"L'Italia che funziona": l'Intervento del presidente Sangalli

"L'Italia che funziona": l'Intervento del presidente Sangalli

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5 aprile 2019

Benvenuti in Camera di commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, la "casa dell'economia", l'istituzione pubblica delle imprese che proprio in questo territorio esprime una concentrazione imprenditoriale unica. Questo territorio conta infatti 382 mila imprese attive, il 10% del totale nazionale, con un giro d'affari di quasi 610 miliardi di euro l'anno, cuore dello straordinario tessuto imprenditoriale lombardo. Il saluto e il ringraziamento più grande va agli imprenditori del nostro territorio che hanno voluto essere qui oggi per ascoltare, per capire. Per ascoltare, per capire, le misure che presenterà il Vice Premier, in particolare quel Piano incentivi che ha l'obiettivo di portare una ventata di semplificazione, innovazione e competitività, di cui abbiamo –come si dice- "necessità ed urgenza". Negli ultimi 20 anni l'Italia è infatti cresciuta mediamente di mezzo punto all'anno, a fronte dell'1,4% della zona euro.  Il problema del nostro Paese resta la bassa crescita. Anche per il futuro: visto che ci attende un biennio 2019-2020 ancora difficile, con una crescita del PIL ferma o poco sopra lo 0. A condizione che, ovviamente, non scattino le clausole di salvaguardia IVA, che comporterebbero un aggravio del prelievo per circa 23 miliardi nel 2020. Va quindi creato un percorso rigoroso, certo e credibile per scongiurare l'aumento dell'IVA e, soprattutto, per rimettere in moto investimenti e crescita. Per questo, attendevamo con grande attenzione il Decreto Crescita, uscito da poche ore. E certamente ne apprezziamo fin da subito misure come, ad esempio: il ripristino del superammortamento (seppur  limitato); la nuova modalità di più semplice tassazione ridotta  IRES con la finalità di agevolare gli utili non distribuiti; il rafforzamento della deducibilità dell'IMU sugli immobili d'impresa; Così come attendiamo le misure "sblocca cantieri" e auspichiamo che si possa procedere in un percorso di riduzione del costo del lavoro. La crescita, certo, non si ottiene per Decreto, ma le giuste misure al momento giusto possono mettere le imprese sulla buona strada. E proprio la Milano "nodo di rete globale" –come intitolava una bel libro della nostra Camera di commercio di qualche anno fa- ha molto da dare. Un contributo che si esprime non solo nei numeri, che ricordavo prima, ma anche in termini di leve e prospettive. Una leva su tutte è quella dell'innovazione, l'innovazione che oggi non può prescindere dalla "rete" di internet, ma non si esaurisce nell'infrastruttura digitale. Basti pensare che Milano è regina della creatività italiana con quasi 32 mila tra marchi e brevetti depositati nel 2018 su 110mila in Italia. Ed è per questo che ci sembra giusto sostenere la candidatura della nostra città come una delle sedi centrali del Tribunale Unificato Europeo dei Brevetti. E la capacità creativa della nostra città è alimentata dalla sua attrattività: l'attrattività degli investimenti, l'attrattività per le aziende straniere, per i turisti, ma anche per tantissimi giovani, che vengono da tutte le parti d'Italia -e non solo- per studiare, per formarsi. E spesso dopo gli studi qui si trattengono, per lavorare, molte volte anche per mettersi in proprio. A Milano nasce 1 start up innovativa su 6 in Italia. Dicevo che questo territorio ha molto da dare in termini di leve, prima tra tutte quella dell'innovazione, ma anche di prospettive. La prospettiva è quella internazionale, a partire dall'Europa. Un'Europa a cui chiediamo misure concrete per la crescita, come l'esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit. Caro Ministro, caro VicePremier, ci sono due espressioni che qui a Milano si sentono molto spesso. La prima è "cultura del fare", la seconda è "fare sistema". E non é un caso che proprio la parola "fare" sia dentro ad entrambe queste espressioni. Dicevo, "cultura del fare". Un modo di dire che in questo territorio è prima di tutto un modo di essere. Un modo di essere talmente pervasivo da non rappresentare qui solo una caratteristica delle nostre imprese, ma da diventare anche un mantra delle istituzioni e delle associazioni di rappresentanza. Ed è così che la nostra Camera di commercio ha interpretato il suo ruolo in anni difficili. In pochi anni abbiamo trasformato un provvedimento fortemente penalizzante -il taglio drastico del diritto annuale- in un'occasione per fare se non di più, almeno per continuare a fare bene. Una missione che sembrava "impossibile" davanti al dimezzamento delle entrate. Una missione che è stata comunque interpretata con spirito di responsabilità, da parte di tutti i corpi intermedi del territorio, a partire dalle associazioni di categoria. Una missione che ha trovato una chiave nella possibilità di recuperare il 20% di diritto annuale, laddove vengano messi in campo progetti su determinati temi. Temi caldi", moltiplicatori di sviluppo, capaci di mettere in moto la competitività: turismo, alternanza scuola lavoro e innovazione digitale. Così abbiamo reinvestito questo 20% recuperato in qualcosa come 23 milioni di euro, nell'ultimo triennio, in misure dirette a favore delle imprese. "Cultura del fare" significa quindi riuscire a mettere a terra qualcosa di utile. E continueremo così, soprattutto se questa possibilità del 20% verrà confermata. Dunque, cultura del fare. La seconda espressione che ci appartiene e che abbiamo usato tante volte è "fare sistema". Fare sistema significa lavorare insieme anche da punti di partenza diversi. Significa creare dei risultati che sono più grandi della somma delle singole componenti: sono un "sistema" appunto. Questo "fare sistema" nasce da lontano, si è espresso con grande chiarezza con il successo motivante di Expo e sta prendendo nuovamente corpo con la sfida delle Olimpiadi, che ci vede tutti impegnati per portare a casa una vittoria. E la Camera di commercio ancora una volta, come è già successo per l'Esposizione Universale, non mancherà di fare la sua parte. Caro Ministro, caro VicePremier, "fare sistema" -tra imprese, imprese e istituzioni, istituzioni e corpi intermedi- è uno schema di gioco che funziona e che ci auguriamo davvero aiuti tutto il Paese a ritrovare la forza della competitività, la chiave del futuro, la strada della crescita.

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