Spese fisse sempre più pesanti nelle tasche degli italiani: tra abitazione, assicurazioni e carburanti se ne va quasi un terzo del totale dei consumi

Spese fisse sempre più pesanti nelle tasche degli italiani: tra abitazione, assicurazioni e carburanti se ne va quasi un terzo del totale dei consumi

La nota sulle spese obbligate, elaborate da Confcommercio

DateFormat

13 settembre 2012

Dal 2010 ad oggi, oltre 6 mld l’anno di minori consumi per l’aumento del prezzo della benzina

Negli ultimi 20 anni, la spesa delle famiglie destinata ai consumi obbligati (bollette, affitti, servizi bancari e assicurativi, carburanti, spese sanitarie, trasporti, ecc.) è aumentata di oltre 7 punti percentuali passando dal 32,3% sul totale dei consumi del 1992 al 39,5% del 2011; tra le spese fisse, è l’abitazione ad assorbire - tra affitto, manutenzione ed utenze - le maggiori quote di consumo (quasi il 23% contro il 17% del 1992); nello stesso periodo, la quota di consumi “liberi” delle famiglie – quelli cioè per beni e servizi commercializzabili – si è ridotta passando dal 67,7% al 60,5%; all’interno del solo comparto dei beni, i cui consumi sono diminuiti nel complesso di oltre 10 punti percentuali, la spesa per alimentari e bevande si è progressivamente ridimensionata passando dal 19,5% al 15,1%; determinanti, in questo quadro, le dinamiche dei prezzi che, per i beni e i servizi obbligati, risultano più che raddoppiati nel periodo considerato a fronte di un aumento molto più contenuto dei beni e servizi liberi; dal 2010 al 2012, l’aumento del prezzo dei carburanti (mediamente 46 centesimi al litro) ha sottratto risorse per altri consumi pari ad oltre 6 miliardi di euro l’anno; tra i servizi pubblici, i maggiori aumenti si registrano per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (+80% dal 1996 al 2011) e per i servizi di trasporto (+65% circa); gli over 65 che vivono da soli destinano ai “consumi di base” - cioè spese fisse più quelle per l’alimentazione domestica – quasi l’80% del totale delle spese, mentre le famiglie numerose, con 3 o più figli, sono quelle che spendono di più per assicurazioni e trasporti (il 10,4%, un quarto del totale dei propri consumi obbligati).

Questi, alcuni dati che emergono da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sull’evoluzione e l’incidenza delle spese obbligate sui consumi delle famiglie negli ultimi 20 anni

Negli anni di crisi si è confermato il trend ascendente delle spese destinate a consumi obbligati, riducendo l’area di quelli commercializzabili. All’interno di quest’ultimo aggregato è in atto una progressiva ricomposizione della spesa con una continua erosione della quota destinata ai beni (fig. 1).

Tra il 1992 ed il 2011 la parte di consumi che le famiglie destinano a beni e servizi obbligati (inclusi gli affitti imputati, cioè la spesa teorica per l’abitazione attribuita alle famiglie che vivono in case di proprietà) è costantemente aumentata, passando dal 32,3% del 1992 al 39,5% del 2011. Particolarmente significativa è risultata la riduzione di quella parte della spesa che le famiglie orientano all’acquisto di beni commercializzabili passata dal 51,4% del 1992 al 40,7% del 2011.

In progressivo aumento è risultata la parte dei consumi destinati ai servizi commercializzabili che nel 2011 raggiunge il 19,8%.

La fig. 1 chiarisce che la compressione della spesa per beni commercializzabili (quasi 10% punti percentuali assoluti) non può essere che in piccola misura ascritta allo sviluppo dei servizi di mercato. La frazione di spesa ad essi destinata tra il 1992 ed il 2011 è cresciuta soltanto di 3,5 punti percentuali assoluti.

Fig. 1 - Composizione dei consumi in valore


Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

Analizzando più nel dettaglio quanto accaduto all’interno degli obbligati e dei commercializzabili (tab. 1) si rileva come un elevato contributo all’aumento dell’incidenza delle spese incomprimibili sia derivato dall’abitazione (che comprende anche l’energia). La quota di consumi che le famiglie destinano alla casa è passato in poco meno di 20 anni dal 17,1% al 22,6%. Significativo è stato anche l’aumento dell’incidenza per gli acquisti di beni (carburanti) e servizi per la gestione dei mezzi di trasporto.

Tab. 1a - Consumi delle famiglie: spese obbligate e commercializzabili, valori a prezzi correnti (milioni di euro)

 

1992

2000

2007

2011

Obbligati e affitti imputati

153.475

259.786

350.407

386.110

  abitazione

81.313

133.934

188.280

220.426

  sanità

11.428

22.640

26.202

28.021

  assicurazioni e carburanti

37.447

71.249

94.711

96.925

  altro (*)

23.286

31.963

41.214

40.737

Commercializzabili

322.208

471.919

570.540

590.899

  beni

244.449

338.952

396.896

397.218

  di cui alimentari (**)

92.602

117.143

142.722

147.222

  servizi

77.759

132.967

173.644

193.681

TOTALE CONSUMI

475.682

731.704

920.948

977.010

(*) comprende: protezione sociale; servizi finanziari; altri servizi n.a.c.; (**) incluse bevande alcoliche e non alcoliche.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

Tab. 1b - Consumi delle famiglie: spese obbligate e commercializzabili, composizione %

 

1992

2000

2007

2011

Obbligati e affitti imputati

32,3

35,5

38,0

39,5

  abitazione

17,1

18,3

20,4

22,6

  sanità

2,4

3,1

2,8

2,9

  assicurazioni e carburanti

7,9

9,7

10,3

9,9

  altro (*)

4,9

4,4

4,5

4,2

Commercializzabili

67,7

64,5

62,0

60,5

  beni

51,4

46,3

43,1

40,7

  di cui alimentari (**)

19,5

16,0

15,5

15,1

  servizi

16,3

18,2

18,9

19,8

TOTALE CONSUMI

100,0

100,0

100,0

100,0

(*) comprende: protezione sociale; servizi finanziari; altri servizi n.a.c.; (**) incluse bevande alcoliche e non alcoliche.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

All’interno delle spese destinate a beni e servizi commercializzabili si segnala il progressivo ridimensionamento della spesa per alimentari e bevande, fenomeno che ha caratterizzato anche altri segmenti di consumo considerati “maturi” quali l’abbigliamento e le calzature, i mobili, e l’acquisto di autovetture.

Parte dell’aumento dell’incidenza dei consumi obbligati registrato negli ultimi 20 anni è derivato da una dinamica dei prezzi particolarmente accentuata rispetto al dato medio (tab. 2).

Nel periodo esaminato i prezzi dei beni, dei servizi obbligati e degli affitti imputati sono più che raddoppiati, a fronte di un aumento molto più contenuto dei beni e servizi commercializzabili (l’indice posto uguale a 100 nel 1992 ha raggiunto nel 2011 il 154,8%).

Tab. 2 - Dinamica dei prezzi, variazioni % medie annue

 

1993-2000

2001-2007

2008-2009

2010

2011

2011   (1992=100)

Obbligati e affitti imputati

5,0

3,8

0,7

2,2

4,1

204,6

  Abitazione

5,7

5,3

3,0

2,0

3,4

235,0

  Sanità

3,7

0,1

-0,2

0,1

0,7

135,8

  Assicurazioni e carburanti

4,8

2,7

-1,4

6,8

8,1

202,1

  Altro

3,8

2,2

-5,0

-4,8

1,2

150,8

Commercializzabili

2,9

2,6

2,1

1,0

1,8

154,8

  Beni

2,8

2,4

2,3

0,8

1,7

151,5

  di cui alimentari

2,4

3,4

3,5

0,2

2,4

156,2

  Servizi

3,2

3,0

1,7

1,4

1,9

163,8

TOTALE CONSUMI

3,7

3,0

1,5

1,5

2,7

171,1

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

Il fenomeno rappresenta, al di là dell’eccezione del 2009, una costante di lungo periodo con una progressiva tendenza alla divaricazione tra le dinamiche dei prezzi degli obbligati e dei commercializzabili (fig.2).

Fig. 2 - Dinamica dei prezzi (1992=100)


Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

Le tariffe dei servizi pubblici

Una quota rilevante dei consumi delle famiglie individuati come obbligati è costituita da una varietà di voci tariffarie che rappresentano la spesa sostenuta come corrispettivo di un servizio svolto da un soggetto pubblico nel settore dello smaltimento rifiuti, dell’approvvigionamento idrico, del trasporto pubblico locale, dell’energia elettrica e gas, della sanità e dei servizi amministrativi.

In base all’ente pubblico che ha la competenza, gestisce e controlla l’erogazione del servizio, è possibile fare una distinzione tra tariffe nazionali e tariffe locali. Rientrano tra le tariffe nazionali le tariffe postali, i medicinali, il pedaggio autostradale, l’istruzione, i trasporti ferroviari e marittimi, il canone tv, le tariffe telefoniche (escluso la telefonia mobile), il trasferimento di proprietà di auto e moto.

Le tariffe locali comprendono il biglietto d’ingresso ai musei, lo smaltimento dei rifiuti, gli asili nido, l’acqua potabile, i trasporti urbani e extraurbani, i trasporti ferroviari regionali, i taxi, i servizi sanitari locali, le tariffe per i servizi funebri e dell’anagrafe.

Fig. 3 - L’andamento dell’indice dei prezzi di alcune tariffe e dell’indice generale, (1996 = 100)


Fonte: e
laborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

Avere un quadro uniforme delle diverse voci tariffarie è un’operazione molto complessa perché la tariffa di uno stesso servizio può variare su base territoriale, per tipologia di utenza (domestica e non domestica), risentire delle scelte operate dalle amministrazioni locali nel determinare i costi del servizio, prevedere la presenza di fasce di utenti agevolati, risentire nella determinazione del costo del servizio della dotazione infrastrutturale del territorio.

Una variabilità territoriale dei livelli di prezzo e andamenti molto differenziati tra un territorio e un altro del Paese si riscontra, ad esempio, nel servizio idrico, nel servizio per lo smaltimento rifiuti solidi urbani e nel trasporto locale.

Un processo verso una maggiore uniformità territoriale delle tariffe si registra, invece, sia per il gas naturale dove le tariffe sono state riportare a 6 diverse macroaree, sia per l’energia elettrica, settori regolati e controllati dall’apposita Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Per quanto riguarda la dinamica delle tariffe occorre fare riferimento alla banca dati dell’Istat sui prezzi al consumo dove vi è un quadro sull’andamento dettagliato delle diverse voci tariffarie tramite gli indici di prezzo che indicano mensilmente l’evoluzione dei costi del servizio pagati dai consumatori, ma non forniscono alcune indicazione sul livello dei prezzi delle tariffe.

La fig. 3 evidenzia dal 1996 al 2011 gli incrementi molto accentuati dei prezzi di alcune importanti voci tariffarie e il differenziale di crescita con l’indice generale.

Particolarmente significativo è quanto avvenuto nel settore dei rifiuti, dove il costo del servizio di raccolta e smaltimento si basa sulla tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) o sulla tariffa di igiene ambientale (TIA): nel periodo 1996-2011 i prezzi sono aumentati dell’80%.

Analogo andamento, anche se gli incrementi sono stati meno accentuati, si riscontra nei servizi di trasporto che comprendono i biglietti ferroviari, aerei, marittimi, taxi e trasporto passeggeri su autobus e pullman. Sulla crescita delle tariffe hanno inciso anche gli aumenti di biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico locale che è finanziato nella quasi totalità dalla fiscalità generale, mentre la tariffa pagata dalle famiglie copre solo una piccola parte del costo complessivo del servizio.

A partire dal 2004, le tariffe dell’energia elettrica e gas tendono ad aumentare molto più dell’indice generale dei prezzi, soprattutto a causa delle quotazioni del petrolio che negli ultimi anni sono state caratterizzate, per la concomitanza di fattori economici e geo-politici internazionali, da una dinamica al rialzo.

I consumi per struttura socio-demografica della famiglia

Utilizzando i dati dell’indagine campionaria effettuata annualmente dall’Istat su “I consumi delle famiglie”, è possibile evidenziare alcune interessanti accentuazioni nella distribuzione dei consumi.

Le elaborazioni qui proposte riguardano tre diverse tipologie familiari: le persone sole che hanno più di 65 anni, le famiglie composte da una coppia (con 3 o più figli) e le famiglie con la persona di riferimento nella condizione di disoccupato (tab. 3). Nel 2010 sono gli anziani soli a destinare la quota più consistente (57,2%) della spesa mensile totale alle spese obbligate (abitazione, sanità, trasporti), ed in particolare circa il 48% alla gestione della casa (compresi i fitti figurativi). Sommando le spese per l’alimentazione domestica alle spese obbligate si può affermare che una persona di 65 anni o più che vive sola destina quasi l’80% delle proprie spese a consumi di base. Rispetto al 2000 la quota è cresciuta di oltre 5 punti percentuali, lasciando a disposizione solo poco più del 20% alle spese libere. La quota di spese obbligate risulta elevata anche per le famiglie in cui la persona di riferimento risulta non occupata, rappresentando circa il 50% della spesa mensile complessiva che sale a oltre il 72% se si considera anche la spesa alimentare.

Per le famiglie numerose la quota della spesa incomprimibile è invece più contenuta (pari al 40,9%), quota che raggiunge il 61% se si considera anche la spesa per l’alimentazione, con un incidenza decisamente più consistente della voce trasporti ed assicurazioni (superiore al 10%). La quota di spese obbligate per le famiglie con 3 o più figli pur essendo cresciuta rispetto al 2000 di 4,5 punti percentuali, risulta decisamente inferiore (otre 8 punti percentuali) rispetto a quanto destinano in media le famiglie italiane a questa voce di spesa.

Tab. 3 - Confronto spesa media mensile delle famiglie, composizione %

 

persona sola con 65 anni o più

coppia con 3 o più figli

disoccupati (1)

TOTALE

 

anno 2000

percentuale famiglie

13,6

5,1

10,4

100,0

Obbligati e affitti imputati

52,1

36,5

43,5

41,5

  abitazione

41,6

21,2

30,0

26,9

  sanità

6,3

3,0

4,3

3,9

  assicurazioni e carburanti

3,1

11,2

7,9

9,7

  altro (*)

1,1

1,1

1,3

1,0

Commercializzabili

47,9

63,5

56,5

58,5

  beni

38,3

47,6

44,4

43,9

  di cui alimentari (**)

21,6

21,2

21,9

18,6

  servizi

9,6

15,9

12,1

14,6

TOTALE CONSUMI

1.093

2.738

1.541

2.178

 

anno 2010

percentuale famiglie (anno 2009)

14,9

3,7

10,8

100,0

Obbligati e affitti imputati

57,2

40,9

49,8

48,0

  abitazione

47,8

26,5

36,9

33,7

  sanità

4,9

3,1

3,6

3,7

  assicurazioni e carburanti

3,7

10,4

8,3

9,7

  altro (*)

0,8

0,8

1,0

1,0

Commercializzabili

42,8

59,1

50,2

52,0

  beni

34,4

43,8

37,6

38,8

  di cui alimentari (**)

21,3

20,3

22,3

19,0

  servizi

8,4

15,3

12,6

13,2

TOTALE CONSUMI

1.446

3.298

1.856

2.453

(1) comprende i non occupati "in altra condizione" (disoccupati, persone in cerca di prima occupazione, casalinghe, studenti, inabile al lavoro, in servizio di leva o in servizio civile…); (*) comprende: altri servizi n.a.c.; (**) incluse bevande alcoliche e non alcoliche.
Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

Categorie e gruppi di spesa compresi negli aggregati consumi obbligati e consumi commercializzabili 

  • CONSUMI OBBLIGATI E AFFITTI IMPUTATI
  • Abitazione
  •   Fitti effettivi
  •   Fitti imputati
  •   Manutenzione e riparazione dell'abitazione
  •   Acqua e altri servizi per l'abitazione
  •   Energia elettrica, gas ed altri combustibili
  • Sanità
  • Assicurazione e carburanti
  •   Spese d'esercizio dei mezzi di trasporto esclusi i combustibili
  •   Combustibili e lubrificanti
  •   Assicurazioni
  • Altro
  •   Protezione sociale
  •   Servizi finanziari
  •   Altri servizi n.a.c.
  • CONSUMI COMMERCIABILIZZABILI
  • Beni
  •   Alimentari,  bevande alcoliche e non alcoliche
  •   Tabacco
  •   Vestiario e calzature
  •   Mobili elettrodomestici e manutenzione casa
  •   Acquisto di mezzi di trasporto
  •   Apparecchiature per la telefonia
  •   Articoli audiovisivi, fotografici, computer ed accessori
  •   Altri beni durevoli per la ricreazione e la cultura
  •   Altri articoli ricreativi ed equipaggiamento
  •   Fiori, piante ed animali domestici
  •   Libri
  •   Giornali, ed articoli di cancelleria 
  •   Apparecchi, articoli e prodotti per la cura della persona
  •   Effetti personali n.a.c.
  • Servizi
  •   Servizi di trasporto
  •   Servizi postali
  •   Servizi di telefonia
  •   Servizi ricreativi e culturali
  •   Vacanze tutto compreso
  •   Pubblici esercizi
  •   Servizi alberghieri ed alloggiativi
  •   Barbieri, parrucchieri e saloni e altri servizi per la persona
  •   Istruzione
  • TOTALE CONSUMI

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