Ruote d’Italia: “la sicurezza non è un valore intermittente”
Ruote d’Italia: “la sicurezza non è un valore intermittente”
Per diversi giorni numerosi articoli sono stati redatti a commento della tragedia che ha portato al decesso del campione di ciclismo Davide Rebellin. A nome di Conftrasporto e personalmente desidero partecipare al dolore della famiglia. Un UOMO così non muore mai. Come spesso purtroppo avviene quando si commentano tragici eventi di questo tipo, l’accaduto diviene prevalentemente un mero pretesto utile a fare cronaca. Al di là della descrizione dell’incidente e del giusto ricordo delle imprese sportive del campione ucciso, infatti, le ricostruzioni apparse sulla stampa poco hanno affrontato i temi legati alla sicurezza stradale, elemento fondamentale in questa come in tante altre tragedie. Qualcuno ha evidenziato il problema dell’”angolo cieco”, che effettivamente è causa di alcuni incidenti; tuttavia, nessuno ha riflettuto sul peso che hanno, in questi episodi, le condizioni nelle quali spesso operano i conducenti dei mezzi pesanti. Non è certo mia intenzione addurre giustificazioni al conducente-assassino. Non possono esistere scusanti all’inqualificabile comportamento del camionista che, resosi conto di quanto successo, è scappato via senza prestare soccorso al ciclista travolto. Dalla cronaca apprendiamo che quello stesso conducente di nazionalità tedesca si era già reso protagonista di un fatto altrettanto increscioso anni or sono, quando, dopo aver provocato un incidente in Puglia, era fuggito anche allora per sottrarsi alle proprie responsabilità. Non rileva che nel Paese di origine del conducente non esista la fattispecie penale dell’omicidio stradale. Un uomo è stato ucciso, strappato prematuramente ai suoi affetti e non possiamo esimerci dal chiedere che venga fatta giustizia. Spero dunque che il nostro Governo si impegni perché a questo inqualificabile comportamento faccia seguito una punizione esemplare. Rassegnarsi all’idea che vi sia un omicida a piede libero per le strade d’Europa, che non può essere estradato perché in Germania non è contemplato l’omicidio stradale, non è accettabile. Conftrasporto chiede che il Governo si attivi e non accordi sconti a questo recidivo.
Il tragico evento mi consente tuttavia di allargare lo sguardo al tema fondamentale alla base dei tanti, e forse troppi, incidenti determinati dalla scarsa attenzione alle normative sulla sicurezza stradale. Preme in particolare evidenziare che l’incolumità degli utenti della strada sarebbe meglio tutelata se nell’effettuare i controlli a seguito di sinistri con decessi e feriti gravi, si desse finalmente piena applicazione il principio della responsabilità condivisa, che riconosce il committente corresponsabile delle negligenze commesse dal vettore in materia di sicurezza. Capisco che queste tematiche di ordine normativo abbiano poco “appeal” per la stampa, ma credo sia doveroso cominciare a parlarne se si vuole restituire ai cittadini un quadro esaustivo della situazione.
Una seconda considerazione necessaria riguarda la mancanza di una legge sul tema dell’”angolo cieco”, che non è irrilevante in certi tipi di incidenti. Per prevenire questo genere di problemi, basterebbe varare una norma che renda obbligatoria l’istallazione di una telecamerina a bordo dei nuovi automezzi, prevedendo contestualmente un tempo congruo per l’adeguamento di quelli che sono già in circolazione. Un semplice dispositivo di questo tipo metterebbe in condizione chi è alla guida di avere una visuale completa e di prevenire l’urto con eventuali ostacoli sul lato destro della cabina o del rimorchio. Ma di questo non si è parlato quasi mai.
Vi è anche un altro episodio che vorrei segnalare ai professionisti dell’informazione ed agli addetti ai controlli. Questa volta, a perdere la vita è stato il conducente di un mezzo pesante. L’argomento è però stato relegato in un trafiletto. Forse che per i nostri organi di informazione i morti hanno diversa dignità?
Nella scorsa settimana, alle 4 del mattino, nei pressi di Roma un automezzo pesante è uscito di strada ed il conducente è morto. La dinamica dell’incidente è in corso di accertamento. Un malore o un colpo di sonno? Questo tragico fatto ha portato anch’esso al decesso di un essere umano, ma la stampa ha dato la notizia en passant, senza sollecitare le Autorità preposte, in base a norme di legge esistenti, ad estendere le verifiche a tutti i soggetti coinvolti in quella attività di trasporto. La norma alla quale faccio riferimento è il DLgs 286 che ha introdotto il già citato principio della responsabilità condivisa. Si è adempiuto alle norme di legge per i necessari accertamenti e per verificare se esistano corresponsabilità? Ci si è sincerati dell’osservanza delle disposizioni sui tempi di guida e di riposo? Se ciò non è stato fatto, si prefigura un’omissione evidente di atti d’ufficio.
Con questa mia riflessione vorrei evidenziare come la tutela del diritto alla sicurezza debba vederci tutti impegnati, in primis coloro che operano nell’informazione. La prevenzione non è un valore da invocare ad intermittenza. Invochiamo la massima severità da parte del nostro Governo per punire chi ha ucciso e non si è fermato a soccorrere Rebellin, ma anche chi sarebbe obbligato, per legge, a compiere le previste verifiche e non le compie.
Solo un cambiamento serio e concreto che dia la certezza delle verifiche e dei controlli può divenire il vero deterrente per ridurre significativamente quei tragici episodi che distruggono intere famiglie.
Conftrasporto da sempre sostiene la necessità del rispetto delle leggi, ma i risultati fino ad oggi non sono confortanti. Il ministro Salvini sembra molto motivato ad assumersi gli impegni che il suo ruolo impone. Da lui ci aspettiamo che dia un input decisivo per garantire la sicurezza dei cittadini e dei tanti addetti che operano nel trasporto merci.
Paolo Uggè