Sciopero benzinai: "Adesione massiccia, il governo dia risposte"

Sciopero benzinai: "Adesione massiccia, il governo dia risposte"

I sindacati dei gestori: "Adesione del 90%, servono risposte motivate alle istanze provenienti dal mondo del lavoro, autonomo o dipendente che sia".

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15 dicembre 2020

Lo sciopero nazionale dei gestori degli impianti di rifornimento carburanti è ancora in corso e proseguirà fino alle ore 14 sulla viabilità autostradale e fino alle 15 sulla rete ordinaria. Le associazioni dei gestori però già sottolineano il successo dell'iniziativa: "Dai dati parziali che affluiscono dal territorio alle segreterie nazionali delle tre Federazioni - si legge in una nota congiunta di Figisc/Anisa Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica Cisl - emerge una partecipazione massiccia e consapevole della categoria: 80% su rete ordinaria, 90% lungo le autostrade". "Questo naturalmente, al netto degli impianti e dalle aree di servizio gestite direttamente dalle compagnie petrolifere o che rimangono aperte per garantire i livelli minimi di servizio - prosegue la nota dei sindacati - così come prescritto dal codice di autoregolamentazione depositato presso la Commissione di garanzia per lo sciopero nei servi pubblici essenziali".

Le risposte attese dal governo

Secondo i gestori, "indipendentemente dalla scontata riuscita dell'agitazione e dal forte segnale di sofferenza che giunge dalle migliaia di piccole imprese di gestione sparse lungo il territorio italiano, quel che il Governo e la politica più in generale avrebbe bisogno di comprendere, appare essere la disponibilità a restituire risposte motivate alle istanze provenienti dal mondo del lavoro, autonomo o dipendente che sia".

"Il garbo e l'impegno personale, dell'ultim'ora ma ampiamente apprezzato, dimostrato dall'onorevole Morani (sottosegretaria al Mise N.d..R.), non riescono a nascondere l'inadeguatezza di un Governo che si mostra del tutto indifferente a quel che concretamente sta avvenendo sul piano dell'emergenza economica, almeno quanto distratto dalla polemica del momento e dalle beghe di palazzo. La convocazione, fuori tempo massimo, di un tavolo sulla ristrutturazione della rete di interesse per tutto il settore ma che le altre componenti del comparto non hanno mosso un dito per ottenere, non può esaurire gli impegni urgenti e improcrastinabili che il Governo deve rendere certi per salvare le nostre attività dal fallimento", prosegue la nota congiunta.

"Sarebbe davvero grave ed irresponsabile perseverare ancora nell'errore, costringendo nuovamente la categoria a nuove agitazioni e forme di protesta, odiose per il Paese almeno tanto quanto per i gestori stessi, per ottenere dialogo e confronto a lungo inutilmente ricercato", concludono le organizzazioni.

 

FINO A DOMANI LA SERRATA DEI BENZINAI

I sindacati riducono lo sciopero degli impianti di distribuzione dei carburanti sia in rete ordinaria che su viabilità autostradale: lo stop si terrà dalla sera di lunedì 14 dicembre fino al primo pomeriggio di mercoledì 16 (invece che fino alla mattina di giovedì 17, come precedentemente proclamato). Nello specifico, gli impianti di rete ordinaria restano chiusi dalle 19 del 14 dicembre alle 15 del 16 dicembre 2020, mentre le aree di servizio della viabilità autostradale e assimilabili dalle 22 del 14 dicembre alle 14 del 16 dicembre.

In una nota congiunta Figisc/Anisa Confcommercio, Faib Confesercenti, Fegica
Cisl
  sottolineano che "la Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, scrive, non in modo meramente rituale, a Governo, Parlamento e sindacati dei benzinai chiedendo senso di responsabilità e la pronta ripresa del confronto. Un forte ed autorevole richiamo a tutte le parti coinvolte a cui la categoria, con una comunicazione congiunta di risposta già inviata nella serata di ieri, non ha fatto attendere la propria adesione positiva, riducendo significativamente la durata dell'agitazione proclamata e giudicata pienamente legittima dalla medesima Autorità".

"Ora - scrivono i gestori - è la parte istituzionale, in particolare il ministro dello sviluppo economico, Patuanelli, ad essere chiamato ad esercitare una delle prerogative che gli sono assegnate: rendersi disponibile al confronto con le parti sociali".

Agitazione confermata, "no a tavoli di riforma di cui si favoleggia da decine di anni"

L'agitazione è stata confermata, si legge in una nota congiunta di Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, "a causa della decisione del Governo di estromettere le piccole imprese di gestione dai benefici già previsti dai cosiddetti 'Decreti Ristori'. Dopo mesi di sollecitazioni cadute nel vuoto, è stato lasciato inascoltato persino l'auspicio della Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi essenziali, che pure aveva lanciato un forte richiamo al dialogo ed al confronto".

L'estromissione della categoria, rilevano i gestori, "viene confermata da una dichiarazione di Alessia Morani, sottosegretaria al Mise, che a nome del Governo intenderebbe rimandare i necessari interventi concreti ed urgentissimi a sostegno delle piccole imprese dei gestori ad un 'tavolo per la riforma del settore' di cui si favoleggia da decine di anni inutilmente e a prossimi provvedimenti (il cosiddetto 'fondone') che, nella migliore delle ipotesi, vedrebbero le prime bozze non prima della primavera prossima inoltrata. Si tratta, con ogni evidenza, di mere intenzioni che suonano come una beffa alle orecchie di una categoria di lavoratori che pure ha garantito l'esercizio del pubblico servizio essenziale per la comunità dall'inizio dell'emergenza pandemica, assumendo l'onere di costi sostanzialmente insopprimibili, pur dovendo lamentare una caduta verticale dei volumi di vendita che attualmente si aggirano intorno al 60% sulla viabilità ordinaria ed all'80% su quella autostradale, dove peraltro il servizio deve essere garantito h24 e 7 giorni su 7".

L'indifferenza mostrata dal Governo, sottolineano ancora le organizzazioni, "evidentemente impegnato in queste ore più in beghe di palazzo che a rimanere in contatto con la realtà di quanto avviene ai suoi cittadini sta spingendo le piccole imprese dei gestori a una crisi economica e di liquidità che costringerà già nei prossimi giorni a chiudere progressivamente le attività, che oggi assicurano l'impiego di oltre 100.000 addetti in tutta Italia, per l'impossibilità di approvvigionarsi di prodotti. Di qui l'inevitabile conferma dell'agitazione già proclamata, a cui saranno fatte seguire altre già dal prossimo mese di gennaio".

 

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