Sangalli: "senza un terziario più produttivo difficile creare nuova ricchezza"

Sangalli: "senza un terziario più produttivo difficile creare nuova ricchezza"

Per il presidente di Confcommercio, "la sfida per gli anni a venire è di offrire un contributo per rendere più produttiva l'impresa del terziario di mercato, quale che sia la sua dimensione". Meno sprechi pubblici e meno tasse resta, infatti, l'unica strada per un Paese più dinamico e più equo".

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29 aprile 2016

"Settanta anni fa si scriveva Confcommercio e si intendeva ‘commercio'. Oggi si legge ‘terziario', un mosaico complesso e includente.  La nostra è una popolazione d'imprese che trova in Confcommercio la propria casa comune e affronta ogni giorno la sfida del lavoro e dell'innovazione, nel recinto del mercato e della concorrenza". Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in apertura del suo intervento all'evento di chiusura per il settantennale della Confederazione. Concorrenza, si diceva. Ecco, per Sangalli è una "legge" alla quale "non ci siamo mai sottratti, ma che spesso ha costretto i nostri operatori a competere non ad armi pari. Perché non c'è concorrenza quando le inefficienze e i deficit strutturali del nostro sistema-paese diventano un costo aggiuntivo per le aziende in termini di eccessivi adempimenti amministrativi, insostenibile peso fiscale, politiche insufficienti per istruzione e formazione del capitale umano, mancanza di coordinamento e sviluppo per le moderne reti di comunicazione e dei trasporti. Così come non c'è concorrenza quando chi opera nell'illegalità erode ancora tanta parte della ricchezza nazionale con attività che non sottostanno a nessuna regola, se non a quella del più scaltro". Il presidente di Confcommercipo ha proseguito sottolineando che "aver compiuto settant'anni ci fa sentire forte l'orgoglio di rappresentare una parte del Paese, a volte silenziosa, ma essenziale, che oggi vale oltre il 40% del Pil e dell'occupazione. Ci consegna la responsabilità di guardare sempre al futuro e di portare la voce dell'economia reale alla politica, al Governo, alle istituzioni, al resto della società. Ci impone di raccogliere con entusiasmo la sfida di giocare in attacco i prossimi anni, aiutando le nostre imprese ad essere sempre un passo avanti, dimostrando che siamo il terziario ma non siamo secondi a nessuno". Questo perché "se non si guarda al futuro non si può cambiare. La nostra sfida per gli anni a venire è di offrire un contributo per rendere più produttiva l'impresa del terziario di mercato, quale che sia la sua dimensione. Dobbiamo e vogliamo contribuire a creare un contesto di mercato adatto a sviluppare efficacia ed efficienza delle nostre aziende; capire le esigenze dei nostri imprenditori, anticiparne le difficoltà, supportarli nelle loro strategie". E "senza un terziario più produttivo sarà difficile creare nuova ricchezza, nuovo benessere, nuove forme di solidarietà sostenibili e durature". Sangalli ha quindi parlato dei corpi intermedi, che "servono ad essere protagonisti, ad essere protagonisti e a costruire la democrazia. Il dialogo con le parti sociali aiuta il Governo a comprendere le ragioni delle imprese, a prendere le decisioni migliori, dentro il presente, guardando al domani. Il dialogo con i corpi intermedi coinvolge le forze produttive, crea consapevolezza sugli obiettivi, fa emergere in modo trasparente le diversità di vedute, riduce i conflitti, crea condivisione e rafforza la coesione sociale". Certo, il ruolo delle rappresentanze d'impresa nel tempo "è cambiato e anche noi siamo cambiati.  E oggi, ancora una volta, e non sarà l'ultima, siamo impegnati – insieme ad altri - nel ripensare il ruolo dei corpi intermedi.  Il nostro obiettivo e la nostra ambizione rimangono, pertanto, quelli di proseguire nella modernizzazione della rappresentanza.  Come Confcommercio cerchiamo ogni giorno di essere interlocutori sempre più credibili". Chiudendo con lo sguardo rivolto al futuro, Sangalli ha detto: "la nostra aspettativa, l'aspettativa delle nostre imprenditrici e dei nostri imprenditori è, allora, che il 2016 segni finalmente l'avvio di una crescita robusta e duratura. Oggi si intravedono alcuni segnali di ripresa della nostra economia che vanno sostenuti da parte dell'Esecutivo soprattutto attraverso il taglio delle tasse sulle famiglie e le imprese. E' questa la sfida che il Governo deve raccogliere e vincere.  Destinando da subito alla riduzione delle aliquote Irpef tutte le risorse derivanti dall'abbattimento di sprechi e inefficienze nella spesa pubblica e dal recupero di evasione ed elusione fiscale. Meno sprechi pubblici e meno tasse resta, infatti, l'unica strada per un Paese più dinamico e più equo".

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