Ruote d’Italia: “sostenibilità ambientale sì, ma si tenga conto di quella socio-economica”

Ruote d’Italia: “sostenibilità ambientale sì, ma si tenga conto di quella socio-economica”

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22 settembre 2021

L’appello alla sostenibilità è divenuto oramai uno slogan imperante. Quella dell’oltranzismo ambientalista è tuttavia una prospettiva miope che, se perseguita come unica soluzione, rischia di determinare disastri.

Questi concetti sono stati espressi più volte da persone ragionevoli e, non certo ultimo, dal Ministro dello Sviluppo Economico. Li condividiamo pienamente.

Il nostro convincimento scaturisce dalla consapevolezza di quale sia realmente la situazione sia nel nostro Paese che a livello comunitario. In Europa più del 70% delle merci è trasportato solo su strada. Poco più del 15% viaggia in ferrovia. In Italia più dell’85% delle merci viaggia su gomma, modalità in crescita rispetto al trasporto su ferro, che si attesta intorno al 13-15%.

Non a caso, dei 42 miliardi di euro stanziati dal PNRR per le infrastrutture, la fetta più consistente è destinata alle ferrovie. Un pensiero malizioso potrebbe essere quello di immaginare che la scelta sia stata adottata per “aiutare”, e fin qui nulla di nuovo, il bilancio delle ferrovie. Esattamente quanto fatto fino ad oggi. La domanda da porsi è se risponda al raggiungimento degli obiettivi annunciati.

Ora, nessuno è contrario a potenziare le modalità alternative al tutto strada. Ricordo che le autostrade del mare sono un “prodotto italiano”, lanciato dal presidente Ciampi anni fa. Il provvedimento legislativo fu realizzato nel 2005/2006, ministro Pietro Lunardi, e riconosciuto dalle Autorità Comunitarie come un esempio da assumere a riferimento.

Sul rafforzamento dell’intermodalità nessuno può dunque insegnarci nulla. Se tuttavia si procederà solo per slogan il rischio che si intravvede è quello di una grave crisi sociale senza alcun concreto beneficio. Ecco perché occorre la massima attenzione e capacità nel saper coniugare la sostenibilità ambientale con quella sociale.

Oggi il parco circolante dei mezzi pesanti in Italia è per circa la metà costituito da mezzi ante euro 4 e più del 95% del parco immatricolato nel 2020 è diesel. C’è per davvero qualcuno che immagina come, con le condizioni economiche in cui versano le imprese oggi, si possa raggiungere il cambiamento del parco circolante in tempi rapidi? Si sono considerate le conseguenze che impatteranno sulla vita delle imprese e sull’occupazione?

Queste poche considerazioni dovrebbero indurre i decisori politici europei a voler incominciare a pensare ad un sistema di trasporti che prenda in considerazione l’intera filiera logistica. In particolare, non ci si può non domandare come di fronte ad un fatto acclarato come le performance del combinato strada-mare, si scelga di dare poca considerazione sia al cambiamento del parco circolante che all’efficientamento delle attività legate allo shipping.

Leggere certe dichiarazioni e prendere atto di impegni per i quali si danno per certo date ben definite non può che indurre a sorridere. Forse chi le ipotizza è ben sicuro che molto difficilmente la gente si ricorderà degli annunci fatti e che certamente chi li ha pronunciati non occuperà le posizioni di responsabilità di oggi ma, lo auguriamo loro di cuore, probabilmente si godrà il meritato riposo.

Un’ultima osservazione, altre volte sollevata, riguarda l’obiettivo di operare per un ambiente migliore, sul quale tutti concordiamo. Rispetto al raggiungimento di quest’obiettivo le misure draconiane messe in atto dall’Unione Europea servono a ben poco, se allo sforzo della transizione ecologica non partecipano anche tutte le altre economie del mondo. Mentre L’Europa è impegnata nello sforzo titanico di ridisegnare il proprio modello di sviluppo in ottica green, altri grandi Paesi continuano ad adottare i soliti sistemi di produzione e a servirsi delle solite fonti energetiche fossili. Questo produrrà il risultato contraddittorio di mantenere i livelli attuali di emissioni inquinanti, penalizzando, allo stesso tempo, i Paesi che invece hanno lavorato per la loro riduzione. Non facciamoci del male da soli.

Paolo Uggè

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