Sondaggio Confcommercio-Cirm sui temi di politica economica presentato al III Forum Confcommercio-Ambrosetti

Sondaggio Confcommercio-Cirm sui temi di politica economica presentato al III Forum Confcommercio-Ambrosetti

Popolazione e Imprese del terziario di mercato (Sintesi per la stampa)

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30 marzo 2001

La CONFCOMMERCIO ha commissionato al CIRM una indagine campionaria rappresentativa delle opinioni della popolazione italiana (con età compresa tra 18 e 74 anni) su alcuni problemi politici, economici e sociali di grande attualità.

Analogamente è stato condotto un sondaggio presso le imprese che operano nell’area del terziario di mercato (commercio, turismo, trasporto e servizi), per sentire direttamente le valutazioni degli imprenditori sugli stessi argomenti.


Risultati del sondaggio presso la popolazione italiana

Occorre sottolineare che su molti degli argomenti trattati, soprattutto su quelli più tecnici sui quali la popolazione è meno informata, si osservano elevate quote di persone che non esprimono una opinione.

In primo luogo si è chiesto alla popolazione italiana di esprimere il proprio giudizio, attraverso un voto da 1 a 10, relativamente all’operato dell’attuale governo con riferimento ad alcuni temi specifici.

Complessivamente i risultati ottenuti evidenziano come la metà della popolazione esprima giudizi intermedi, senza estremi negativi o positivi. Una quota rilevante assegna voti sicuramente sfavorevoli, mentre sono in pochi ad esprimere pareri di eccellenza.

In particolare i temi su cui il campione ha espresso maggiore insoddisfazione sono l’immigrazione e la questione del Mezzogiorno (hanno risposto in tal senso rispettivamente il 54% ed il 44% della popolazione), seguiti da sicurezza (43%), abusivismo (42%), pensioni (41%) e occupazione (38%).

Secondo il giudizio degli italiani tra le priorità da affrontare entro l’anno al primo posto vi sono l’occupazione (soprattutto per gli abitanti del Centro-Sud) e le pensioni, seguite da fisco, immigrazione e sicurezza.

Il 70% degli intervistati ritiene, inoltre, giusto il coinvolgimento delle forze economiche e sociali del Paese nelle questioni di tradizionale pertinenza del mondo politico.

Dall’indagine emerge tuttavia che il 69% della popolazione italiana (quota che sale all’81% nel Nord-Est) ritiene che i programmi dei partiti nella campagna elettorale non siano chiari e comprensibili.
Entrando nel dettaglio delle domande relative a temi di politica economica, in tema di politica fiscale un terzo della popolazione non esprime opinioni. In particolare, però, quasi il 50% degli italiani ritiene che si debba ridurre di oltre 4 punti percentuale l’aliquota Irpef. Tale percentuale sale al 60% quando si tratta di ridurre (24,7%) o abolire (34,4%) l’IRAP.

Per quanto riguarda invece le imposte locali il 60% della popolazione ritiene che debba essere ridotta l’ICI ed il 23,2% la tassa sui rifiuti.

In tema di lavoro ed in particolare in riferimento alla concertazione per la stesura dei contratti la popolazione che esprime un giudizio si è equamente ripartita tra coloro che ritengono indispensabile la mediazione del Governo (39,2%) e coloro che ritengano debba avvenire solo tra le parti sociali (37,7%).

Con riferimento alla flessibilità oltre il 40% del campione non ritiene ancora valide le norme sullo statuto dei lavoratori che regolano l’ingresso e l’uscita dal mondo del lavoro, mentre una quota elevata di persone (22,7%) non esprime una opinione non essendo probabilmente sufficientemente informata.

In riferimento al problema del Mezzogiorno il 48% della popolazione ritiene efficace la flessibilità di tasse e salari quale strumento per rilanciare l’occupazione.

In materia di federalismo, inteso come decentramento dei poteri a Regioni e Comuni, la maggioranza degli italiani (65,5%) si è dichiarata favorevole; tuttavia il parere è difforme sul territorio: nel Nord è favorevole il 74% della popolazione, mentre nel Mezzogiorno la percentuale scende al 54%.

D’altra parte, però la maggioranza degli italiani (67%) ritiene che la burocrazia locale sia un freno allo sviluppo delle attività economiche.

Per temi più strettamente economici, si è chiesto agli italiani perché è difficile il rapporto tra piccole e medie imprese e banche; le cause sono da imputare per il 50% della popolazione alla scarsa sensibilità delle banche alle esigenze del mondo imprenditoriale.

In materia di monopoli la popolazione si è espressa favorevolmente sulla privatizzazione di alcuni servizi di pubblica utilità, quali la televisione di Stato, l’energia, i trasporti ed le infrastrutture; anche se è stata riscontrata una fascia significativa di persone che non esprimono una opinione. Anche per quanto riguarda la legge Bersani sul commercio, la metà della popolazione non esprime opinioni non essendo informata, mentre circa il 30% ritiene necessarie delle modifiche.

L’immigrazione è un tema di grande importanza per gli italiani, rispetto al quale il 75% della popolazione è favorevole ad un rigido contingentamento negli ingressi e la posizione è particolarmente accentuata nel Nord del Paese. Inoltre il 76% della popolazione si ritiene insoddisfatta delle azioni intraprese dal governo per combattere l’immigrazione clandestina.

Altra questione sociale di rilievo è la sicurezza. Per gli italiani le aree in cui il sistema di sicurezza è più carente sono l’usura ed il racket (27%), la vivibilità delle aree urbane e metropolitane (26%) e l’incolumità personale (23%). A livello territoriale l’usura ed il racket sono maggiormente avvertite come problema al Sud (35%), mentre la questione della vivibilità nelle città costituisce una priorità nel Nord Ovest (31%).

Per quanto riguarda l’abusivismo e contraffazione dei prodotti il 71% della popolazione ritiene che finora non sono stati combattuti efficacemente.

L’ultimo tema trattato è quello dell’innovazione tecnologica per il quale la maggioranza degli intervistati (51%) ritiene insufficiente l’azione del Governo.

A complemento dell’indagine si è chiesto quale possa essere il modello di Stato in grado di dare stabilità alla politica e al paese. Il 41% degli italiani si è espresso per una repubblica parlamentare riformata, anche se nel Nord crescono le indicazioni per il presidenzialismo basato sul modello americano.

Risultati del sondaggio presso le imprese del terziario


Sull’operato del governo nell’ambito di alcuni importanti temi (fisco, occupazione, riforma del commercio, politica del turismo, pensioni, Mezzogiorno, flessibilità del lavoro, immigrazione, sicurezza, abusivismo, infrastrutture e privatizzazioni), il 50% degli intervistati esprime nel complesso valutazioni intermedie con giudizi, su scala scolastica, che variano da 4 a 7. Rilevante è la quota (circa il 40%) di chi decisamente assegna all’operato del governo un giudizio negativo, mentre voti eccellenti sono stati espressi da una quota marginale di intervistati.

Esaminando lo specifico dei diversi problemi, sull’operato del governo in materia di fisco e immigrazione si concentrano i giudizi più sfavorevoli (rispettivamente il 44% e il 43% degli intervistati di tutti i settori) registrati con una intensità maggiore soprattutto presso le aziende del turismo e del commercio. A livello territoriale i giudizi negativi sul fisco sono espressi al Sud (48%) e quelli relativi all’immigrazione nel Nord-Ovest e nel Centro (oltre il 44%). In tema di immigrazione la maggioranza degli intervistati (85%) è favorevole ad un rigido contingentamento degli ingressi.

In tema di sicurezza l’operato del governo viene percepito negativamente da circa il 38% degli intervistati; in particolare dalle aziende del Centro (42%) e del Sud (38,5%), mentre a livello settoriale sono le imprese del turismo a esprimere un numero maggiore di giudizi negativi (42 %) rispetto agli altri settori. Nel sistema della sicurezza l’usura e il racket (34,4%) sono ritenute le aree maggiormente carenti, seguite dall’incolumità personale (26,5%) e dalla vivibilità nelle aree urbane (25,7%).

Le valutazioni riscontrate in tema di occupazione e pensioni registrano un peso significativo dei giudizi decisamente negativi (37%) da associare a quello di una valutazione ritenuta insufficiente espressa dal 36% degli intervistati in ambedue i temi.

Oltre al giudizio sull’operato del governo si è chiesto agli intervistati di esprimere alcune posizioni su diversi temi economici.

Tra i problemi ritenuti prioritari e che dovrebbero essere affrontati entro la fine dell’anno, le aziende hanno indicato l’occupazione (57,5%) e il fisco (47,4%).

In materia di politica fiscale la maggioranza degli intervistati (70%), con particolare evidenza nel settore dei trasporti, ritiene che l’attuale pressione fiscale debba essere ridotta di oltre 4 punti percentuali, per una parte di questi (il 29%) la riduzione deve superare i 10 punti percentuali; quasi la metà degli intervistati ritiene, inoltre, che l’Irap vada abolita.

In tema di lavoro prevale tra le imprese (53%) la posizione che la concertazione per la stesura dei contratti debba avvenire solo tra le parti sociali, senza la mediazione del governo. Ampi consensi vengono espressi (57% degli intervistati) nel ritenere poco o per nulla valide le norme dello Statuto dei lavoratori che regolano l’ingresso e l’uscita dal mondi del lavoro, mentre la possibilità di avere tasse e salari flessibili nelle aree del Mezzogiorno è ritenuta efficace dal 61% delle aziende, in misura più o meno uniforme da tutti i settori del terziario. Poco o per nulla positiva viene giudicata da oltre l’80% del campione la politica del governo per far emergere l’economia sommersa.

Su temi strettamente politici emerge l’esigenza manifestata in maniera ampia (75% delle imprese) di avere programmi dei partiti chiari e comprensibili e l’opportunità (62%) che le questioni di tradizionale pertinenza del mondo politico siano affrontate anche da istituzioni economiche e sociali. Vi è, inoltre, un’ampia maggioranza (80%), più accentuata al Nord, favorevole al federalismo inteso come decentramento dei poteri a Regioni e Comuni e una larga esigenza tra le imprese del terziario di revisione dell’attuale modello di stato orientandosi per una quota significativa (44,8%) verso una repubblica presidenziale ed in misura minore (40,3%) verso una repubblica parlamentare riformata, ritenuti modelli che possono dare maggiori garanzie al cittadino.

Passando ad esaminare le valutazioni delle aziende sugli strumenti da utilizzare per lo svolgimento della loro attività, il 41% degli intervistati denuncia la scarsa sensibilità delle banche verso le esigenze delle piccole e medie imprese, il 79% vede le burocrazia come un pesante vincolo allo sviluppo, il 40% ritiene che la legge Bersani debba essere modificata; maggiore tutela ambientale e più infrastrutture al Sud sono ritenute indispensabili da oltre il 40% degli intervistati per lo sviluppo del turismo in Itali.

Maggiori interventi, inoltre, vengono richiesti per combattere l’abusivismo e la contraffazione dei prodotti verso cui si è fatto poco (79% delle aziende), nel campo della formazione in quanto il 75% degli intervistati ritiene che l’impegno del governo in materia è stato insufficiente e nel campo dell’innovazione tecnologica dove l’operato del governo è apprezzato solo dal 44% delle aziende.

Una posizione decisa viene espressa da quote di intervistati superiori al 65% circa la necessità di eliminare il monopolio statale nei servizi di pubblica utilità (elettricità, acqua, gas), Tv di stato, trasporti locali e ferroviari, grandi e medie infrastrutture. Su quest’ultimo tema le aree dove intervenire con urgenza sono l’inquinamento (57,3% del campione), la difesa del territorio (45,8%) e dell’equilibrio idro-geologico (36,7%).

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