Sergio Billè al Forum sul turismo internazionale - BIT

Sergio Billè al Forum sul turismo internazionale - BIT

Milano, 15 febbraio 2003

DateFormat

15 febbraio 2003
Consentitemi una premessa

Forum Internazionale sul Turismo

Intervento del Presidente di Confcommercio, Sergio Billè

Milano 15 febbraio 2003

 

 

Consentitemi una premessa. Credo che il turismo sia oggi il comparto della nostra economia che fa la differenza: ha senso del rischio, voglia di competizione, energie da vendere, sempre nuove risorse da mettere in campo ogniqualvolta le crisi internazionali cercano di metterlo nell'angolo o di fargli fare uno o più passi indietro. Il pur negativo andamento dell'economia nel 2002 ne è una trasparente conferma: a fronte della crisi del sistema produttivo, di un prodotto interno lordo quasi in affanno e di un generalizzato calo dei consumi interni, il turismo è riuscito a chiudere l'anno con un +0,6% e quasi 38 milioni di arrivi, assai più di quanto siano riusciti a fare, nello stesso periodo, altri paesi europei. Il che vuoi dire almeno tre cose.

1- Essere riusciti a riassorbire, in gran parte, le conseguenze a largo raggio che, anche in questo settore, avevano prodotto gli attentati dell'11 settembre.

2- Aver saputo rafforzare e calibrare l'offerta in modo da non far perdere competitività al nostro sistema.

3- Aver investito quando altri settori, invece, disinvestivano o si chiudevano a riccio in attesa di tempi migliori. E tutto questo senza disporre di incentivi di carattere fiscale, senza sostegni da parte dello Stato, senza una politica che fornisse al sistema una maggiore protezione.

E tutto va messo nel conto. Anche il fatto che, mentre la grande impresa perdeva decine di migliaia di posti di lavoro, il turismo ne riusciva a creare di nuovi tanto è vero che il 40% dei nuovi occupati, nel 2002, sono stati prodotti proprio da questo settore e un altro 30% da quello dei servizi che gravitano nella stessa area.

Ora si tratta di pensare al domani che forse nelle prossime ore o nelle prossime settimane - e mi riferisco ovviamente all'ipotesi dell'apertura di un conflitto in Iraq - potrà essere definito nella sua giusta cornice e in tutti i suoi possibili risvolti.

Per questo il 2003 si è aperto all'insegna dell'attesa e della massima incertezza. La verità è che gli attentati dell'11 settembre hanno aperto una crisi di grandi dimensioni che ancora non si sa quando, come e con quali risultati potrà davvero concludersi. Il rischio è quello di ripiombare in una crisi che solo da pochi mesi, e con grande fatica, il sistema turistico era riuscito, in gran parte, a superare.

 

 

Rischi pesanti e che non possono non preoccupare: le ripercussioni, prima di tutto, che un conflitto potrà avere sul prezzo del petrolio e quindi su tutto il sistema economico, la possibilità che si riaccenda il terrorismo con tutto quel che ne potrà conseguire, una nuova caduta, ancora più sensibile di quella che si è avuta dopo l'11 settembre, della domanda turistica Usa, ma ancora il persistere dì una crisi nei paesi europei che oggi incidono, in parte determinante, nei flussi turistici verso l'Italia.

Sono incognite che tutti abbiamo ben presenti ma alle quali nessuno credo che, per ora,sia in grado di dare risposta.

I primi segnali del 2003, prima che prendesse una forma più concreta l'ipotesi di un nuovo conflitto, sono stati positivi: è in ripresa il mercato leisure interno ed anche il flusso straniero è in aumento. Il fattore più preoccupante per il turismo resta la domanda americana. Se crollasse questa fetta di mercato

che non è sostituibile per volume di spesa, con quella di altri paesi - penso alle città d'arte, alle strutture alberghiere ma anche ad altro - il nostro sistema turistico potrebbe subire un contraccolpo assai negativo e proprio nel momento in cui la domanda ricominciare a lievitare.

E questo nel breve periodo, anche se non si sa quanto durerà questo breve periodo. Per il medio periodo vi sono altri problemi: prima di tutto la concorrenza sempre più agguerrita - anche perché fortemente incentivata dai governi - di altri paesi. La Spagna, ma non solo. La Cina, ma non solo. E poi il freno che continua ad esercitare sulla crescita della nostra domanda turistica la mancanza di infrastrutture. Problema vecchio ma sempre attuale, urgente, quotidiano perché poco o nulla è stato fatto fino ad oggi per risolverlo. Forse troverà soluzione nel lungo periodo - parlo cioè di anni - ma, nel frattempo, per l'industria turistica, come avviene del resto da molto tempo, prevarrà la politica del "fai da te". Ma è un surrogato ovviamente insufficiente che rischia di creare al turismo sempre nuovi e più ardui problemi.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca