Sergio Billè alla Conferenza Stampa sul Progetto Energia

Sergio Billè alla Conferenza Stampa sul Progetto Energia

Palermo 11 aprile 2003

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11 aprile 2003
Si è parlato, negli interventi che mi hanno preceduto, di disciplina del sistema elettrico, di modalità di funzionamento e di gestione della borsa elettrica, di concorrenza e di controlli

 

Cominciamo col dire, per andare subito al concreto, che la liberalizzazione dei mercati e la concorrenza tra imprese sono uno dei presupposti, direi il principale, per aumentare il livello di competitività in molti settori vitali del nostro sistema economico.

E’ sicuramente vero per il mercato dell’energia, lo è anche per quelli delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari, delle infrastrutture e dei trasporti.

La mancata liberalizzazione di questi settori è la principale causa del nostro ormai cronico gap di competitività sia nei confronti dell’Europa sia nei confronti degli Stati Uniti.

La verità è che in Italia il processo di liberalizzazione di questi settori è stato in gran parte virtuale, nel senso che i sistemi a cui prima ho fatto riferimento continuano ad avere una struttura e un assetto sostanzialmente monopolistico.

Facciamo il caso dell’energia elettrica, ancora in grandissima parte controllato da un unico operatore ex pubblico, cioè l’Enel. Si è cioè cambiato il simulacro ma tutto continua a funzionare come prima. C’era un monopolio legale, ora c’è un monopolio di fatto. Cambiano i fattori ma il risultato resta lo stesso. Non c’è liberalizzazione e quindi non c’è vera concorrenza.

Questo, ovviamente, incide anche – e in misura rilevante - sul livello dei prezzi.

Su questo fronte, infatti, le nostre imprese si trovano a dover scontare, rispetto agli altri concorrenti europei, un gap competitivo rilevante e, direi, anche ingiustificato.

Se, infatti, poniamo a confronto la bolletta che paga nel nostro Paese una media utenza commerciale con la bolletta che, invece, viene pagata da un analogo concorrente situato in uno dei Paesi dell'Unione europea, emerge che, a parità di condizioni, l’impresa Italiana sopporta un costo addizionale di oltre il 27%.

Questo significa che in Italia il conto della bolletta elettrica è più salato di quella europea di oltre 2.000 euro annui. L’esborso addizionale complessivo del sistema – un vero un onere improprio - è di oltre 150 milioni di euro annui, con conseguente perdita di competitività sul mercato. Mi viene in mente una vecchia battuta che diceva che è come partecipare alla maratona di New York con uno zaino pieno di sassi sulle spalle, dove uno dei sassi più grossi e pesanti è rappresentato proprio dal problema dei costi energetici. E non mi riferisco al confronto tra le imprese italiane e quelle che operano nei paesi dell’Est asiatico, dal momento che si tratta di realtà con le quali non trovo giusto né adeguato un paragone. Mi riferisco, semplicemente, ai nostri partners e concorrenti europei, nei confronti dei quali chiediamo di operare, almeno, a parità di condizioni.

Sono cinque i nodi da sciogliere, veri e propri vincoli alla competitività imprenditoriale, per vincere la battaglia contro il caro-prezzi dell'energia.

1- Mancano regole chiare, trasparenti e non discriminatorie per l'accesso, da parte di tutti i clienti idonei, alle infrastrutture energetiche nazionali (gasdotti, stoccaggi, ecc.);

2 - L'incidenza del fisco sulle bollette energetiche delle Pmi è ancora eccessiva ed iniqua. L’attuale disciplina prevede infatti una pesante aliquota solo per i consumi inferiori a 200.000 kWh/mese, mentre è prevista l’esenzione per i consumi superiori a 200.000 kwh/mese. Si tratta di un trattamento fiscale palesemente iniquo, che penalizza ulteriormente le piccole imprese, in quanto utenze a minor consumo di elettricità rispetto ai grandi consumatori industriali (che, tra l’altro, godono già di un miglior trattamento economico sul costo del chilowattora, potendo approvvigionarsi ormai da alcuni anni sul mercato libero dell'elettricità).

3 – E’ necessario mettere in campo interventi strutturali per diminuire i costi variabili di generazione elettrica e termica e per eliminare le barriere all'ingresso di nuovi operatori nel mercato italiano dell'energia.

4 – Serve una maggiore efficienza ed efficacia di azione dell'Authority per l'energia elettrica e il gas che mantenga, contestualmente, la propria indipendenza.

5 – Infine, l'offerta di energia è ancora troppo concentrata nelle mani di due ex monopolisti (Enel ed Eni); Su questo fronte, infatti, il nostro Paese sconta un enorme ritardo rispetto agli altri concorrenti Europei. L’attuale sistema normativo, infatti, continua ad escludere dall’accesso al libero mercato la maggior parte delle attività produttive di più ridotte dimensioni, anche se, in realtà, la recente vendita della terza Genco comporterà – dal prossimo 29 aprile - l’abbassamento delle soglie di idoneità da 9 GW/h a 100.000 KW/h.

E’, questo, un passo importante nell’ambito del processo di liberalizzazione del mercato elettrico che Confcommercio intende sfruttare per assicurare alle imprese condizioni di fornitura più vantaggiose.

Sono questi i motivi che ci hanno indotto ad avviare un progetto volto promuovere l’aggregazione della domanda attraverso la costituzione di un largo e qualificato gruppo di acquisto capace di offrire a tutte le imprese aderenti condizioni di fornitura ottimali.

In questo contesto nasce Tradecom, una società di trading energetico a cui la Confcommercio sta lavorando da un anno e che è diventata ora operativa.

Il lavoro di Tradecom è semplice da spiegare ed efficace come risultato: acquistare energia nel mercato libero alle migliori condizioni e rivenderla, agli utenti associati e non, ai prezzi più vantaggiosi. L’obiettivo è quello di realizzare, per ciascuna impresa, risparmi medi dell’ordine del 10%.

L'attività di Tradecom rafforza la rete dei servizi che le Ascom-Confcommercio offrono ai propri associati: si consolida, quindi, quel rapporto fiduciario che è il patrimonio più significativo e originale del sistema confederale, esempio della capacità di saper rispondere ai diversi bisogni reali delle imprese che maturano nel tempo.

E’ tuttavia chiaro che per contenere in maniera significativa il costo della bolletta elettrica – al di là di questa nostra iniziativa – sia assolutamente necessario mettere in campo interventi strutturali di riforma del sistema energetico e promuovere con fermezza il completamento del processo di liberalizzazione del mercato.

In tal senso non possiamo che esprimere apprezzamento per l’impianto complessivo del Disegno di Legge “Marzano”, attualmente in discussione in Parlamento, il quale ci sembra ponga le fondamenta per giungere ad una nuova politica energetica che sia rispettosa della salvaguardia del patrimonio esistente ed, al tempo stesso, compatibile con le fondamentali esigenze di crescita e sviluppo delle nostre imprese. E la competitività del sistema produttivo significa anche competitività dell’intero sistema Paese. Si tratta, ora, di passare dalle parole ai fatti; di tradurre quindi queste esigenze in comportamenti concludenti. Questo è quello di cui ha bisogno, oggi, l’impresa e l’intero sistema Paese. L’invito che pertanto che mi sentirei di rivolgere al Governo ed alle Istituzioni è quello di proseguire in questa direzione, liberando il mercato dai lacci della burocrazia, delle procedure amministrative e del monopolio, in modo da consentire a tutti gli operatori di confrontarsi, a parità di condizioni, con gli altri concorrenti europei e poter così giocare, con possibilità di successo, la partita della crescita, dello sviluppo e del successo.

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