Sergio Billè alla presentazione del francobollo celebrativo del 60° di Confcommercio

Sergio Billè alla presentazione del francobollo celebrativo del 60° di Confcommercio

Roma, 18 maggio 2005

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18 maggio 2005
Intervento di Sergio Billè

 

 

Presentazione francobollo celebrativo 60° Confcommercio

Roma, 18 maggio 2005

 

Intervento del Presidente Sergio Billè.

Desidero prima di tutto ringraziare il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi  per aver voluto presenziare a questo per noi prestigioso evento alla cui realizzazione ha, per altro, tenacemente lavorato anche il suo predecessore, Maurizio Gasparri, al quale  vanno per questo i nostri ringraziamenti.

E poi ringrazio il Presidente delle Poste Italiane, Enzo Cardi e l'Amministratore Delegato, Massimo Sarmi senza il cui fattivo operato quest'idea  avrebbe rischiato di restare  solo un ambizioso progetto. 

Molti si chiederanno  perché, per celebrare il 60° anniversario della costituzione,  Confcommercio  abbia voluto prendere anche un'iniziativa del genere certo abbastanza inusuale.

Il motivo è semplice: perché ci è sembrato un modo simbolico, ma assai diretto e significativo di rappresentare non tanto noi stessi quanto un mondo, quello del commercio, del turismo, dei servizi e delle piccole e medie imprese che oggi non solo è diventato  protagonista  della realtà economica del nostro paese ma che sta anche contribuendo, in misura sempre più rilevante, alla produzione di nuova ricchezza e di nuova occupazione.

Difatti,  questo francobollo  vuole simboleggiare, anzi direi quasi incarnare l'operosità e lo sviluppo di un imprenditorialità che è oggi, da noi come in altre parti del mondo, in grande movimento.

Solo vent'anni anni fa questo francobollo non avrebbe forse avuto ragione di essere perché  avrebbe rappresentato una  realtà  che, anche se pure stava già corposamente emergendo, appariva ancora in ombra, una realtà sulla quale le Istituzioni e gli analisti  puntavano i loro riflettori solo  di rado  e in modo quasi distratto perché impegnati ad evidenziare altri flussi e a valorizzare quelli che si consideravano come altri "fondamentali" del nostro sistema economico.

Ma quante cose, nella nostra economia come in quelle di gran parte del mondo, sono poi cambiate nel giro di pochi anni!

Con la globalizzazione e il conseguente abbattimento  di gran parte delle barriere che dividevano i mercati, ha finito, infatti, per rovesciarsi, nel mondo, la piramide delle priorità  da soddisfare: non più la cultura fordista degli orticelli chiusi, ma quella piuttosto del dove, del come e del che cosa  produrre per assicurare ad ogni tipo di utenza, di individuo e di società  beni e servizi quantitativamente e qualitativamente migliori e al più basso costo possibile.

Una trasformazione epocale di esigenze e di priorità, uno "tsunami" di forza dirompente che hanno finito col travolgere sistemi, culture, programmi, ideologie economiche ed archetipi che, fino a quel momento, venivano quasi considerati  inossidabili.

Con la globalizzazione ogni sistema economico ha dovuto così adattarsi alle esigenze di una società che chiedeva  prodotti da consumare ma, al tempo stesso, chiedeva, in modo sempre più pressante,  servizi   che migliorassero la qualità della vita.

Al centro di questa specie di ciclone anche il sistema economico del nostro paese è andato via via trasformandosi fino a cambiare quasi completamente pelle.

Se fino a vent'anni fa era ancora l'industria a produrre la parte più consistente del nostro valore aggiunto, ora è soprattutto la grande area del terziario a pilotare lo sviluppo e  ad immettere nel sistema sempre nuove risorse.

Ecco, questo francobollo cerca di dare l'immagine e la cifra di questo cambiamento e di questo rovesciamento della piramide dei valori e delle priorità.

Quale futuro avrebbe oggi il nostro prodotto interno lordo se non vi fosse, alle sue spalle, una realtà chiamata, ad esempio, turismo?

E che cosa sarebbe accaduto al nostro sistema economico se non si fossero, in questi anni, adeguatamente dimensionate e rafforzate le strutture di offerta dei servizi?

Certo, molto, in questa direzione, resta ancora da fare: modernizzazione ed informatizzazione degli impianti, allargamento e miglioramento della quantità e della qualità dell'offerta, formazione del personale sono obiettivi che solo in parte sono stati fino ad ora raggiunti.

Ma quel che appare  chiaro è  l'irreversibile processo di sviluppo di questo settore che ormai produce più Pil di tutti gli altri, più posti di lavoro di tutti gli altri.

In un momento di grave crisi della nostra economia  come è purtroppo quello che oggi stiamo vivendo, credo che sia importante che le Istituzioni riservino anche a questo settore un'attenzione tutta particolare.

E per un essenziale motivo che vale qui la pena  ricordare: senza un impegno anche delle Istituzioni per un adeguato rafforzamento di questo importante ed ormai insostituibile anello della nostra economia, la ricerca di una nuova competitività  del nostro sistema rischia di restare assai lontana, forse un ormai irraggiungibile sogno.

Prima il mondo delle istituzioni, della politica e della pubblica amministrazione si accorgerà di questo è meglio sarà per tutti.

Il che vuol dire affrontare subito e in concreto problemi che si chiamano infrastrutture, logistica, trasporti, costi e efficienza dei servizi di base, trasparenza delle regole di mercato, tutte cose che avrebbero dovuto essere affrontate  da tempo e che, invece, purtroppo non sono state ancora, se non in minima parte, risolte.

Cerchiamo finalmente di risolverle perché, in caso contrario, il nostro sistema rischia davvero di scivolare verso un irreversibile declino. Diamoci tutti una mossa, si diano finalmente una mossa le istituzioni della politica perché il tempo, per queste scelte, ormai davvero stringe.

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