Sergio Billè al convegno "Lo sviluppo delle destinazioni turistiche in Puglia"

Sergio Billè al convegno "Lo sviluppo delle destinazioni turistiche in Puglia"

Taranto, 14 ottobre 2005

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24 ottobre 2005
Intervento di Sergio Billè

 

Vorrei cominciare proprio parlando del caso Puglia, una regione che, in pochi anni, avendo saputo, in qualche modo, valorizzare il suo grande patrimonio paesaggistico e culturale, è riuscita ad incrementare anche in misura congrua  la voce turismo.

E allora si dirà: ma cosa andate ancora cianciando su problemi, carenze di strategie e  politiche fantasma? Basta un intelligente operazione "fai da te" e il problema va a soluzione da solo, quasi per partenogenesi.

Invece, amici, credo che non sia stato risolto un bel nulla.

Una politica artigianale del "fai da te" difficilmente, infatti, potrà da sola servire a fronteggiare la sempre più massiccia  concorrenza che, proprio in tema di turismo, ci stanno facendo altri paesi e altri mercati.

Sarebbe come gettarsi contro i cannoni sguainando la spada.

Le iniziative singole, sul territorio, restano assai importanti ma è ormai impossibile che esse da sole riescano a vincere i flussi, le strategie e gli obiettivi di mercato che oggi la globalizzazione dell'economia ha reso possibile per ogni paese.

Francia e poi Spagna e poi Slovenia e poi Croazia e poi la stessa Cina si stanno muovendo anche sul fronte turismo come bulldozer con Istituzioni e imprese che operano le une a fianco delle altre, le une a sostegno delle altre.

Cosa accade, invece, da noi? Da noi accade che le Istituzioni hanno altro a cui pensare.

E con Istituzioni che, sul problema del turismo, si comportano come fantasmi questo paese è destinato a non andare più da nessuna parte.

Per un paese che,come il nostro, vive una profonda crisi del settore manufatturiero una strategia di attacco almeno per il recupero delle enormi potenzialità che ancora riserva il turismo dovrebbe essere proprio l'uovo di Colombo.

Cosa accade invece? Accade che, in ogni consesso, in ogni programma, in ogni intervento che si picchi di avere una valenza strategica, il turismo venga sempre derubricato a problema secondario.

Le imprese turistiche sono portatrici d'acqua con l'aggiunta che anche l'acqua se la devono procurare da sole.

Così non si può andare avanti e non sappiamo più come dirlo e come ripeterlo.

Ma che cosa manca in concreto?

Mancano veri piani strategici e una vera catena di montaggio.

Henry Ford esplose sul mercato perché intuì che, per poter diventare un prodotto popolare e quindi a basso costo, le auto andavano prodotte in una catena di montaggio, tanti pezzi da mettere insieme nel più breve tempo possibile.

Ecco, quel che manca oggi al nostro turismo per diventare un tipo di prodotto che possa affrontare la concorrenza mondiale è proprio una robusta, oleata, efficiente, veloce catena di montaggio.

Il che, tradotto, vuol dire che per sfondare davvero sul mercato turistico bisogna assemblare, su un'unica catena di montaggio, una serie di componenti: attrazioni paesaggistiche e culturali, adeguate promozioni ma poi anche efficienti servizi di base, efficienti trasporti, efficiente logistica e poi  ferrovie veloci,  aeroporti dove servono ad intercettare i flussi, strutture alberghiere adeguate a tutte le tasche, ecc. ecc.

Gran parte del nostro settore manifatturiero è diventato  sempre meno competitivo sui mercati  perché, pur facendo leva su collaudate catene di montaggio, riesce ormai a produrre modelli che sono o vecchi o troppo costosi. E, difatti, in questo settore, in Italia come altrove, sta accadendo una mezza rivoluzione, e tutti sappiamo quale.

E il turismo? Il turismo, invece, va avanti ma solo per inerzia e sempre di meno.

Continua a reggere perché il prodotto che esso offre non è un modello che invecchia o che rischia di andare fuori mercato.

Ma regge a fatica, con sempre maggiore fatica perché, alle sue spalle, manca qualsiasi politica di strategia e di supporto.

Programmi che sono fantasmi, promesse che restano ipotesi, politiche che, rispetto a quelle che stanno attuando altri paesi, sono da retroguardia, quasi da terzo mondo.

Eppure il  terziario di mercato, di cui appunto il turismo è una larga componente, è ormai l'unico settore che produce ricchezza, nuovi posti di lavoro, valore aggiunto.

Risposta della politica: bene, continuate così perché il vostro apporto è indispensabile, ma non ci chiedete aiuti o supporti perché dobbiamo occuparci di altre cose.

Solo che queste altre cose non riescono più a produrre ricchezza.

Io mi auguro che alla fine arrivi quanto prima, da parte delle Istituzioni della politica, un reale ripensamento.

Nel loro interesse, perché, se in questo paese la ruota continuerà a girare nel solito modo, non so più bene se potrà ancora a lungo girare ancora. Anzi, non so nemmeno se, tra qualche tempo, esisterà ancora questa ruota.

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