Ruote d’Italia: “le parole non bastano più: occorre un’alleanza delle imprese”

Ruote d’Italia: “le parole non bastano più: occorre un’alleanza delle imprese”

DateFormat

8 giugno 2022

Lo diciamo subito: non c’è da parte nostra alcuna volontà di sollevare polveroni su temi ormai non più eludibili. Dopo la fase pandemica, gli imprenditori d’Italia si attendevano azioni adeguate a ridare competitività al Paese, ma i dati che siamo costretti a leggere - ed ancor più gli annunci dei rappresentanti di una certa politica che siamo costretti ad ascoltare - non possono che alimentare pessimismo.

Proprio in questi giorni, abbiamo assistito alle faraoniche celebrazioni del Giubileo per i 70 anni di regno di Sua Maestà Elisabetta II, durante le quali milioni di persone si sono riversate nelle strade del Regno Unito. Tutto ciò fa sorgere una domanda: ma il virus in Inghilterra non esiste? Una domanda che suona ancora più imbarazzante se confrontata con le dichiarazioni di alcuni componenti del nostro Esecutivo, che si ostinano a mantenere misure limitative delle libertà che sarebbero impensabili in altri Paesi. Non possiamo pertanto che chiederci se veramente in Italia la situazione sia talmente grave dal dover mantenere in essere ancora divieti e restrizioni, peraltro discordanti tra di loro, che danneggiano cittadini ed imprese, rallentando il ritorno alla normalità.

La seconda questione aperta è quella legata alla transizione ecologica. Conftrasporto, come più volte evidenziato, sostiene con convinzione le iniziative volte alla tutela dell’ambiente, ma rifiuta le campagne ideologiche e le strumentalizzazioni politiche basate su presupposti discutibili (come il nesso tra cambiamenti climatici ed emissioni di CO2, che almeno mille scienziati hanno contestato).

Basandosi sull’opinione diffusa da una parte della comunità scientifica, i decisori politici stanno attuando interventi normativi volti ad incoraggiare il ricorso esclusivo a certe fonti energetiche, violando il principio della neutralità tecnologica. Una certa narrazione semplicistica, vorrebbe far credere che tutti i problemi legati alla mobilità possano risolversi grazie all’energia elettrica, omettendo tuttavia di spiegare come questa venga prodotta e soprattutto come si affronteranno temi quali quello della realizzazione di una rete di distribuzione adeguata e dello smaltimento delle batterie. Solo chi è tanto ingenuo da pensare che l’elettricità sgorghi spontaneamente in natura - e non venga invece ancora prodotta dal nucleare, dal gas, dal carbone o dallo stesso gasolio - può entusiasmarsi di fronte a queste nuove tendenze in materia di politica energetica.

La scelta di imporre dei tempi ristretti per la transizione ecologica in momenti di difficoltà economica come quelli che stiamo vivendo, appare totalmente intempestiva, soprattutto se teniamo in considerazione le conseguenze imprevedibili che la guerra che si sta consumando da settimane ai confini dell’Europa potrebbe avere. Di fronte a tutte queste incognite, posporre il termine per il completamento della transizione di almeno dieci anni forse non sarebbe così fuori luogo e Conftrasporto ha infatti chiesto alle forze politiche italiane di sostenere questa proposta.

L’ultimo spettro che aleggia sul futuro delle imprese, è la brillante idea, anch’essa di matrice europea, del salario minimo. Una parte del Governo, appoggiato dai sindacati dei lavoratori, sarebbe favorevole a questa misura e su tale impostazione abbiamo registrato prese di posizione esplicite anche da parte di alcune rappresentanze delle imprese. In gioco c’è il ruolo dei corpi intermedi, un aspetto delicato da considerare con attenzione.

Le preoccupazioni evidenziate dai rappresentanti della parte datoriale, sembrano avere un senso. La domanda sul perché non si realizzi un coordinamento almeno tra le principali confederazioni e perché non si apra un dibattito sul tema, appare altrettanto naturale. È vero che ogni tanto qualche leader o uomo politico interviene a rilasciare dichiarazioni contrarie a tale impostazione. Ma forse con un coordinamento unitario vi sarebbe più forza nel difendere gli interessi del Paese e Conftrasporto ritiene opportuno sottolinearlo.

Le tematiche che abbiamo menzionato rischiano di diventare questioni esiziali per il nostro futuro. Forse occorrerebbe maggior riflessione per evitare di finire in un sistema che sembra voler produrre benefici solo a vantaggio di pochi.     

 

Paolo Uggè

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca