Sergio Billè alla presentazione della ricerca "Come comunicano le associazioni di impresa in Italia"

Sergio Billè alla presentazione della ricerca "Come comunicano le associazioni di impresa in Italia"

Roma, 14 aprile 2005

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14 aprile 2005
Se, per un verso, è ormai del tutto superfluo sottolineare l'estrema rilevanza che anche per le associazioni di impresa ha ogg

Se, per un verso, è ormai del tutto superfluo sottolineare l'estrema rilevanza che anche per le associazioni di impresa ha oggi assunto la comunicazione, mi pare, invece, che valga la pena di soffermarsi sul profilo che questa comunicazione deve avere per poter sempre di più diventare uno strumento non solo utile ma anche vincente.

Anche se ovviamente entro nel campo dell'opinabile, l'abc di questa comunicazione dovrebbe essere il seguente:

primo, deve essere laica, cartesiana, affidabile e, fino in fondo e a tutto tondo, credibile. E perché insisto su questa sottolineatura? Perché questo tipo di comunicazione non può non essere sostanzialmente diversa da quella che, ad esempio, è in uso e da tempo immemorabile nel mondo politico.

La politica, nella maggior parte dei casi, con più o meno abilità, tende sempre, attraverso la comunicazione, a proiettare sulle pareti una serie di "ombre cinesi", animate e suggestive fin che si vuole, ma pur sempre astratte: faremo questo, vi promettiamo quest'altro, ecc.

Per chiarire meglio la differenza che c'è o dovrebbe esserci fra le due forme di comunicazione vorrei fare, sul versante della comunicazione politica, due esempi, uno micro e uno macro.

Quello micro è rappresentato dalla vicenda dell'obelisco di Axum. Tempo fa - e si diede grande enfasi da parte dei politici alla notizia - esso fu smontato per essere finalmente restituito ai suoi legittimi e assai lontani proprietari. Ma è accaduto che, messi i pezzi dentro voluminosissime casse, non si sono poi trovati né i soldi né i mezzi per recapitarlo al destinatario e così da più di due anni sta muffendo in un capannone. Morale: le buone intenzioni non si sono tradotte in fatti concreti.

L'esempio macro riguarda l'andamento dei nostri conti pubblici. Anche su di essi la comunicazione politica continua da tempo nell'incessante gioco delle ombre cinesi: i conti sono ormai a posto, si dice da un lato; sono tutt'altro che a posto, si replica dall'altro. Il risultato è che famiglie ed imprese non riescono a sapere chi dica la verità e quali di queste ombre cinesi siano poi la realtà.

Ecco vorrei dire che, rispetto a questo tipo di comunicazione, quella che deve, invece, permeare e caratterizzare l'attività delle associazioni di impresa è tutta diversa; quasi, da un certo punto di vista, una specie, oserei dire, di "contro informazione" perché cerca di fotografare la realtà e non l'immagine che della realtà altri vorrebbero darci.

Il grado di affidabilità delle associazioni di impresa è, insomma, a mio parere, ormai strettamente legato alla loro capacità di realizzare una comunicazione che sia sempre di più a volo radente, il più possibile oggettiva, autonoma e quindi svincolata dalle suggestioni mediatiche create da chi, nel fare comunicazione, parte da altri presupposti e per raggiungere un altro tipo di obiettivi.

Una comunicazione con i piedi per terra, affidabile nell'analisi e credibile nell'esposizione dei fatti è oggi, per le associazioni di impresa, l'unica, vera carta vincente.

Ma c'è anche un secondo problema che, parlando di comunicazione di impresa, non va in alcun modo oggi trascurato.

Intendo parlare del problema del linguaggio.

Non si potranno realizzare forme di più efficace interazione all'interno dei sistemi associativi e tra di essi e il mondo delle Istituzioni e delle imprese fino a quando la comunicazione non avrà un più solido retroterra di formazione, di cultura e di professionalità.

So bene che questo è un obiettivo difficile da realizzare in breve tempo, ma o si supererà anche questo non trascurabile handicap formativo o la strada sarà tutta in salita.

Fino a quando – e lasciatemi essere crudo su questo punto - le associazioni di impresa, nel fare comunicazione, continueranno, in qualche modo, a "scimmiottare" il linguaggio e il tipo di approccio ai problemi che usa la politica, non andranno molto lontano.

Credo che il concetto sia chiaro e oggi largamente condiviso.

Si tratta di metterlo finalmente in pratica.

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