I 60 anni di Confcommercio

I 60 anni di Confcommercio

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24 giugno 2005

A 60 anni dalla sua nascita si può affermare che il profondo significato sociale di Confcommercio, formata da entità commerciali e produttive che costituiscono e, al tempo stesso, interfacciano una grande parte della popolazione italiana raccogliendone ed indirizzandone parte dei comportamenti economici, si è evoluto mantenendo il "passo" con i cambiamenti della società.

Ma l'evoluzione della società, lo spostamento dei consumi, la crescita del terziario – in particolare la componente dei servizi – e la modifica delle strutture distributive hanno reso necessario anche un adeguamento delle realtà associative che costituiscono l'ossatura stessa della Confederazione. Che da tempo è soggetto politico autonomo e punto di riferimento in grado di rispondere alle nuove esigenze e alle necessità del futuro per le 800 mila imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti.

Il Sessantennale della Confederazione rappresenta, pertanto, un momento di particolare significato per gli operatori dei nostri settori, un significato che presenta soprattutto una valenza esterna, ma anche politica, economica e sociale.

La ricorrenza dei 60 anni sarà un'occasione unica per offrire una rilettura della storia della distribuzione, del turismo e dei servizi nel nostro Paese attraverso la storia dell'Organizzazione che ne ha rappresentato e guidato l'evoluzione dal dopoguerra ad oggi.

Nel corso del 2005 Confcommercio ha programmato una serie di iniziative nazionali e territoriali (mostre fotografiche, emissione speciale di un francobollo con annullo, convegni sul ruolo del terziario, sponsorizzazioni culturali, concerti, iniziative di categoria) che testimonieranno sia l'importanza della tradizione che i cambiamenti e l'innovazione del terziario.

Tutte le iniziative del Sessantennale di Confcommercio si svolgeranno sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana.

Materiali

 

Il logo

Logo sessantennale Confcommercio in due versioni

La mostra fotografica "Ritratti di gente operosa" a Roma Spazio Etoile fino all'8 maggio

Introduzione del presidente di Confcommercio, Sergio Billè, e prefazione del segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, al catalogo della mostra fotografica “Ritratti di gente operosa”

Un mondo a misura d’uomo

Sfogliando questa preziosa raccolta di fotografie d’epoca il lettore difficilmente potrà sottrarsi alla suggestione di ricordi lontani che però hanno anche, sia pure in forme diverse, significativi e vistosi riscontri nel nostro vissuto quotidiano. È l’idea dell’impresa a misura d’uomo che opera dietro ogni angolo e che oggi, come secoli fa, continua ad attivarsi in ogni modo per fare da ponte tra una società in sviluppo e i bisogni e le istanze di chi ci vive dentro e guarda al futuro. Le vecchie botteghe lasciano il posto alle nuove: cambiano le insegne, le dinamiche, le dimensioni delle strutture commerciali, i prodotti e tutto ciò che si muove loro intorno, ma tra mercante e consumatore continuano a vivere e a rigenerarsi forme di dialogo che conservano la stessa intensità e lo stesso linguaggio di sempre.

Ecco perché questo album è una specie di “amarcord” che serve a darci anche la più autentica dimensione della vita presente che è quella di una società post-industriale e di un mercato globale che hanno ormai come loro vero pilastro il settore dei servizi. È come se la piramide delle priorità della società moderna si fosse rovesciata mettendo al primo posto non più la catena di montaggio di stampo fordista, ma i bisogni e le urgenze di una società che vuole migliorare le proprie condizioni di vita. Una rivoluzione che, scorrendo veloce anche sui binari delle innovazioni tecnologiche, sta diventando sempre più palpabile ed irreversibile in tutti i Paesi industrializzati e che sta ora mettendo solide radici anche in Italia. Ma è anche una scommessa sul futuro dell’uomo e sulle sue sempre più pressanti aspettative di vita. E, per vincere questa scommessa, occorre ormai non solo una modifica delle leggi che governano l’economia, ma anche e soprattutto una sostanziale revisione del codice dei valori e delle priorità che governano il mondo e che vedono proprio nell’individuo il centro propulsore dello sviluppo del sistema. Per il nostro Paese è una scommessa importante, quasi epocale. Ed è appunto questa sfida che Confcommercio e il grande mondo delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi che essa rappresenta, intendono oggi raccogliere e soprattutto vincere.

– Sergio Billè, Presidente Confederazione Generale del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle Pmi


Copertina rapporto censis-confcommercio per il sessantennale

L’Italia del terziario

Confcommercio, la più grande rappresentanza d’impresa per numero di associati, compie 60 anni. Si tratta di un arco di tempo che coincide pressoché interamente con quello della storia democratica e repubblicana del nostro Paese. La coincidenza non è casuale poiché lo sviluppo della Confederazione è andato di pari passo con quello della società e dell’economia italiana, come testimonia efficacemente la documentazione fotografica presentata in questo volume.

Documenti che partono da più lontano ma esprimono molto bene la pluralità di apporti che il terziario ha fornito allo sviluppo delle nostre città con negozi, mercati, botteghe, alberghi, luoghi di servizio e di svago, caffè, trattorie, ristoranti. Ma anche nel territorio più ampio, grazie al turismo, ai trasporti, ai complessi per il tempo libero.

La storia dello sviluppo dell’Italia del secondo dopoguerra è stata accompagnata, come è accaduto anche negli altri paesi ad elevata industrializzazione, da una fortissima crescita del settore terziario e del commercio al suo interno, che ne ha rappresentato da sempre l’anima portante. Basti pensare che nel 1951 le cosiddette “altre attività” assorbivano il 25,7% della popolazione attiva in condizione professionale e che questa percentuale nel 2003 è passata al 63,3%. Un processo che si potrebbe definire quindi di lunga deriva, e di forte vitalità, visto che nel tempo l’alternanza fra momenti più o meno alti del ciclo di sviluppo soprattutto del comparto commercio, non hanno influito, ad esempio, sulla creazione di occupazione: si pensi agli anni che vanno dal 1971 al 1991, in cui c’è stato il picco di crescita delle occupazioni terziarie, ma anche al decennio ’90, in cui, invece, soprattutto la crescita del settore commercio è stata rallentata dai processi di ristrutturazione organizzativa e societaria che ha interessato il settore.

La rilevanza che il commercio, il turismo e i servizi hanno rivestito e rivestono nella storia economica e sociale italiana si misura meglio e con maggiore efficacia guardando alle molteplici funzioni che il comparto ha svolto sostanzialmente con un ruolo di accompagnamento continuato dello sviluppo.

La prima di queste funzioni risiede certamente nel presidio al processo di allungamento delle reti. L’Italia del secondo dopoguerra era contraddistinta ancora dalle società chiuse – familiari, produttive, culturali, civili – che l’avevano caratterizzata durante il ventennio: alla fine degli anni ’40, il paese ha cominciato la sua trasformazione più importante: da paese agricolo a paese industriale, per ciò stesso da economia statica ad economia aperta, cui sono seguite le altre sul piano della mobilità sociale e della qualità stessa della vita associata.

In questo contesto, il settore commerciale ha costituito una sponda di sostegno dei processi di mobilitazione territoriale e relazionale. La rete breve, che caratterizzava il passaggio dalla produzione al consumo, è stata sostituita via via da forme di intermediazione più complesse: prima l’intervento del dettagliante come elemento della catena fra il produttore e il consumatore finale e poi attraverso la creazione di livelli di intermediazione più complessi. Il commercio, cioè, si è costituito come un luogo di trasformazione – a forte valenza simbolica – degli scambi, soprattutto economici, ma anche sociali, che dalla strada e dall’interno dei cortili familiari sono confluiti verso dimensioni più articolate e complesse.

Ne è prova che, qualche anno dopo la nascita della Confcommercio, è nato a Roma il primo supermercato, ovvero che questa organizzazione si è trovata ad operare su un terreno in trasformazione continua, e in qualche modo ha anticipato, nelle forme concretamente assunte, lo sviluppo economico.

Altrettanto si può dire del turismo e dei servizi per il leisure, ancora più saldamente connesso con le risorse territoriali e culturali. Una particolarità italiana da valorizzare ulteriormente.

Dal secondo dopoguerra ad oggi, la Confederazione non ha guidato una crescita del settore “ad isole”, ma guardando alla sua coerenza generale e sulla base di passaggi costanti di modernità, di pari passo all’aumento del reddito procapite, alla specializzazione della produzione e al miglioramento delle più generali condizioni di vita.

Il commercio, il turismo e i servizi hanno svolto anche una funzione di specchio dell’evoluzione della ricchezza individuale. Basta guardare all’evoluzione delle tipologie di consumo per avere l’idea che la modernizzazione del paese è stata segnata anche dall’affrancamento dalla conta delle “calorie disponibili”. Il consumo familiare, assorbito all’inizio degli anni ’50 in larga parte dall’alimentazione (che per molti nel dopoguerra rappresentava ancora un lusso inestimabile), si è evoluto – insieme all’acquisizione di maggiori livelli di benessere – verso nuove tipologie di beni, sia di tipo abitativo, sia relativi ai cosiddetti “beni e servizi” che attualmente costituiscono quasi il 63% dei consumi familiari.

Ma di fianco a questi processi il settore, attraverso i suoi quasi tre milioni di operatori (di cui oltre 780mila aderenti a Confcommercio), è stato in grado di offrire non solo l’intermediazione più o meno complessa di beni, ma un’offerta di “servizi” sempre più ricca, poiché destinata a realizzare due obiettivi specifici.

Gli operatori commerciali hanno svolto e svolgono una funzione arbitrale nell’orientamento del consumatore, soprattutto a riguardo di prodotti alternativi. Il commercio, in questo senso, esprime sempre più un valore aggiunto di creatività rispetto alla semplice attività distributiva, proprio perché è la differenziazione del servizio reso che crea le premesse per la costruzione di tipologie di acquisto differenziate per il consumatore, fino al punto di prefigurare una vera e propria autonomia del servizio commerciale rispetto al bisogno dei beni stessi. Il che attribuisce al commercio responsabilità di tipo direttamente sociali che non aveva sessanta anni fa, ma che oggi costituiscono per i suoi operatori una sfida di competitività e, al tempo stesso, di credibilità presso la collettività.

Sul versante del mercato il commercio realizza inoltre un compito non meno importante e articolato: quello di porsi come coordinatore e come interprete dei rapporti esistenti fra diversi settori produttivi. Di qui la differenziazione dei servizi commerciali, ormai in grado di corrispondere sia alle domande di contenimento dei prezzi, sia alle domande più selettive, che privilegiano i livelli qualitativi delle merci e dello stesso servizio. Di qui, uno degli aspetti più clamorosi del cambiamento del settore negli ultimi anni: la creazione di veri e propri brand commerciali, che esaltano al massimo gli aspetti creativi e innovativi della distribuzione, oltre che ad arricchirsi di segmenti nuovi che rispecchiano il mutare degli stili di vita e di consumo degli italiani. E, non a caso, Confcommercio rappresenta, e non da oggi, oltre che il mondo della distribuzione commerciale anche il turismo, i trasporti e il sistema dei servizi, dal leisure, al benessere, alla ristorazione di qualità, ai servizi alla persona e alle imprese. La Confederazione è, oggi, come lo è stata nel passato, lo specchio di una società, quella italiana, che cambia rapidamente e che lascia emergere nuove istanze di tipo economico e sociale.

In questi sessanta anni, accanto all’arricchimento della propria funzione, è andata mutando anche l’immagine sociale del commercio e del turismo e del suo più grande soggetto di rappresentanza. Nonostante il ruolo importantissimo di accompagnamento dell’evoluzione del nostro paese, gli stessi imprenditori della distribuzione e del turismo talvolta sono stati al centro di una percezione marginale presso l’opinione pubblica. Attualmente, si può dire che questa visione del comparto sia stata in buona parte rimossa, grazie a due elementi di fondo, che ancora una volta scaturiscono da altrettanti modi di essere del nostro paese, a cui il commercio propone risposte essenziali.

Da un lato, l’offerta di servizi commerciali sta diventando una fonte di rassicurazione rispetto alle paure – fra cui è ricorrente quella di diventare poveri– e alle insicurezze della popolazione italiana. E’ come se la solidità del settore e la sua implicita capacità di rinnovamento sostenessero i bisogni legati al consumo, che in qualche caso coincidono con i bisogni di identità sociale. Una funzione ulteriore, quindi, molto più delicata, per via del fatto di operare non in fasi di crescita esponenziale, come sessanta anni fa, ma in cicli di stagnazione o di crescita difficile, come al tempo attuale.

Da un altro lato, il commercio è uno degli elementi portanti del miglioramento della qualità localistica della vita. L’offerta di servizi, cioè, continua a svolgere una funzione di collante fra le tante dimensioni in cui si manifesta la propensione degli italiani verso forme di vita “borghigiane”: lo spostamento del proprio luogo di vita in piccoli centri, la ricerca di forme di socialità minuta – che si vanno ritrovando magari presso gli esercizi pubblici – l’espressione di gusti sempre più raffinati, che esprimono insieme la domanda di tradizione e di qualità. Così si spiega la crescita dei luoghi di distribuzione di prodotti tipici e la voglia di vacanze a contatto con il passato e la natura, che sviluppa un numero crescente di organismi di distribuzione dei prodotti ad esempio agroalimentari, visto che nella ricerca del vivere bene il consumo di prodotti alimentari di fascia alta è uno degli elementi più significativi. Parallelamente, l’evolversi della quotidianità ed il moltiplicarsi degli stili di vita hanno generato nuove esigenze di consumo, prima fra tutte il turismo, in cui la componente di servizio, il fattore immateriale, risulta oramai preponderante.

Rappresentando oggi un mondo imprenditoriale assai variegato, Confcommercio raccoglie, dunque, la sfida degli anni a venire, di una modernità in continua evoluzione e di un’economia sempre più fondata su servizi capaci di migliorare la vita di milioni di famiglie.

– Giuseppe De Rita, Segretario Generale del Censis

 

Il francobollo


Emissione speciale di un francobollo con annullo

Francobollo sessantennale

Discorso del Presidente Sergio Billé

Desidero prima di tutto ringraziare il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi per aver voluto presenziare a questo per noi prestigioso evento alla cui realizzazione ha, per altro, tenacemente lavorato anche il suo predecessore, Maurizio Gasparri, al quale vanno per questo i nostri ringraziamenti.

E poi ringrazio il Presidente delle Poste Italiane, Enzo Cardi e l’Amministratore Delegato, Massimo Sarmi senza il cui fattivo operato quest’idea avrebbe rischiato di restare solo un ambizioso progetto.

Molti si chiederanno perché, per celebrare il 60° anniversario della costituzione, Confcommercio abbia voluto prendere anche un’iniziativa del genere certo abbastanza inusuale.

Il motivo è semplice: perché ci è sembrato un modo simbolico, ma assai diretto e significativo di rappresentare non tanto noi stessi quanto un mondo, quello del commercio, del turismo, dei servizi e delle piccole e medie imprese che oggi non solo è diventato protagonista della realtà economica del nostro paese ma che sta anche contribuendo, in misura sempre più rilevante, alla produzione di nuova ricchezza e di nuova occupazione.

Difatti, questo francobollo vuole simboleggiare, anzi direi quasi incarnare l’operosità e lo sviluppo di un'imprenditorialità che è oggi, da noi come in altre parti del mondo, in grande movimento.

Solo vent’anni anni fa questo francobollo non avrebbe forse avuto ragione di essere perché avrebbe rappresentato una realtà che, anche se pure stava già corposamente emergendo, appariva ancora in ombra, una realtà sulla quale le Istituzioni e gli analisti puntavano i loro riflettori solo di rado e in modo quasi distratto perché impegnati ad evidenziare altri flussi e a valorizzare quelli che si consideravano come altri “fondamentali” del nostro sistema economico.
Ma quante cose, nella nostra economia come in quelle di gran parte del mondo, sono poi cambiate nel giro di pochi anni!

Con la globalizzazione e il conseguente abbattimento di gran parte delle barriere che dividevano i mercati, ha finito, infatti, per rovesciarsi, nel mondo, la piramide delle priorità da soddisfare: non più la cultura fordista degli orticelli chiusi, ma quella piuttosto del dove, del come e del che cosa produrre per assicurare ad ogni tipo di utenza, di individuo e di società beni e servizi quantitativamente e qualitativamente migliori e al più basso costo possibile.

Una trasformazione epocale di esigenze e di priorità, uno “tsunami” di forza dirompente che hanno finito col travolgere sistemi, culture, programmi, ideologie economiche ed archetipi che, fino a quel momento, venivano quasi considerati inossidabili.

Con la globalizzazione ogni sistema economico ha dovuto così adattarsi alle esigenze di una società che chiedeva prodotti da consumare ma, al tempo stesso, chiedeva, in modo sempre più pressante, servizi che migliorassero la qualità della vita.

Al centro di questa specie di ciclone anche il sistema economico del nostro paese è andato via via trasformandosi fino a cambiare quasi completamente pelle.

Se fino a vent’anni fa era ancora l’industria a produrre la parte più consistente del nostro valore aggiunto, ora è soprattutto la grande area del terziario a pilotare lo sviluppo e ad immettere nel sistema sempre nuove risorse.

Ecco, questo francobollo cerca di dare l’immagine e la cifra di questo cambiamento e di questo rovesciamento della piramide dei valori e delle priorità.

Quale futuro avrebbe oggi il nostro prodotto interno lordo se non vi fosse, alle sue spalle, una realtà chiamata, ad esempio, turismo?

E che cosa sarebbe accaduto al nostro sistema economico se non si fossero, in questi anni, adeguatamente dimensionate e rafforzate le strutture di offerta dei servizi?

Certo, molto, in questa direzione, resta ancora da fare: modernizzazione ed informatizzazione degli impianti, allargamento e miglioramento della quantità e della qualità dell’offerta, formazione del personale sono obiettivi che solo in parte sono stati fino ad ora raggiunti.
Ma quel che appare chiaro è l’irreversibile processo di sviluppo di questo settore che ormai produce più Pil di tutti gli altri, più posti di lavoro di tutti gli altri.

In un momento di grave crisi della nostra economia come è purtroppo quello che oggi stiamo vivendo, credo che sia importante che le Istituzioni riservino anche a questo settore un’attenzione tutta particolare.

E per un essenziale motivo che vale qui la pena ricordare: senza un impegno anche delle Istituzioni per un adeguato rafforzamento di questo importante ed ormai insostituibile anello della nostra economia, la ricerca di una nuova competitività del nostro sistema rischia di restare assai lontana, forse un ormai irraggiungibile sogno.

Prima il mondo delle istituzioni, della politica e della pubblica amministrazione si accorgerà di questo è meglio sarà per tutti.

Il che vuol dire affrontare subito e in concreto problemi che si chiamano infrastrutture, logistica, trasporti, costi e efficienza dei servizi di base, trasparenza delle regole di mercato, tutte cose che avrebbero dovuto essere affrontate da tempo e che, invece, purtroppo non sono state ancora, se non in minima parte, risolte.

Cerchiamo finalmente di risolverle perché, in caso contrario, il nostro sistema rischia davvero di scivolare verso un irreversibile declino. Diamoci tutti una mossa, si diano finalmente una mossa le istituzioni della politica perché il tempo, per queste scelte, ormai davvero stringe.

 

Presentazione Confcommercio

Confcommercio celebra nel 2005 il 60° anniversario della sua costituzione.
Confcommercio (Confederazione Generale Italiana del Commercio) nasce infatti a Roma il 29 aprile 1945. all’inizio ne facevano parte soltanto le nuove libere Associazioni dei Commercianti: 24 provinciali e 14 nazionali di categoria per un totale di 38, che diventarono 90 già nel ’46. Consolidata la rappresentanza nel commercio, l’impegno della Confederazione si è indirizzato nei confronti del turismo e per affermarne il ruolo strategico nel risanamento dell'economia del Paese nel 1952 viene costituito il Comitato Nazionale per il Turismo, di cui facevano parte le organizzazioni degli alberghi, delle agenzie di viaggio, dei pubblici esercizi e dei mercanti d'arte. Nel 1961 la denominazione confederale è stata cambiata in "Confederazione Generale Italiana del Commercio e del Turismo". La Confederazione, al passo con i mutamenti dell’economia e della società ha successivamente esteso la sua rappresentanza anche al settore dei servizi, assumendo la nuova denominazione di "Confederazione generale Italiana del Commercio, del Turismo e dei Servizi" e ha perseguito un cammino di crescita basato su alcune priorità irrinunciabili: il riconoscimento a pieno titolo del settore terziario come settore produttivo; la eliminazione di ogni discriminazione di tipo legislativo, amministrativo e fiscale (nel 1996 una raccolta di firme per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare sui diritti dei contribuenti, promossa da Confcommercio, viene firmata da oltre 70.000 cittadini); la partecipazione attiva nei processi di trasformazione della società ed il rilancio del Mezzogiorno. La lotta alla criminalità (con le iniziative “Crime Day”, “Black Day” e “Negozio sicuro”), le cui infiltrazioni nel tessuto economico da sempre minano la crescita e lo sviluppo dei settori rappresentati e dell’intera società è diventata un impegno “forte” di Confcommercio. Con il Forum di Cernobbio "I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000", giunto, nel 2005, alla sua settima edizione, Confcommercio riunisce ogni anno i maggiori opinion makers italiani e della scena internazionale per un confronto serrato su tematiche di settore, macroeconomiche e geopolitiche. E’ cresciuta incessantemente nel corso del tempo l’attenzione di Confcommercio sulle tematiche ambientali, energetiche e di tutela del patrimonio artistico e paesaggistico con particolare riguardo alla salvaguardia e al rilancio dei piccoli comuni. Si è allargato infine ulteriormente l’ambito di rappresentanza di Confcommercio, attraverso l’ingresso, nel corso degli ultimi anni, di importanti segmenti di settori quali i trasporti terrestri, la navigazione marittima, e numerose federazioni di servizi (alle imprese e alle persone) connotate da un’impronta prettamente professionale. Confcommercio rappresenta l’insieme di queste categorie anche attraverso la contrattazione sindacale, che coinvolge, per i soli contratti del turismo e del commercio e della distribuzione oltre due milioni e mezzo di addetti.

Oggi Confcommercio è la più grande rappresentanza d'impresa in Italia, associando oltre 780.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti, delle professioni. Il commercio, l’area di rappresentanza "storica" di Confcommercio, si è costantemente arricchita di nuove attività nate in risposta alle mutate esigenze del mercato e dei consumatori; nel turismo Confcommercio rappresenta, attraverso Confturismo - il soggetto sindacale unitario più autorevole e rappresentativo del settore turismo - tutte le tipologie di imprese, quali alberghi, agenzie di viaggio, campeggi, villaggi turistici, residenze turistico-alberghiere, ma anche bar, ristoranti, stabilimenti balneari, discoteche, gli ostelli della gioventù. Nei servizi Confcommercio rappresenta le attività dei trasporti, dei servizi alle aziende e dei servizi alle persone. Ne fanno parte attività innovative, quali l'informatica, le telecomunicazioni, le emittenti radiotelevisive, la comunicazione e la pubblicità, e quelle con una consolidata tradizione, quali i trasporti, la spedizione e la logistica, l'istruzione, l'intermediazione immobiliare, l'assistenza sanitaria privata, etc.

Questa è Confcommercio, una grande rappresentanza d’impresa, ma anche e soprattutto un soggetto politico autonomo che, in un quadro di interventi più ampi finalizzati alla crescita dell'intero sistema economico, promuove lo sviluppo del contesto imprenditoriale in cui operano le imprese del terziario di mercato.
A 60 anni dalla sua nascita si può quindi affermare che l’impegno sociale di Confcommercio, formata da entità commerciali e produttive che costituiscono e, al tempo stesso, dialogano e interagiscono quotidianamente con una grande parte della popolazione italiana raccogliendone ed indirizzandone parte dei comportamenti economici, si è evoluto mantenendo il “passo” con i cambiamenti della società.
Il Sessantennale della Confederazione rappresenta, pertanto, un momento di particolare significato per gli operatori del terziario, un significato che ha soprattutto una valenza esterna, ma anche politica, economica e sociale.
La ricorrenza dei 60 anni dalla costituzione è un’occasione unica per offrire una rilettura della storia della distribuzione, del turismo e dei servizi nel nostro Paese attraverso la storia dell’Organizzazione che ne ha rappresentato e guidato l’evoluzione dal dopoguerra ad oggi. Assume quindi un valore non solo simbolico ma tangibile la celebrazione di un evento, il Sessantennale della fondazione di Confcommercio, che è oggi possibile - grazie all’emissione di questo francobollo - condividere con l’intera società.

 

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