Ruote d’Italia: “Ripresa in atto: mancano i lavoratori o la voglia di lavorare?”

Ruote d’Italia: “Ripresa in atto: mancano i lavoratori o la voglia di lavorare?”

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9 giugno 2021

L’argomento è già stato da me affrontato ma stante l’importanza ritengo sia opportuno tornare su un concetto che per le imprese rappresentate riveste particolare importanza. I dati che vengono diffusi mostrano a livello occupazionale segnali negativi sull’occupazione giovanile. Contemporaneamente si osservano sempre più segnalazioni significative come: la carenza di cuochi, saldatori, falegnami, elettricisti, autisti di mezzi pesanti ed altre professioni, a torto forse considerate degradanti dal mondo giovanile. Non penso che questo sia solo il frutto di una “lazzaronite acuta”, malattia che dai dati sembrerebbe aver colpito molti giovani. Eppure viviamo un paradosso, a pensarci bene. Da un lato contiamo i posti di lavoro mancanti, molti dei quali determinati dalla situazione pandemica che ha colpito il Paese; dall’altro, sempre in modo più preoccupato, molte imprese denunciano che non riescono a trovare personale. Tra queste il numero delle imprese di trasporto è significativo. Una sola osservazione polemica: forse se le risorse date per il reddito di cittadinanza fossero state utilizzate per invogliare al lavoro...

Forse esiste anche un fallimento nei progetti educativi generato da coloro che hanno spinto sul binomio “più studi più fai carriera nei posti importanti”. A mio avviso non è così. L’incremento delle conoscenze ed il proprio livello culturale è una ricerca che deve essere realizzata da ogni essere umano. Il sommo poeta Dante lo faceva dire ad Ulisse nel viaggio di ritorno dopo la guerra di Troia: “Fatti non foste per viver come bruti ma per servir virtute e canoscenza”. La cultura è un fatto molto personale. Non è disdicevole che un conducente di un mezzo pesante, conosca le lingue estere oppure sappia far di conto o sia a conoscenza delle tecnologie avanzate. Comprendere le evoluzioni in economia o avere nozioni sui diritti legali è sempre utile.  Forse errori di impostazione ve ne sono stati. Probabilmente occorrerà programmare meglio gli uomini del domani, in quanto al di là delle evoluzioni tecnologiche nel mondo del trasporto, in particolare l’uomo sarà sempre determinante. Meglio se abbia conoscenze.

Fai/Conftrasporto sia a livello locale che nazionale si è molto impegnata nel tentativo di coinvolgere il mondo giovanile, attraverso il mondo della scuola, sui temi del trasporto e della logistica. Lo stesso ministero con il vice ministro ai trasporti Rixi, unico ad occuparsene, fece stanziare una cifra considerevole per non far pesare sui giovani i costi che devono essere sostenuti per acquisire la patente e le certificazioni necessarie per divenire un autista in possesso delle conoscenze indispensabili per la sicurezza. Il risultato è stato tuttavia molto vicino allo zero, e non per responsabilità dell’uomo di governo. Occorre anche citare il fattivo impegno che Franco Fenoglio portò avanti intensamente sul medesimo argomento. Il risultato però è stato irrilevante. Continuano a mancare i conducenti. Ora la domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno. Manca il lavoro o la voglia di lavorare? Quale azione di sensibilizzazione è stata effettuata nei confronti dei giovani per far comprendere che un titolo di studio non è detto sempre produca occupazione adeguata. Non può essere vissuta come diminutio se chi è in possesso di un titolo di studio universitario svolge una professione che non lo vede alla scrivania. La cultura è una scelta personale che fornisce sempre dei frutti.

Il tempo continua a passare ma nessuno al governo si è preso, ad oggi, la briga di affrontarlo. La Germania ha raggiunto accordi con paesi del sud America ed ha aperto delle scuole per formare autisti; ha scelto una politica di accompagnamento per questi giovani che, formati, verranno poi inseriti nelle imprese che in cambio di una riduzione dei costi sociali li occupano. I nostri Esecutivi invece, pensano a fare polemica, a proporre lo Jus soli, diritti per transgender, oppure a proporre di rendere obbligatorio un canto delle mondine, trasformato poi in un canto di libertà. Viva la Resistenza e libertà, ci mancherebbe, ma in questi momenti invece di dibattere su tali argomenti, pur se degni, forse si potrebbe dare maggior peso al tema del lavoro, soprattutto giovanile e dell’istruzione.  

Paolo Uggè

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