Snag: “fare l’edicolante è un’attività gravosa”

Snag: “fare l’edicolante è un’attività gravosa”

Il Sindacato chiede di inserire il mestiere tra quelli dedicati allo svolgimento di attività gravose. “Tanti edicolanti prossimi all’età pensionistica non riescono ad andare avanti”.

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1 ottobre 2021

Il lavoro da edicolante è un’attività gravosa. Ne è convinto Snag-Confcommercio, che insieme a Sinagi-Cgil e Fenagi-Confesercenti ha chiesto al Governo e alle Commissioni Parlamentari di “approfondire la natura e le specificità dell’attività lavorativa posta in essere dagli edicolanti e valutarne l’inserimento tra le categorie di lavoratori addetti allo svolgimento di attività gravose”.

“Orari, turni e condizioni ambientali – spiega il presidente Andrea Innocenti - contribuiscono a rendere il nostro un lavoro usurante. Non è facile alzare la serranda poco dopo le 5 del mattino e richiuderla la sera. In teoria, in base all’accordo nazionale, dobbiamo garantire almeno dodici ore, con turni e aperture festive per assicurare il diritto di informare degli editori e quello di essere informati dei cittadini”. “Siamo orgogliosi del nostro ruolo – prosegue Innocenti - ma è innegabile che questo lavoro, alla lunga, incida sulla condizione fisica individuale e sulla capacità di prosecuzione dell’attività lavorativa. Abbiamo tanti edicolanti prossimi all’età pensionistica che non riescono ad andare avanti e purtroppo i criteri utilizzati dalla Commissione Tecnica per rilevare le attività usuranti sono inidonei a rivelare l’effettiva gravosità del nostro lavoro”.

“Le nostre sono piccole micro-imprese familiari che non possono permettersi di chiudere e dove la solidarietà tra componenti del medesimo nucleo familiare va a sopperire le assenze per infortunio o malattia, senza che ve ne sia una evidenza presso gli istituti statistici, pensionistici o preposti alla tutela degli infortuni sul lavoro”, conclude il presidente di Snag-Confcommercio.

 

Vendita di quotidiani e periodici sul demanio marittimo, dallo Snag appello al Governo

 

“Insieme a Fieg e alle altre organizzazioni di categoria degli edicolanti abbiamo chiesto al Governo, alla Conferenza delle Regioni e all’Anci il riconoscimento della finalità di interesse pubblico per le attività di vendita della stampa quotidiana e periodica su aree e pertinenze demaniali marittime”. Lo ha annunciato il presidente dello Snag Confcommercio, Andrea Innocenti, ricordando che “l’esperienza durante la pandemia ha dimostrato come le edicole svolgono un importante servizio di interesse pubblico”.

Il riconoscimento prevederebbe l’applicazione del canone minimo di 500 euro annui, mentre in questi giorni molte edicole stanno ricevendo richieste di 2.500 euro, “un canone non sostenibile per esercizi che occupano superfici molto limitate e – dice Innocenti - hanno bassissimi fatturati derivanti dalla vendita di quotidiani e periodici. Un edicolante ricava solo il 18,7% lordo dal prezzo di copertina stabilito dall’editore. Snag e le altre sigle chiedono un intervento che crei “un sistema più equo e proporzionale rispetto alle superfici utilizzate, alla stagionalità, e ai fatturati connessi e che tenga conto degli interessi pubblici coinvolti”. “Serve un intervento correttivo, altrimenti molte edicole stagionali non riapriranno con grave compromissione del diritto di leggere il giornale in tante aree nelle quali è importante garantire l’accesso all’informazione a mezzo stampa”, ha concluso Innocenti.

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