SERGIO BILLÈ AL CONVEGNO SMAU

SERGIO BILLÈ AL CONVEGNO SMAU

Roma, 6 marzo 2002

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6 marzo 2002
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SMAU 2002

ICT Innovazione e Competitività del Sistema-Paese

 

1. ICT in Italia: elementi di contesto

 

Net-economy, E-commerce, E-business, E-procurement sono tutti termini ormai entrati nel vocabolario comune e non solo degli economisti.

Dai dati che Forrester Research ha raccolto nel Report On eBusiness January 2002, l’86,6% delle imprese ritiene Internet importante per il proprio business, il 29,1% ha riportato risparmi negli ultimi tre mesi grazie all’uso dell’e-procurement, il 77,5% ha acquistato on-line beni indiretti, il 57,2% beni diretti.

La rilevanza delle ICT, quali strumenti in grado di sviluppare e concretizzare il potenziale di crescita economica e quali fattori di competitività, non è in alcun modo scalfita dall’attuale calo nella propensione delle imprese ad investire in soluzioni informatiche (cd “sboom” della new economy). Ad una prima fase irrazionale, fatta di facili ed eccessivi entusiasmi, si è solo succeduta - come è fisiologico in ogni rivoluzione economica - una fase delicata, di evoluzione, che mira ad una maggiore concretezza dei risultati, con interventi volti a delineare e attuare un più razionale progetto, per uno sviluppo più solido delle potenzialità di applicazione delle ICT.

 

2. Il modello economico italiano: PMI e multicanalità

 

Da una analisi dei dati di settore emerge una penetrazione significativamente più bassa delle ICT nell’economia del nostro Paese rispetto ai sistemi europeo e statunitense. Ciò trova la sua ratio nella peculiarità della situazione italiana, caratterizzata da un notevole ritardo nell’alfabetizzazione tecnologica; da una infrastruttura di rete costruita dall’incumbent utilizzando un’unica tecnologia, il rame (assenza del cavo coassiale, cable TV); e, da ultimo, ma non per importanza, da un sistema economico in cui le PMI rappresentano circa il 98% delle imprese e il 67% degli occupati.

E’ proprio la particolarità del nostro sistema economico che costituisce il punto chiave per una corretta lettura del fenomeno ICT; sistema largamente basato sull’impresa minore diffusa “a rete” sul territorio – la cui competitività è direttamente proporzionale alla competitività del territorio in cui opera - e sul sistema di relazioni intercorrenti a valle ed a monte sia nelle attività industriali che terziarie.

Ciò considerato, le relazioni virtuali con fornitori, clienti e amministratori attraverso le ICT ed Internet non devono mirare a sostituire i canali tradizionali, ma ad affiancarvisi, secondo la logica della multicanalità – che prevede che il cliente venga raggiunto (e gestito) attraverso diversi mezzi – rafforzando così il ruolo di supporto allo sviluppo dell’economia svolto dalle PMI sia a livello locale, sia a livello globale.

Esempio di tale approccio è la tendenza, rilevata dalla Commissione Europea, di molte imprese a passare ad un modello misto di presenza fisica ed in linea (il cosiddetto modello “bricks and clicks”). Le imprese che si basano su Internet stanno iniziando ad acquisire alcune caratteristiche tipiche delle imprese tradizionali, come i magazzini e le catene di negozi, mentre i dettaglianti tradizionali, stanno iniziando a trasferire in linea parte della loro attività, con l’aggiunta di nuovi canali di distribuzione e di nuove strategie di approvvigionamento.

 

3. Elementi che frenano lo sviluppo delle ICT. In particolare: la logistica e la carenza infrastrutturale

 

Nel suo rapporto sulla Situazione Paese nel 2000 l’ISTAT ha individuato, quali fattori che disincentivano le PMI ad adottare le ICT, un investimento iniziale proporzionalmente maggiore per le PMI rispetto alle grandi; la preoccupazione di un insufficiente massa critica di utilizzatori del commercio elettronico; le carenze di professionalità specializzate; le difficoltà legate alla conoscenza della lingua utilizzata in rete; la logistica; l’incertezza delle condizioni contrattuali; la sicurezza dei pagamenti.

In particolare, in ordine alle problematiche connesse al sistema logistico, si sottolinea la necessità di infrastrutture per garantire l’abbattimento dei costi e dei tempi di consegna dei prodotti.

Ad esempio, nel nostro Paese – che dispone di una dotazione di accessi domestici simile a quella del Belgio – la percentuale di penetrazione dell’e-commerce è molto più bassa (0,009) a fronte dei tempi di trasporto medi superiori di 3,4 giorni.

Come evidenziano i dati Istat, nonostante nel ventennio 1975-95 il volume del traffico interno delle merci sia salito del 130%, la spesa in infrastrutture di trasporto non è aumentata proporzionalmente. L’Italia oggi dispone di una densità stradale pari a circa 100 Km per ogni 100 Km quadrati, ovvero solo i due terzi della densità media dell’Unione Europea, la metà di quella della Germania e un terzo di quella dei Paesi Bassi.

 

4. Funzioni di “snodo” tra possibilità offerte dall’innovazione e reali necessità e capacità delle imprese.

 

Le nuove tecnologie implicano una rivisitazione globale dei processi di impresa e non sono semplicemente un sostituto od un migliorativo di qualche funzione aziendale.     

Le PMI potranno sviluppare competitività ed innovazione solo attraverso una reingegnerizzazione dei processi, dell’organizzazione e attraverso una nuova generazione di organizzazione in rete, che utilizzi tecnologie di rete senza esaurirsi in esse.

In tale ottica spiegare come si usa un qualche pacchetto software od i principi di funzionamento di Internet, organizzare corsi od azioni di assistenza senza partire dalle reali condizioni di partenza e necessità delle imprese è pressoché inutile.

Sono quindi necessarie funzioni di “snodo” tra possibilità offerte dall’innovazione e reali necessità e capacità delle imprese.

 

 

5. Le ICT come strumento di sviluppo

 

Le ICT, quali propulsori dell’innovazione e perni della riorganizzazione aziendale, costituiscono uno strumento determinante per lo sviluppo delle imprese, e delle PMI in particolare, su diversi piani:

·         snelliscono la gestione amministrativo-contabile dell’azienda, migliorando l’efficienza dei processi produttivi;

·         velocizzano lo scambio di informazioni e di conoscenza all’interno dell’azienda e della sua catena di valore (partner, fornitori e clienti), con conseguente diminuzione dei costi, accelerazione dei tempi e miglioramento della qualità delle prestazioni;

·         annullando le distanze di spazio e di tempo, offrono nuove opportunità anche alle PMI, che possono rivolgersi, allargando le frontiere degli scambi, ad un mercato globale.

 

6. Ruolo dei soggetti pubblici

 

In conclusione, per aiutare le PMI tradizionali a convertirsi alle ICT, consentendo così all’Italia di superare il GAP nei confronti del sistema europeo riteniamo sia necessario agire su diversi fronti:

a)           Una maggiore definizione delle regole, ma anche una cautela nell’eccessivo rafforzamento delle stesse, affinché la posizione italiana non sia ancora più restrittiva rispetto a quanto sancito dalle direttive europee.

b)           La ricerca di un corretto equilibrio tra natura privatistica e pubblica di Internet. La tendenza di alcune proposte normative che sembrerebbe “pubblicizzare” alcuni aspetti del governo di Internet può essere una possibile opzione, purché rispetti determinati limiti e crei un effettivo “valore aggiunto” nella capacità di diffondere l’ICT.

c)           La prosecuzione del processo di liberalizzazione dei servizi di telecomunicazione, specie su temi quali l’ultimo miglio, i listini di interconnessione, la parificazione tra soggetti che offrono i medesimi servizi (vedi il caso del trattamento tariffario differenziato dei piccoli e medi provider).

d)           Incentivi alle imprese per l’utilizzazione delle nuove tecnologie, possibilmente creando programmi che siano in grado di massimizzare l’impatto in termini di numero di soggetti coinvolti. In un certo senso, il principale indicatore con il quale giudicare gli investimenti dovrebbe diventare l’impatto degli stessi sul maggior numero di soggetti possibile, con una particolare attenzione ad un loro utilizzo effettivo (no a nuove cattedrali tecnologiche nel deserto).

e)           Programmi tesi a favorire l’imprenditorialità giovanile e le aziende start-up specie per quanto riguarda il capitale a rischio. Favorire la ricerca e l’innovazione e l’industria dei contenuti multimediali. Una particolare attenzione dovrebbe essere rivolta ai contenuti culturali italiani, nel senso di favorire quelle iniziative che sappiano valorizzare, attraverso i nuovi strumenti multimediali di comunicazione, il nostro patrimonio artistico e paesaggistico, le tipicità locali in campo alimentare e artigianali.

f)             Normalizzazione e compatibilità delle soluzioni ICT. Attualmente la complessità e la numerosità della soluzioni ICT scoraggiano gran parte delle PMI che, operando con molti clienti e fornitori, hanno bisogno di software o sistemi che siano compatibili con quelli dei loro interlocutori, per non perdere gli investimenti.

 

7. Il ruolo della PA nella diffusione delle ICT

 

In tale contesto, di certo, non si può che riconoscere ed apprezzare l’impegno dimostrato dal Governo – cd. E-government – in ordine al processo di riforma e di semplificazione della P.a., in particolare sotto il profilo della digitalizzazione della stessa. E’ necessario, peraltro, che a queste misure ne seguano anche delle altre sul fronte dell’utenza indirizzate a permettere una fruizione più diretta da parte delle aziende tenendo conto che molte di esse ancora, come detto, non sono sufficientemente pronte all’utilizzazione delle nuove tecnologie (problema del c.d. “digital divide”). Non ci si deve, quindi, limitare a perseguire l’obiettivo, seppur pregevole, che la P.A. utilizzi direttamente le ICT, ma che divenga catalizzatrice di una loro più ampia diffusione.

 

8. Le realizzazioni di Confcommercio a favore della crescita dell'e-commerce

 

Sul versante interno all'organizzazione, due sono le iniziative, curate dalla Confederazione, di più immediata realizzazione.

Seguendo le indicazioni della Commissione UE, abbiamo promosso la creazione di un codice di condotta per i siti di commercio elettronico diretto ai consumatori (BtoC), e lo abbiamo predisposto in collaborazione con Eurocommerce, l'associazione del commercio europeo, alla quale aderiscono le maggiori federazioni nazionali di settore d'Europa.

Con alcune di esse - quelle di Germania, Francia, Spagna, Austria, alle quali si unirà tra breve la Grecia - sempre in sede Eurocommerce, abbiamo ideato un progetto che ha l'obiettivo d'incoraggiare l'adozione di questo Codice di comportamento da parte delle aziende. Si tratta del progetto Euro-Logo, che ha ottenuto un finanziamento dalla Commissione, e che prende nome dal marchio di fiducia che verrà rilasciato, dopo un controllo effettuato da valutatori appositamente formati, ai siti che garantiranno di attenersi alle regole di condotta prescritte.

Tra le norme previste, che hanno ricevuto l'assenso anche da associazioni dei consumatori, posso citare le regole di rispetto della privacy, per la sostituzione delle merci, per il ripensamento e la restituzione dei prodotti inviati, per l'adozione di misure di sicurezza nelle transazioni.

Inoltre il progetto offre, nel caso sorgessero vertenze nelle transazioni transfrontaliere, un procedimento internazionale di risoluzione extragiudiziale delle dispute garantito da Eurochambre.

Chi esporrà il marchio sarà registrato sia nel portale nazionale che in quello centrale, europeo, e ciò darà visibilità internazionale alle aziende, mentre i visitatori del sito, i consumatori europei, riconosceranno un marchio diffuso in tutta Europa.

Sono infine felice di concludere il mio intervento affrontando un tema che, in questa sede, assume un significato particolare: mi riferisco all'iniziativa che ha visto unito l'impegno di vari protagonisti del mondo della distribuzione e della tecnologia dell'informazione e della comunicazione in Italia, l'offerta Netshop.

Netshop raggruppa infatti i principali produttori di registratori di cassa, con i relativi concessionari, nonché le associazioni del commercio.

Abbiamo pertanto studiato con i nostri partner un sistema, che prevede lo sviluppo e la gestione di servizi per il negozio tradizionale, da erogare attraverso i nuovi registratori di cassa - sostanzialmente dei PC che, con il collegamento dei nuovi registratori di cassa a uno o più centri, offrono

·         sia servizi diretti all'impresa, come sistemi di sicurezza antirapina, sistemi paghe e contabilità, garanzie su assegni, gestione ticket restaurant, informazione e formazione sull'e-cash, sistemi di invio automatico dei messaggi alla clientela;

·         sia servizi che l'impresa potrà proporre alla propria clientela, come la ricarica di tessere telefoniche, il pagamento di bollettini premarcati, la biglietteria spettacoli, trasferimento di denaro all'estero, alcuni servizi della P.A., giochi e messaggi pubblicitari.

 

Concludo congratulandomi con tutti i partecipanti a questo progetto per la capacità di comprendere i bisogni emergenti, definire le risposte più appropriate e realizzare le soluzioni individuate in un'offerta che senz'altro incontrerà il favore delle nostre categorie.

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