Spiagge: Sib contrario alla svendita, primo passo del Senato

Spiagge: Sib contrario alla svendita, primo passo del Senato

Il Sindacato italiano balneari si schiera contro l'art. 71 della Finanziaria che porterà alla vendita delle spiagge demaniali e propone l'acquisizione delle sole aree sulle quali insistono i manufatti. Ok dell'Aula di Palazzo Madama all'abrogazione.

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31 gennaio 2002

 

Spiagge: Sib contrario alla svendita, primo passo del Senato

 

Via libera dal Senato al provvedimento salva-spiagge che cancella l’articolo 71 della Legge Finanziaria nel quale si autorizzava la cessione di litorali, arenili e altri beni demaniali con il rischio che fossero privatizzati. L’Aula di Palazzo Madama ha infatti accolto l’emendamento al decreto numero 452 approvato nei giorni scorsi dalla Commissione Finanze.

L’iniziativa di Palazzo Madama è giunta dopo una ferma presa di posizione del Sindacato italiano balneari aderente a Fipe/Confturismo. “Siamo contrari all’articolo 71 della Finanziaria 2002 così come formulato – aveva detto il Presidente del Sib Riccardo Scarselli in una nota firmata assieme al responsabile Mare di Legambiente, Sebastiano Venneri - in quanto farebbe acquisire ai Comuni anche le aree demaniali marittime che sono affidate in concessione dalle Regioni agli operatori turistici di spiaggia, in prospettiva di una successiva vendita a chiunque oggi le occupi, anche senza titolo, e ne chiediamo l’immediata abolizione”. Il Sib propone, invece, l’acquisizione delle sole aree sulle quali insistono i manufatti.

“Si è trattato certamente – continuava il Presidente del Sib - di una svista del Governo a cui bisogna porre rimedio al più presto perché non vengano premiati coloro i quali da anni hanno perpetrato grossi abusi di ordine urbanistico sul demanio arrecando in questo modo un grave danno non solo all’ambiente circostante, ma, soprattutto, all’immagine turistica del nostro Paese”.

La posizione del Sib aveva riscosso il plauso di Legambiente, che aveva espresso la sua soddisfazione per la decisione del sindacato più rappresentativo del settore  balneare. “E’ il segnale inequivocabile – così si era espresso Venneri - che la privatizzazione delle parti migliori del nostro territorio non paga neanche in termini economici. La proprietà pubblica del demanio marittimo ha rappresentato finora una garanzia per gli stessi operatori del  settore e non vogliamo assolutamente che chi ha massacrato le coste del nostro Paese venga associato a operatori turistici balneari che, da decenni, si battono in piena legalità per la difesa dei loro sacrosanti diritti”.

 

 

 

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