Sergio Billè al convegno: "Il contributo dell'Information Technology al recupero di competitività della piccola e media impresa italiana"

Sergio Billè al convegno: "Il contributo dell'Information Technology al recupero di competitività della piccola e media impresa italiana"

Milano, 4 ottobre 2004

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4 ottobre 2004
Intervento di Sergio Billè

 

E’ fin troppo ovvio dire - e sono ormai molti anni che lo andiamo ripetendo - che l’introduzione di moderne tecnologie nel sistema delle piccole e medie imprese cioè nel core business della nostra economia, rappresenta uno strumento chiave per la modernizzazione di un sistema che, da un lato, punti alla libertà e alla trasparenza del mercato e, dall’altro, proprio partendo da queste nuove basi, possa realizzare uno strutturale obiettivo di sviluppo.

E sono anni che andiamo ripetendo, in coro, che questo dovrebbe essere appunto uno dei “corollari” da cui far partire un piano di nuova e più efficace programmazione per lo sviluppo dell’economia di questo paese.

Dovrebbe esserlo, anzi, avrebbe dovuto esserlo ormai da tempo, ma, di fatto, non lo è. Se ne parla molto, ma poi, su questo versante, continua a non accadere quasi nulla.

Vorrei, per renderlo ancora più chiaro, schematizzare al massimo il mio ragionamento.

Punto primo. Si va sostenendo che proprio la carenza di moderne strutture informatiche e tecnologiche impedisce una strutturale razionalizzazione di questo sistema di imprese oggi affetto - lo si ripete ad ogni piè sospinto - da  forme di “nanismo” che frenano la sua competitività e impediscono un suo  fisiologico ma anche più  moderno sviluppo.

Vero. Ma la domanda è: come mai, nonostante che l’introduzione di moderne tecnologie sia ormai, per lo sviluppo di questo importante sistema di imprese, come “l’uovo di Colombo”, niente o quasi continua ad accadere?

Tutta colpa dell’inadeguatezza diciamo “culturale” di questo tipo di imprenditori?

Non escludo che esista anche questo problema, ma pensare che tutto derivi da esso vorrebbe dire veramente nascondersi dietro una foglia di fico.

La verità è - e lo spiegava qualche giorno fa, in modo efficace, anche un editorialista del Corriere della sera -  che ci sono poteri, in questo paese, che continuano a non essere affatto interessati a piani che abbiano come loro principale obiettivo una reale trasformazione, in chiave liberista, del nostro sistema economico. A questi “poteri”, con la P maiuscola, va bene che il nostro sistema vada avanti così.

A loro, più che un processo di sviluppo del sistema, importa che i loro consolidati interessi vengano, in ogni modo, salvaguardati.

E poco importa a loro che ciò accada sulla pelle degli altri.

E qui il ragionamento si fa duro, ma credo che sia proprio arrivato il momento di farlo riponendo  nell’armadio il vestito delle ipocrisie.

Che cosa, sotto forma di defiscalizzazioni, di deduzioni, di incentivi o di altro, è stato fino ad oggi offerto al sistema delle piccole e medie imprese per fare in modo che esse potessero mettere mano ad un vero piano di innovazione tecnologica?

Niente, di niente, di niente. Anzi, è accaduto il contrario perché l’introduzione di una tassa come l’Irap ha tolto a molte di loro anche l’aria per respirare.

Se questo sia colpa della politica o di chi, dietro le quinte, per ritornare a quel che dicevo prima, regge ben saldi nelle proprie mani i fili della nostra economia, proprio non lo so, ma il risultato è quello che vediamo.

Non ci sono state diminuzioni delle tasse né per questo genere di imprese né per le famiglie e il risultato è sotto i nostri occhi: un vero e proprio corto circuito dell’economia con piccole e medie imprese che non riescono ad innovare e famiglie che hanno messo lo stop ai consumi.

Ma il governo si rende conto che, in questo modo, il paese non va più da nessuna parte?

Permettetemi un esempio piccolo ma significativo. Nello scorso mese di marzo ad un convegno dei nostri giovani imprenditori, il ministro per l’innovazione tecnologica, Stanca aveva annunciato il varo di un provvedimento che avrebbe dovuto mettere a disposizione delle microimprese uno stanziamento di 13 milioni di euro proprio per l’innovazione tecnologica. Ma sono passati molti mesi e tutto tace a causa di “rimpalli” tra ministeri che non riescono a trovare la formula procedurale idonea per attivare questo finanziamento.

Sembra una presa in giro, anzi lo è.

E ciò dipende dal fatto che, fatte le promesse, continuano a mancare i fondi necessari per realizzarle oppure - ed è un grande oppure - c’è chi dietro le quinte si muove perché questi soldi vengano dirottati da qualche altra parte?

Altra riflessione: ci vorrebbe assai poco per studiare un piano che consentisse alle piccole e medie imprese di utilizzare, in modo sinergico, il programma di informatizzazione avviato dalla Pubblica Amministrazione per le proprie strutture. Ma anche qui belle parole, ma fatti nessuno.

Consentitemi, prima di concludere, un’altra piccola ma credo necessaria appendice. Ci sono, in Italia, settori come banche,  finanza e delle assicurazioni che hanno provveduto da tempo, a differenza di quelli delle piccole e medie imprese,  ad informatizzare, su vasta scala, i loro impianti con conseguente riduzione – perché questo produce appunto la rivoluzione informatica - dei loro costi. Bene, allora qualcuno ci deve spiegare come mai questa rivoluzione informatica non ha prodotto fino ad oggi alcuna forma di riduzione dei costi dell’utenza. Nel caso delle banche, anzi, questi costi per l’utenza sono decisamente aumentati.

Evidentemente c’è, in questo paese, qualcosa che non funziona se, da un lato, non si fa nulla per aiutare le imprese a modernizzare i propri impianti e, dall’altro, ci sono, invece, altri settori di impresa che, potendo operare in condizioni di monopolio o di quasi monopolio, modernizzano non per abbassare i costi dell’utenza ma piuttosto per incrementare i propri utili.

E, difatti, mentre il potere di acquisto delle famiglie scende a vista d’occhio, banche ed assicurazioni, continuano , come dire, ad “ingrassarsi”.

C’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che non funziona nel nostro sistema economico. La libera concorrenza e la trasparenza continuano ad essere purtroppo solo “miraggi”.

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