Ruote d’Italia: “Il Piano di Resilienza in realtà è un vero e proprio contratto e va difeso!”

Ruote d’Italia: “Il Piano di Resilienza in realtà è un vero e proprio contratto e va difeso!”

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2 giugno 2021

Non si può nella giornata del 2 giugno non indirizzare un pensiero alla nostra Repubblica della quale oggi si celebra la ricorrenza. Noi della FAI la viviamo con particolare gioia in quanto un nostro Past President, Emanuele Remondini è stato insignito del titolo di Cavaliere del lavoro dal Presidente Mattarella. Sono 4 i Cavalieri del lavoro che il mondo dell’autotrasporto e della famiglia FAI ottengono tale riconoscimento prestigioso. Nell’ordine Mario Remondini, Fabrizio Palenzona, Luigi De Rosa ed Emanuele Remondini. Complimenti al neo Cavaliere che in anni difficili ha guidato la nostra federazione. Tornando ai fatti di attualità è un momento particolarmente delicato e complesso quello che stiamo vivendo; pare, così sembrano attestare i dati, che stiamo lentamente allontanandoci dalla fase critica della pandemia sanitaria che tanti lutti ha generato al Paese. Non voglio tornare ad evidenziare le pesanti responsabilità di coloro che ci hanno governato, prima dell’ultimo Esecutivo. Non è certamente totalmente scevro da responsabilità quello in carica ma ha due grandi meriti. Aver avviato decisamente e con una adeguata organizzazione la fase di vaccinazione, che ha innescato l’involuzione dei contagiati e dei conseguenti lutti; e dato vita ad un rapporto in sede europea che porterà ingenti interventi economici (la gran parte da restituire) ma che potranno, se utilizzati come necessario, mettere il Paese sulla fase del recupero. Il tutto è stato reso possibile nella concentrazione di persone veramente esperte della gestione delle emergenze, della logistica e dei rapporti finanziari.

 

Il decreto legge, definito semplificazioni, contiene principi che sono indispensabili per la funzionalità degli interventi. Corsie blindate per otto grandi maxi opere; la riforma del subappalto che entrerà in vigore nel novembre 2021; l’uso del silenzio assenso e dei poteri sostitutivi  per decidere anche sulla valutazione di impatto ambientale; i poteri di indirizzo e di controllo sulla gestione affidata alla Cabina di regia costituita a Palazzo Chigi; poteri sostitutivi che il Presidente del Consiglio potrà attivare in caso di inerzia dei poteri territoriali, portando in Consiglio dei Ministri questioni sulle quali dovesse registrarsi il dissenso o forme di inerzia che blocchino la realizzazione dei progetti. Pochi? Può darsi ma la spinta rispetto alle procedure di oggi è travolgente.

Basterà? Certo rispetto a prima i meccanismi individuati daranno una forte spinta anche se i 62 Miliardi a disposizione per le infrastrutture, stante il GAP esistente non potranno essere sufficienti a recuperarlo solo con interventi pubblici. Sarà necessario attivare una collaborazione tra pubblico e privato e con l’autorevolezza del presidente Draghi questo percorso può essere attivato.

Facile scriversi ma non da attuare. Certamente il cambio di passo dell’Esecutivo appare evidente e può generare le condizioni per dare un reale svolta al Paese. Perché mi sovvengono delle proposte, più volte avanzate negli anni passati sempre respinte o paralizzate da una burocrazia inerte e sempre attenta a non lasciarsi sfuggire l’opportunità di controllare tutto? Qualcuno ricorderà quando chiedevamo la costituzione di un ruolo politico alla Presidenza del Consiglio per portare ad unità le diverse questioni legate al trasporto, ambiente, logistica e sicurezza? Il super burocrate Mario Monti chiuse invece la Consulta della logistica che, forse qualche consigliere dell’attuale ministro non ne era a conoscenza, venne costituita dopo un Patto tra le forze sociali nel lontano 2003 e che realizzò l’ultimo Piano deli trasporti e della logistica, approvato dal Cipe, nell’aprile del 2006. Non eravamo così inadeguati. Oggi si ripropone una Consulta delle Infrastrutture, della logistica e della mobilità sostenibile. Speriamo bene.

Se vi fosse qualche retro pensiero che inducesse ad immaginare che queste considerazioni siano il frutto di nostalgie rispetto alla vituperata legge Obiettivo, al Generale Contractor, alle grandi reti di comunicazioni europee che assegnavano al nostro paese quattro grandi collegamenti sui dieci più urgenti che a livello comunitario erano stati individuati, pongo alcuni dati come elemento di riflessione. Innanzitutto si verifichi quante opere sono state avviate, cantierate e finanziate dal 2001 al 2006.

Oggi il 40% degli interventi avviati grazie a progetti sostenuti da interventi europei ha registrato ritardi e problematiche. Non sono io ad affermarlo ma in un recente articolo apparso sul Sole 24 Ore di Michela Finizio questa tesi è ben individuata e descritta. I blocchi, i ritardi, i contenziosi e lo scarso coordinamento sono la ragione di tale condizione. Sull’utilizzo del fondo Sviluppo e Coesione 2014/2020 su 54 miliardi in sei anni sono stati spesi solo 6 miliardi. Tav, Gronda di Genova, terzo valico, Brennero, Ponte sullo Stretto dovrebbero ricordare qualcosa….

Con quella che è una vera e propria rivoluzione concettuale da oggi si si individuerà un “inequivocabile notaio” garante dell’intera operazione. Proprio come avviene quando si stipulano contratti tra privati. Infatti quello che noi continuiamo a definire “Piano- PNRR” in realtà appare più essere un contratto stipulato con un atto notarile che prevede l’erogazione di coperture economiche solo al verificarsi di determinati interventi.

Questo mi fa tornare alla mente quando anni fa la nostra realtà chiedeva che le questioni logistico-infrastrutturali fossero assegnati alla Presidenza del Consiglio che doveva di fatto ridurre il potere di interdizione del Ministero delle Infrastrutture, il DPEF e le proposte programmatiche, la redazione di Piani senza l’avallo della Ragioneria dello Stato, etc.

Vi è chi parla di commissariamento e già opera per evitare una riduzione così significativa di poteri. Noi gridiamo con forza il nostro disappunto. Ma qualcuno è in grado di indicare quali tra i progetti annunciati: quello del Sud, “dell’Italia veloce” con previsione di spesa di 200 miliardi sono divenuti operativi? La differenza sostanziale è tra gli impegni programmatici, atti pianificatori, annunci ed un “contratto” è notevole e risulta evidente. Quindi avanti senza indugi.

A noi appare questa la strada concreta per avviare la fase di ripresa. Il che limiterà molto il potere di interdizione di partiti e burocrazia, ma siamo convinti che di fronte al disastro generato dagli annunci e dai piani che ogni nuovo governo provvedeva a stravolgere, non rendendosi conto che prima o poi il conto l’avrebbero pagato i cittadini, riteniamo che la visione sulla quale il presidente Draghi abbia voluto costruire il “contratto” chiamato “Piano”, sia l’unica vera ed ultima opportunità per far ripartire il Paese.

Seguiremo con attenzione le evoluzioni che si registreranno perché siamo convinti che questa sia la vera ed ultima occasione per mettere da parte i politici/politicanti che chiacchierano molto ma concludono poco.

 

Paolo Uggè

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