Rush finale sul decreto aprile, il bonus dovrebbe salire a 800 euro

Rush finale sul decreto aprile, il bonus dovrebbe salire a 800 euro

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27 aprile 2020

I tempi stringono, il decreto economico di aprile deve vedere la luce entro questa settimana. Il governo corre per non rimandare ancora il varo delle misure per contenere gli effetti della crisi dovuti al lockdown per il coronavirus. Il pacchetto è praticamente chiuso, siamo alla limatura dei dettagli, assicurano da fonti della maggioranza, anche se la quadra non è ancora completa su tutti i temi. Quasi sicura è invece la proroga del divieto di licenziamento, introdotta con il Cura Italia. Secondo quanto trapela dai tavoli di lavoro, l'ipotesi è quella di estendere il provvedimento - in scadenza a giugno - di altri due mesi, arrivando così ad agosto. Non è escluso che sia procrastinata anche la possibilità di ricorrere ai congedi, per quei lavoratori che torneranno in servizio dopo la chiusura e non sanno a chi lasciare i propri figli. Nell'impianto base, inoltre, restano confermati l'estensione della cassa integrazione in deroga per almeno altre 9 settimane, così come il bonus per i lavoratori autonomi, partite Iva e liberi professionisti, che dovrebbe passare da 600 a 800 euro.

Il pacchetto da 55 miliardi di euro, poi, prevede anche un'indennità per i lavoratori domestici (colf e badanti) e l'introduzione del reddito di emergenza (circa 1 miliardo il costo approssimativo, ma la cifra potrebbe aumentare in base alla platea dei beneficiari) che coprirebbe chi non ha un reddito né l'accesso agli ammortizzatori sociali. Confermata anche la sospensione di plastic e sugar tax, come richiesto da Italia Viva. E non saranno esclusi interventi in favore del turismo, uno dei più colpiti dalla crisi.

Il dibattito politico, però, è occupato anche da un altro tema caldissimo: il Mes. Dopo il via libera del Consiglio Ue a un ventaglio di strumenti per fronteggiare il periodo nero del Vecchio continente, in Italia si è scatenato un fuoco di polemiche sul Meccanismo europeo di stabilità. Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, però, invita a "non farne una tragedia" visto che il governo è "perfettamente libero di decidere se attivarlo o meno". Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, infatti, ribadisce che l'ultima parola spetterà comunque al Parlamento. Gentiloni si augura solo che non siano "le implicazioni" politiche a condizionare i ragionamenti, bacchettando le opposizioni che vedono il Mes come "una Spectre". A Roma, comunque, la preferenza ricade sui recovery fund, argomento di cui si discute a Bruxelles proprio in questi giorni. Per l'ex premier sarebbe "ragionevole" una dotazione da 1.500 miliardi, purché parta entro l'estate. La soluzione migliore sarebbe attivarlo entro luglio, perché ogni ritardo si potrebbe trasformare in un grande problema, e non solo per l'Italia. Oltretutto, lo strumento deve avere un giusto bilanciamento tra prestiti ("che non vanno sottovalutati") e finanziamenti a fondo perduto, che "devono essere una parte assolutamente sostanziale".

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