti

Riciclaggio duemila - Confronto Italia-Stati Uniti

15-16 marzo 1999

Aperti, stamattina a Roma, presso la sede di Confcommercio nazionale, in P.zza Belli, i lavori del Convegno "Riciclaggio Duemila" un "Confronto Italia - Stati Uniti" che vedrà, nella giornata di oggi e domani, gli esperti dei due paesi affrontare in tutte le sue problematiche il fenomeno del riciclaggio, con particolare riferimento all'uso dell'oro come moneta di scambio tra le organizzazioni criminali di tutto il mondo.
Il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, con il suo intervento ha indicato gli obiettivi di fondo del Convegno .
Billè, infatti, ha chiarito che lo scopo fondamentale dell'iniziativa è fornire elementi certi di comportamento ai nostri operatori economici, poiché il fenomeno in esame è divenuto così invasivo da inquinare il tessuto finanziario, economico e commerciale di molti paesi, compreso il nostro.
Purtroppo si fa molta teoria e poca pratica per consentire all'operatore economico di non cadere nelle trappole tese dalle organizzazioni criminali.
Per questa ragione sono oggi a confronto esperti italiani e statunitensi, che sono i più preparati nel mondo. E' auspicabile che questo rapporto di collaborazione non si esaurisca con la conclusione dei lavori di "Riciclaggio Duemila"
Altro tema fondamentale, oggetto di attenta analisi nel corso del convegno, sarà "l'oro" divenuto merce di scambio da parte delle organizzazioni criminali per i loro traffici.
L'Italia, ha ricordato Billè, è non solo il maggiore importatore di oro grezzo, nel mondo, con oltre 400 tonnellate l'anno, ma anche il Paese leader per la sua lavorazione.
Si tratta di un giro d'affari che supera i 22 mila miliardi l'anno e che interessa ben 33.300 imprese con 123 mila addetti.
Da precisare che solo 342 di esse sono a carattere industriale, mentre le altre 9.960 sono imprese artigianali con una media di addetti che non supera il 4,7 per azienda.
Il rischio che le imprese del settore orafo possano, loro malgrado, rimanere invischiate nel giro del riciclaggio è molto elevato. Mancano purtroppo, però, norme adeguate e ciò consente ai riciclatori di muoversi con grande disinvoltura.
Billè ha ribadito la necessità che gli interventi contro le infiltrazioni delle organizzazioni criminali sia adottati su tutto il tessuto economico internazionale, poiché alla globalizzazione dell'economia è purtroppo seguita anche la globalizzazione degli affari malavitosi.
E' pertanto necessario, ha concluso, agire non solo con la massima tempestività ma con strumenti capaci di trovare soluzioni adeguate poiché mutano anche gli scenari in cui lavora l'operatore economico, basti pensare, ad esempio, alla liberalizzazione del mercato dell'oro che sta per essere decisa in Italia, a seguito di una direttiva Ue.

Sintesi dell'intervento dell'on. Luciano Violante

L'on Luciano Violante, presidente della Camera dei deputati, ha ricordato la natura trasnazionale della criminalità organizzata ed ha sottolineato che la lotta contro la ricchezza criminale è uno strumento ideale per ridurre il potere di intere organizzazioni malavitose. E' bloccando i meccanismi del riciclaggio che si toglie ossigeno al crimine.
Dopo aver sostenuto che la cooperazione internazionale è l'unica misura valida per rispondere con efficacia alle associazioni criminali, ha ricordato che, nel nostro Paese, dal 1° settembre 1997 al 19 febbraio 1999 sono state effettuate 5 mila segnalazioni, delle quali 3700 trasmesse alla DIA e al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza. Nel 1993 le segnalazioni erano appena qualche decina.
Tutto ciò dimostra come sia insostituibile la collaborazione del sistema finanziario per combattere contro il riciclaggio. Ma occorre fare di più.
Violante ha infatti lamentato che in alcune aree del Paese il sistema bancario continua a non fornire segnalazioni sui depositi bancari sospetti.
Quanto poi all'introduzione dell'euro Violante ha sostenuto che essa può rappresentare una formidabile occasione per l'emersione di ingenti quantità di denaro sporco. Ma vi è il rischio che le banche, nel prossimo anno, siano sottoposte ad una eccessiva pressione che potrebbe determinare addirittura un allentamento dei controlli.
Dunque per quest'anno e per tutto il 2000 bisogna moltiplicare gli sforzi per armonizzare le legislazioni e consolidare i sistemi informativi tra i Paesi europei.
L'Unione europea, inoltre, deve estendere il raggio d'azione della direttiva che finora si limita a sancire il divieto di riciclaggio per i proventi derivanti dal traffico di stupefacenti.
Altro terreno di lotta deve essere quello contro la corruzione che rompe le regole della democrazia ed il libero mercato e devasta la pubblica amministrazione.
Ma l'Italia è arrivata tardi all'appuntamento con la Convention dell'OCSE del 17 dicembre 1997 per la lotta contro la corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali. Altre iniziative comunitarie stanno producendo i loro positivi risultati, come la Carta di Trieste del 1997 ( sviluppata nell'ultima conferenza di Graz dell'anno successivo) poiché hanno dato più precisa definizione alla lotta al crimine organizzato e alla corruzione nell'area geopolitica centro europea.
Violante ha ricordato quanto gravi siano i danni che i fenomeni criminali determinano sul mercato, sia in termini di distorsione della concorrenza che per l'aggravio dei fenomeni di abusivismo ed inquinamento dell'intermediazione finanziaria.
Bisogna concepire l'integrità del mercato come valore, ha precisato, e le imprese debbono poter operare con regole chiare, condivise ed incisive, capaci di salvaguardare il mercato senza gravare sulle imprese stesse con costi aggiuntivi.
Tuttavia, ha concluso , contro questi fenomeni non basta solo una azione di contrasto giudiziario o finanziario, occorre una parallela azione diretta a costruire una pedagogia della legalità.
La speranza è che questa pedagogia, nel prossimo futuro, sia considerata una componente fondamentale nella lotta contro il crimine.

I lavori della mattinata sono proseguiti con l'intervento di Richard A. Martin che ha trattato il tema "Evoluzione delle tecniche di contrasto".
In particolare, Martin, ha tracciato sinteticamente in che modo sia cambiato negli ultimi 20 anni "l'approccio" degli Stati Uniti nei confronti del riciclaggio.
La svolta più importante è quella degli anni ottanta che ha segnato il ricorso alle leggi sull'associazione a delinquere e quella del 1986 che ha visto aumentare l'entità delle pene con la contemporanea emanazione di leggi dirette a regolare l'attività delle banche, degli istituti finanziari e delle agenzie di rimesse di denaro.
Inoltre il Custom Service degli Stati Uniti è stato investito del potere delle leggi in materia valutaria.
Successivamente anche la Dea e l'Fbi hanno partecipato alle indagini e ai processi relativi a tali crimini. Nel 1988 è stato costituito il Financial Crimes Enforcement Network (FinCem) divenuto centro di smistamento e raccolta di tutte le informazioni.
Martin ha poi ricordato che un metodo nuovo per riciclare il denaro, come è stato riferito lo scorso anno al Congresso degli Stati Uniti, è l'acquisto di merci prodotte negli Stati Uniti e destinate alla Colombia e ad altri paesi dell'America Latina.
Pertanto si è evidenziato che i riciclatori si servono di normali canali commerciali per le proprie attività e che buona parte del rischio spesso si fa ricadere sulle spalle dell'impresa legittima.
Puntuale, poi, il riferimento all'industria orafa che può essere utilizzata come strumento di riciclaggio.
A questo proposito ha formulato alcune raccomandazioni : è essenziale che tutti coloro che partecipano alla catena di distribuzione dell'industria orafa conoscano il compratore e sappiano da chi sono pagati; che produttori e distributori accertino la destinazione delle spedizioni, verificando il rapporto tra pagatore e destinatario della merce; che siano, infine, evitati pagamenti effettuati tramite assegni o bonifici bancari.

Al termine della mattinata ha concluso i lavori la relazione di Donato Masciandoro su "L'euro moneta ed il riciclaggio".
Masciandoro, dopo aver svolto una approfondita analisi delle variabili del riciclaggio all'interno dell'area comunitaria, ha concluso sostenendo che in Italia oggi "lo stato dell'arte non è esaltante".
La quantità delle segnalazioni è cresciuta, ma lascia a desiderare la "qualità" delle segnalazioni stesse in termini di reale utilità. Si è chiesto al Governo di garantire l'efficienza e la riservatezza delle segnalazioni, definendo l'autorità responsabile e gli strumenti di intervento.
L'autorità è stata individuata nell'Ufficio Italiano Cambi. Ma per quanto concerne gli strumenti (la legge recepisce il principio di tutelare efficienza e riservatezza) il recepimento e stato assai timido.
Di particolare attualità il riferimento alla proposta di abolizione del segreto bancario, anche se essa rischia di "essere il classico slogan buono per tutte le stagioni".
Tuttavia, specie in Italia, è emerso che il segreto bancario ha un suo costo elevato a causa dei danni "provocati dalla crescita delle organizzazioni criminali" che, nel segreto bancario, trovano una vera e propria risorsa economica poiché esso diviene "parte integrale di un pacchetto di opacità normativa e regolamentare".
Masciandoro ha concluso sostenendo che il fatto che incentivi e sanzioni non vengano ancora adottati in misura consistente "dà un segnale del livello ancora basso che l'obiettivo dell'integrità ha nella comunità politica e finanziaria internazionale".

Tra gli interventi di particolare rilievo nella seconda giornata del Convegno, quello di Giuseppe Maresca, del Ministero del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione economica.
Dopo aver sottolineato l'importanza della cooperazione internazionale nella lotta al riciclaggio, Maresca ha evidenziato i compiti e le finalità del Gafi (gruppo di azione finanziaria contro il riciclaggio di capitali) che è un organismo intergovernativo con il compito di concepire e promuovere strategie per la scoperta, la prevenzione e la repressione del riciclaggio.
Facendo poi riferimento alla legislazione italiana ha dichiarato che essa è tra le più avanzate del mondo ed in linea con la normativa europea.
Tuttavia la progressiva stratificazione delle disposizioni in materia rende necessario un suo complessivo riordino con la predisposizione di un testo unico che può essere preziosa occasione per procedere anche ad una riforma del sistema sanzionatorio preventivo.
Di particolare interesse la tesi secondo cui è opportuno estendere la disciplina antiriciclaggio ad attività professionali e categorie di imprese, diverse dagli enti creditizi e finanziari che si rivelino particolarmente suscettibili di utilizzazioni a fini di riciclaggio, come del resto previsto dall'articolo 12 della Direttiva 308.

I lavori del Convegno sono stati chiusi dal presidente dell'Antimafia Ottaviano Del Turco.
Del Turco ha sostenuto che le banche disertano e preferiscono restare "coperte" nella guerra del riciclaggio. Tuttavia non ha parlato di complicità del sistema creditizio piuttosto di "una cultura che deriva dalla tradizione latina, quella della pecunia non olet".
Al contrario questo denaro ha un cattivo odore e viene da settori del mondo del crimine che devono essere sconfitti.
Del Turco ha poi fatto riferimento alla esistenza di paesi "off - shore" che praticano trattamenti di favore al denaro di origine malavitosa e che non sono molto lontani da noi. Sono infatti paesi che stanno ai nostri confini, come il Montenegro, divenuto una sorta di magazzino di tabacchi lavorati esteri e che viene usato come grande deposito per l'Europa dalle multinazionali produttrici di tabacco.
Il ricavato, secondo Del Turco, viene poi portato in Svizzera, dove vengono pagate le multinazionali del tabacco.
Ha poi denunciato che la dorsale adriatica, dalla Puglia al Veneto, è divenuta una sorta di frontiera della criminalità ed ha ricordato che bisogna prestare la massima attenzione a questo fatto, poiché dobbiamo preservare una parte importante del nostro Paese.
Del Turco ha lamentato che la lotta a questi fenomeni spesso è inadeguata, come dimostra il fatto che la confisca dei beni ai mafiosi è "troppo lunga e spesso non arriva neanche al punto finale".
Al contrario essa può avere un grande impatto di dissuasione perché "non c'è niente che incida di più nell'opinione pubblica, specie nei giovani, per convincerli che non si diventa belli, ricchi e famosi facendo i capimafia".
Infine, Del Turco ha sostenuto che è necessario perseguire, a livello internazionale, un' utile azione di embargo nei confronti dei paesi "off shore" che non collaborano con l'Onu e con le altre organizzazioni mondiali nelle operazioni contro il riciclaggio.
"Sono anni - ha concluso - che sentiamo parlare di necessità di praticare una politica di questa natura. Ci sono al riguardo anche i documenti del G8. Ma poi non si vedono conseguenze pratiche".

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