Rivolta: "rendere sempre più trasparente il rapporto tra banche e imprese"

Rivolta: "rendere sempre più trasparente il rapporto tra banche e imprese"

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28 novembre 2011

Il direttore generale di Confcommercio, francesco Rivolta, ha partecipato ad Arezzo al convegno "Diamo credito al futuro! Per un nuovo rapporto ", organizzato dalla Confcommercio aretina in collaborazione con il Gruppo Giovani del Terziario della Toscana, con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e il contributo di Banca Etruria. "La crisi finanziaria - ha detto Rivolta -ha fatto precipitare la domanda di beni e servizi ed ha portato al minimo le capacità di autofinanziamento delle imprese; ciò influisce sulla caduta della domanda globale, poiché le aziende contraggono la composizione e la ricostruzione delle scorte e limitano le iniziative di riorganizzazione e innovazione necessarie ad affrontare la crisi". "Oggi - ha aggiunto Rivolta -si punta soprattutto sulla riduzione dei costi a breve e medio termine; si teme di assumere rischi che possono rivelarsi insostenibili. La politica non aiuta, poiché anche essa si concentra quasi del tutto sui costi, puntando sulla contrazione della spesa pubblica e sull'incremento delle entrate, con una politica fiscale aggressiva nei confronti delle famiglie e delle imprese che toglie risorse all'economia reale ed alimenta la caduta della domanda, quindi la stessa crisi del sistema". Secondo Rivolta, "senza fiducia nella possibilità di dominare la crisi non si fa un passo avanti, perché se la crisi ha una causa essa sta nella perdita di fiducia dei mercati finanziari, degli investitori piccoli e grandi, sulla solvibilità degli Stati e sulla correttezza degli istituti finanziari, dopo quel che avvenuto in Italia con la Cirio e Parmalat e oltre oceano con i famigerati mutui subprime". "Fiducia tra imprese e sistema finanziario - ha aggiunto il direttore generale di Confcommercio - significa mettere in campo strumenti che rendano sempre più trasparente il rapporto reciproco, assicurando che ciascuno faccia bene il proprio mestiere: gli istituti di credito mettendosi realmente al servizio dell'economia reale; le imprese investendo sulla innovazione di processo e di prodotto per essere in grado di competere e, nello stesso tempo, per riattivare la domanda globale che è la condizione della ripresa della domanda di beni di consumo. Avere banche che sostengono l'economia reale vuol dire avere banche che non ti fregano, che non guardano ai risultati a breve termine, ma che ti accompagnano nella elaborazione di programmi di sviluppo, che ti sostengono con strumenti flessibili adatti a far fronte al ciclo economico sia quando è di segno positivo sia quando non lo è. Vuol dire avere banche che credono nella finanza per l'impresa, non nella finanza per la finanza, che è il principale soggetto responsabile della crisi che oggi minaccia l'Europa; perciò banche che si sentono partner del'azienda, che ne sanno valutare i fattori produttivi, sia quantitativi sia qualitativi, e perciò assumono anch'esse la giusta dose di rischio, anche sotto il profilo dei costi del credito concesso. Vuol dire avere banche interessate allo sviluppo del territorio in cui operano, capaci di stimolarne le potenzialità, perché fare impresa non significa soltanto operare su singole unità produttive, ma promuovere sviluppo e occupazione nel territorio, costruire infrastrutture, aprire spazi sul mercato internazionale". "Questo è il momento di mettere i conti pubblici in ordine - ha osservato Ancora Rivolta - poiché l'attacco all'euro e all'Europa è condotto dalla speculazione internazionale sui titoli di Stato dei Paesi più esposti a causa del debito pubblico elevato come l'Italia. Ma nessuno Stato può considerarsi al sicuro, anche la Francia e la Germania sono sottoposte a tensioni finanziarie.Ma non si può barare, prendere soldi dalle imprese e dalle famiglie senza dare nulla in cambio, senza modificare la struttura e le modalità operative dello Stato e della pubblica amministrazione, a partire dai costi della politica".

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