Un anno di stato di emergenza, Sangalli: "bilancio pesantissimo"

Un anno di stato di emergenza, Sangalli: "bilancio pesantissimo"

Sul Corriere della Sera il presidente di Confcommercio ricorda che "il terziario di mercato è il settore che sta pagando il prezzo più alto alla crisi Covid". "Milano ha perso 40 miliardi, ora vanno ridotti tributi e imposte".

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30 gennaio 2021

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, La Lombardia passa in zona gialla. Se l'aspettava?

«È una buona notizia che ridà un po' di ossigeno al nostro sistema imprenditoriale, realmente allo stremo. Ma il percorso per recuperare il terreno perduto e ritrovare la via della crescita è lungo e molto faticoso. Ricordo, ad esempio, che rimane ancora aperto il problema della chiusura dei centri commerciali nei prefestivi e festivi».

Un anno di stato d'emergenza. Qual è il bilancio?

«Il 31 gennaio sarà passato un anno esatto. Allora si disse che sarebbe durato sei mesi. Il bilancio a oggi è pesantissimo, in primo luogo per le perdite umane subite e per tanta sofferenza. E poi, sul fronte economico, per le migliaia di imprese che hanno chiuso per sempre e per le molte che sono fortemente a rischio».

Dal suo osservatorio riesce a dare una visione complessiva del dramma che stanno vivendo le categorie più colpite dal virus?

«Il settore che rappresenta Confcommercio, cioè il terziario di mercato, è quello che sta pagando il prezzo più alto alla crisi Covid. Tuttavia, a volte, abbiamo l'impressione che non ci sia ancora piena consapevolezza del disastro epocale che stiamo affrontando. A livello complessivo il nostro Ufficio studi ha calcolato finora una perdita di ricavi di quasi 40 miliardi per Milano, Monza Brianza e Lodi. E di almeno 6o miliardi per l'intera Lombardia».

Il settore più colpito?

«Trattandosi di un'economia collegata queste perdite si ripercuotono su quasi tutte le attività ma tra i settori più colpiti ci sono i pubblici esercizi (bar e ristoranti) con un meno 45% per 3,2 miliardi. Alberghi meno 65% per 1,4 miliardi. Dettaglio moda meno 30% per 83o milioni. Agenzie di viaggio e tour operator meno 65 per cento per 1,23 miliardi».

 A che punto sono i ristori. Sono sufficienti?

«Di fronte a crolli di fatturato così devastanti i ristori finora sono stati insufficienti. E per molte imprese non sono mai arrivati. Il decreto Rilancio del governo basa gli indennizzi solo sul mese di aprile. E i successivi decreti Ristori sono stati legati ai codici Ateco penalizzando diverse attività non riconosciute. Aspettiamo il Ristori Quinquies che dovrebbe prendere in considerazione le perdite di fatturato del 2020 anche se si parla solo di parziale rimborso dei costi fissi. Da parte sua la Regione ha sostenuto con numerosi bandi le categorie più colpite. Deve continuare a farlo».

Numeri sbagliati e zone rosse errate. Di chi è la colpa?

«Non ho elementi per capire dove ci siano responsabilità precise nelle informazioni sbagliate sui contagi. Una cosa però è certa e condivisa da tutti: la Lombardia era in zona rossa per un errore. Alle imprese dei settori più colpiti e già penalizzate dalla crisi il lockdown a Milano è costato oltre zoo milioni di euro e alla Lombardia almeno 600 milioni».

Nel caso si vada avanti con la class action Confcommercio la sosterrà?

«Come Confcommercio siamo abituati a sostenere le nostre battaglie e ottenere i risultati ai tavoli istituzionali che in questo caso abbiamo già avviato. Una class action ci sembra un percorso troppo lungo e complesso. In ogni caso saremo molto attenti al tema dei risarcimenti a tutte le imprese che hanno dovuto chiudere le loro attività per un errore altrui».

Quanto peggiora la situazione la crisi di governo?

«Dipende dalla sua durata. In una situazione di emergenza epocale come quella che stiamo vivendo ogni decisione rinviata rischia di ripercuotersi in modo drammatico sulla vita delle persone. L'appello alla responsabilità di tutti che in passato suonava come un auspicio rituale oggi diventa realmente un'esigenza vitale per il Paese».

Il nuovo sindaco si troverà di fronte a una situazione molto difficile: far ripartire Milano. Esiste un'idea di sviluppo della città post Covid?

«Far ripartire Milano significa far ripartire il Paese. Ma senza un deciso sostegno del governo sarà molto difficile rimettersi in piedi. A partire dalle risorse, come abbiamo chiesto, per ridurre o azzerare la pressione di imposte e tributi locali. L'idea di una Milano post Covid deve coinvolgere tutta la nostra società. Come Confcommercio abbiamo dato vita a una piattaforma on line dove raccoglieremo le proposte di sviluppo del nostro mondo. II futuro complesso di Milano si costruisce anche così».

 

Maurizio Giannattasio

Dal Corriere della Sera del 30 gennaio 2021

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