Analisi del settore commercio e prospettive economiche

Analisi del settore commercio e prospettive economiche

Conferenza Stampa - Roma, 11 novembre 2009

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11 novembre 2009

La proposta di Confcommercio di detassare le tredicesime non è un’incursione estemporanea nella politica fiscale. L’idea è sostenibile (e percorribile con successo) soltanto se si inscrive in una precisa visione: quella di un’Italia con meno carichi tributari sui fattori di produzione (in primis, il lavoro). In questa logica, dunque, la detassazione proposta anticiperebbe un movimento di medio-lungo termine nella direzione della riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro (e d’impresa), con un valore segnaletico d’impatto immediato sui comportamenti dei consumatori che la percepirebbero, se correttamente spiegata, come un primo passo in tale direzione.

Sotto traccia, viene posta sovente l’obiezione che la manovra avrebbe poca rilevanza perché si tradurrebbe in un aumento della propensione al risparmio, data la presupposta crisi dei consumi, acuita dalle incerte prospettive occupazionali. Tuttavia, a ben guardare, la considerazione congiunta delle dinamiche del reddito disponibile e della ricchezza finanziaria mette in evidenza che già nel corso del 2008 i consumi delle famiglie si sono ridotti meno di quanto ci si sarebbe aspettato. Ciò è confermato dal fatto che il miglioramento del valore reale degli asset, nonostante un andamento negativo del reddito, ha consentito una crescita congiunturale, seppure moderata, della spesa reale già nel secondo trimestre del 2009. Anche la fiducia delle famiglie è orientata su un trend crescente. In sintesi, se avesse acqua il “cavallo-famiglie” berrebbe, magari facendo da traino al “cavallo-imprese”.

Detassare le tredicesime resta comunque un titolo sintetico che, senza qualificazioni, si presta a interpretazioni anche paradossali. Se l’imposizione su questa parte del reddito fosse totale, e per tutti, si giungerebbe al risultato di dare maggiore reddito disponibile alle fasce più ricche penalizzando quelle meno abbienti (che hanno una tredicesima più modesta). Poiché riteniamo che oggi qualsiasi provvedimento debba essere caratterizzato da un approccio solidaristico piuttosto che risultare esclusivamente orientato alla crescita - la quale rimane comunque il principale obiettivo di medio-lungo termine - la detassazione delle tredicesime andrà modulata per favorire soprattutto i redditi medio-bassi con un meccanismo di detassazione di una quota decrescente della tredicesima al crescere della retribuzione complessiva:

Tab. 1 – Un’ipotesi di detassazione delle tredicesime, dicembre 2009 - costo della detassazione qualificata

Scaglioni di reddito complessivo (euro) Numero percettori (milioni)

 

Quota % di detassazione della tredicesima Beneficio medio per percettore (euro) Costo totale (mancato gettito in miliardi di euro)
Fino a 15.000 9,8 100 218 2,14
Da 15.000 a 28.000 13,1 70 200 2,62
Da 28.000 a 55.000 3,8 15 163 0,62
Da 55.000 a 75.000 0,6 10 158 0,09
Oltre 75.000 0,6 0 0 0

Costo totale (mancato gettito in miliardi di euro) = 5,47

Numero beneficiari (milioni) = 27,3 Beneficio medio (euro) = 200
Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati MEF e Istat.

Le decisioni su come e su quanto spendere e da dove reperire le risorse necessarie spettano all’esecutivo. Resta, però, opportuna, a nostro avviso, un’attenta riflessione sul ruolo che il mondo delle famiglie consumatrici può giocare oggi per rendere più robusti gli attuali deboli segnali di uscita dalla recessione. I provvedimenti di detassazione favoriscono in modo trasversale intere platee di cittadini (in questo caso i lavoratori dipendenti e i pensionati), che decideranno autonomamente se e come spendere le maggiori risorse. Questo sembra un vantaggio non trascurabile rispetto agli effetti di politiche discrezionali di incentivazione per tipologie di beni.

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