SERGIO BILLE' ALLA PRESENTAZIONE DELLA RICERCA SULLE TECNOLOGIE NELLE PMI

SERGIO BILLE' ALLA PRESENTAZIONE DELLA RICERCA SULLE TECNOLOGIE NELLE PMI

Roma, 7 maggio 2002 - Testo integrale

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7 maggio 2002
Quest’indagine promossa da Microsoft e realizzata da NetConsulting intende prima di tutto sfatare - e direi che era proprio ora - una serie di luoghi comuni che, da più parti, vanno ripetendo coloro che, mancando di informazioni dirette e approfondite su

 

Quest’indagine promossa da Microsoft e realizzata da NetConsulting intende prima di tutto sfatare - e direi che era proprio ora - una serie di luoghi comuni che, da più parti, vanno ripetendo coloro che, mancando di informazioni dirette e approfondite sul grado di evoluzione avuto dal mondo delle Pmi in questi anni, tranciano su questo settore giudizi approssimativi e ancorati a stereotipi vecchi di dieci anni e che non hanno più fondamento nella realtà.

Opinioni di comodo, spesso strumentali, argomentate per ragioni e finalità di comodo che noi tutti ben conosciamo e che tendono a rappresentare la realtà imprenditoriale italiana non come effettivamente è diventata in questi ultimi anni ma come si vorrebbe che fosse ancora: una grande ma grigia nebulosa affetta da nanismo congenito che non riesce a stare al passo con i tempi e quindi va lasciata ai margini di ogni processo di sviluppo.

E’ un fatto inconfutabile, invece, come conferma questa indagine, che le Pmi, dal 1995 ad oggi, hanno investito 89mila miliardi di lire, il 45% del totale degli investimenti che si sono avuti in Italia nel settore delle tecnologie informatiche.

E’ un altro fatto inconfutabile che la spesa delle Pmi, nel settore delle tecnologie, copre ormai lo 0,89% del prodotto interno lordo. Nessun altro settore di impresa, pubblica e privata, ha avuto una simile performance.

E’ in atto, cioè un vero e proprio “salto tecnologico” che definirei anche “salto culturale” che le piccole e medie imprese hanno realizzato o stanno cercando di realizzare nonostante………. beh, sapete bene di quali e quanti “nonostante” io intenda parlare.

Nonostante che il 90% degli aiuti e delle agevolazioni siano stati sempre dirottati altrove, nonostante l’esistenza di un corpo legislativo studiato su misura per altri settori, nonostante che per anni, molti, troppi anni direi, lo Stato non abbia speso una lira per la formazione e per l’addestramento all’uso delle tecnologie, nonostante – e metto il dito sulla piaga - che l’attuale, esosa pressione fiscale non abbia certamente favorito gli investimenti e i programmi di ammodernamento radicale di questo tipo di aziende.

Eppure si è andati avanti come confermano alcuni dati di questa ricerca: 1- non c’è una piccola e media impresa che oggi non disponga almeno di un personal computer. 2- l’informatica non è più appannaggio delle sole funzioni amministrative ma coinvolge sempre di più sia la produzione di prodotti e servizi sia l’assistenza alla clientela. 3- E’ in costante crescita l’utilizzo dell’informatica per il controllo complessivo dei processi aziendali. 4- Le reti, Internet in particolare, stanno diventando il principale canale di comunicazione e di accesso decentrato a dati e applicazioni aziendali.

Siamo ancora a metà del guado ma il processo va avanti e sono ormai molte le piccole e medie aziende che annettono all’informatizzazione un valore “circolare” che coinvolge cioè tutto il processo gestionale: dall’impiego amministrativo, al magazzino, alla produzione, alla logistica , all’assistenza al cliente.

E siamo a metà del guado anche perché mancano ancora molti anelli che necessariamente devono far parte della catena tecnologica.

E qui - è inutile nasconderlo - cominciano i problemi. Preoccupa, ad esempio, la scarsa utilizzazione delle tecnologie di rete a cominciare ovviamente da Internet.

I dati della ricerca sono eloquenti al riguardo: Internet è, infatti, utilizzata soltanto per la posta elettronica, per raccogliere informazioni dal World Wide Web, per l’accesso a dati e procedure aziendali da parte di addetti o unità delocalizzate.

La vera e propria messa a rete delle aziende nei rapporti con clienti e fornitori - il cosiddetto e-business - procede, invece, assai più lentamente, direi troppo lentamente.

Che il commercio elettronico fosse un processo difficile da realizzare e che la messa a rete delle filiere produttive e commerciali fosse ancora un privilegio delle grandi imprese, era una previsione piuttosto scontata. Ma ora bisogna operare perché venga al più presto corretta o almeno ridimensionata.

Questo resta il tallone d’Achille - speriamo per poco tempo - delle piccole e medie imprese che se non riusciranno a realizzare anche questo ulteriore passaggio, rischiano nuove e altrettanto preoccupanti forme di emarginazione nel mercato.

Cosa occorre per operare quest’ultimo e importante salto di qualità?

Occorrono prima di tutto seri incentivi per questo genere di investimenti, poi figure professionali preparate, sul piano tecnico, ma non solo, ad affrontare il tema delle reti, figure oggi scarsamente presenti sul mercato e, le poche esistenti, assorbite dalla grande impresa.

Poi occorre potenziare in misura notevole i programmi di formazione secondaria ed universitaria. Non ci sono statistiche al riguardo, ma non si è lontani dal vero affermando che oggi la nostra scuola fornisce solo il 20% del reale fabbisogno.

Lo Stato, da questo punto di vista, è stato per troppi anni fermo, legato ad un altro genere di programmazione scolastica e oggi riguadagnare il tempo perduto richiede del tempo. Le tecnologie corrono, le strutture scolastiche si stanno ammodernando ma procedono purtroppo a passo di lumaca.

Difatti i principali momenti propulsivi sono oggi in mano pubblica.

Intendo riferirmi ai programmi di e-government che non sono soltanto un qualcosa che interessa la Pubblica Amministrazione ma l’intero sistema-paese e le tecnologie di rete in particolare. Per tre motivi:

1- perché l’accesso, attraverso le reti telematiche, ai servizi della P.A. può indurre le aziende ad utilizzare il medesimo canale;

2- perché la domanda di strumenti ICT da parte della Pubblica Amministrazione stimola gli operatori del settore dell’informatica e delle reti a fornire prodotti e servizi tanto alle amministrazioni che agli utenti delle stesse;

3- perché innalza il livello generale di conoscenza e di consapevolezza delle possibilità offerte dalle reti.

Faccio qualche esempio specie per quanto riguarda il primo punto.

I programmi di e-procurement andranno ad impattare direttamente su tutte le aziende fornitrici di prodotti e di servizi alla P.A. le quali dovranno dotarsi di collegamenti, cataloghi elettronici, sistemi d’ordine di pagamento, ecc.

Inoltre le procedure di tipo dichiarativo saranno sempre di più automatizzate e tendenti all’uso on-line e così pure l’impiego di strumenti quali la firma digitale.

Insomma, una P.A. antiquata ed inefficiente rappresenta un ostacolo e una diseconomia per le aziende. Se, al contrario, mette a disposizione servizi avanzati ed efficienti essa può diventare un fattore integrativo ma sicuramente importante di sviluppo.

Sono quindi da considerarsi in modo molto positivo gli sforzi tesi ad innovare la Pubblica Amministrazione sempre che - ed è quello che appunto ci auguriamo - essi si coordino con le necessità delle imprese e siano indirizzati nell'ottica di uno sviluppo economico dell’intero mercato.

Per andare avanti occorre tutto questo. Se no…..beh speriamo che questo “se no” non debba nemmeno essere preso in considerazione.

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