Sangalli: "se muore un pezzo di economia, muore il Paese"

Sangalli: "se muore un pezzo di economia, muore il Paese"

Presentando la Giornata di mobilitazione Nazionale il presidente di turno di Rete Imprese Italia ha sottolineato che "il nostro sistema di imprese non ci sta più a essere considerato marginale, chiediamo di essere ascoltati".

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22 gennaio 2013

"E' una conferma della drammaticità,della profondità e della durata della crisi in cui si trova ancora il nostro Paese. Una crisi che viene da lontano e rispetto alla quale ancora non si riesce a scorgere l'uscita dal tunnel. Una crisi che ha colpito e che continua a colpire, indistintamente, tutti i settori e tutti i territori senza fare sconti a nessuno. Una crisi che si è abbattuta soprattutto su quell'Italia produttiva dell'economia dei servizi di mercato, del terziario, dell'artigianato e dell'impresa diffusa che, vivendo prevalentemente di domanda interna, sta pagando il conto più salato". Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato i dati dell'indagine di Rete Imprese Italia sulla situazione economica delle imprese, sottolineando che "le imprese che noi rappresentiamo sono il luogo dove si crea ricchezza e nuova occupazione anche in tempi di crisi: se questo luogo viene indebolito o distrutto, insieme vengono meno anche le prospettive di crescita per il Paese". Per Sangalli, insomma, "insieme a un pezzo di economia che muore, muore anche il Paese". La realtà di tutti i giorni parla di un sistema di imprese che continua a rimanere sull'orlo del baratro "grazie" a una pressione fiscale di oltre il 56% per i contribuenti in regola, una burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all'anno e un sistema del credito che nell'ultimo anno ha ridotto di 32 miliardi l'erogazione di finanziamenti alle aziende: "occorre reagire per evitare di continuare ad avvitarci in questa perniciosa spirale recessiva e tornare a crescere il più velocemente possibile". E' per questo che le imprese dell'artigianato, del commercio, del turismo, dei servizi, della logistica e le piccole imprese del manifatturiero e delle costruzioni hanno deciso una mobilitazione nazionale con l'obiettivo di "invitare, persuadere, costringere la politica a fare una riflessione vera, nuova, moderna sul ruolo che le imprese che si riconoscono in Rete Imprese Italia possono avere per la ripartenza della nostra economia". Questo sistema di imprese, ha quindi sottolineato Sangalli, "non ci sta più a essere considerato marginale.
Il messaggio alla politica e alla prossima legislatura che il 28 gennaio partirà chiaro e forte da tutta Italia è ripartire dalle imprese legate al territorio, cioè da quel tessuto produttivo che, nonostante tutto, non si rassegna, non vuole tirare i remi in barca, si è messo in discussione e ha saputo innovare". Lunedì prossimo le associazioni aderenti a Rete Imprese Italia organizzeranno su tutto il territorio nazionale iniziative di vario tipo (dalla convocazione degli organi - consigli, assemblee aperte con la partecipazione di imprenditori, politici e amministratori locali, candidati alle elezioni - fino a vere e proprie manifestazioni pubbliche e in piazza per sottolineare la sofferenza delle imprese) e verrà reso pubblico un documento con un contributo di proposte per la prossima legislatura ("l'Italia - ha detto Sangalli - ha persone e imprese straordinarie per tornare a crescere, ma serve un governo che lo voglia fortemente e subito, perché il tempo è già scaduto. Chiediamo, di riaprire una nuova stagione di dialogo che metta al centro della politica economica della prossima legislatura, chiunque governi, le istanze di questo sistema di imprese. Chiediamo di essere ascoltati"). Dopo un rinnovato appello alla "comune responsabilità repubblicana di politica e imprenditoria", il presidente di Confcommercio ha concluso sottolineando che "se vogliamo far rientrare l'allarme rosso del 2013 non possiamo aspettare la crescita ma dobbiamo costruirla da subito tutti insieme".


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