Squeri (Confcommercio) su suicidio gioiellere: un commerciante rapinato è sempre una vittima, anche quando reagisce
Squeri (Confcommercio) su suicidio gioiellere: un commerciante rapinato è sempre una vittima, anche quando reagisce
No alla giustizia fai da te e al far west, ma non si possono mettere sullo stesso piano vittime e criminali. Iniziative della Confcommercio per sensibilizzare i commercianti a non reagire in caso di rapina20/200920/09
Roma, 28.2.2009
No alla giustizia fai da te e al far west, ma non si possono mettere sullo stesso piano vittime e criminali. Iniziative della Confcommercio per sensibilizzare i commercianti a non reagire in caso di rapina
Squeri (Confcommercio) su suicidio gioiellere: un commerciante rapinato è sempre una vittima, anche quando reagisce
“Il suicidio di Massimo Mastrolorenzi, è emblematico della disperazione di chi ha avuto una vita segnata per aver reagito a un evento drammatico come una rapina. Noi non vogliamo la giustizia fai da te e tanto meno il ‘far west’, e lo ribadiamo da tempo, ma non si possono mettere sullo stesso piano vittime e criminali. L’imputazione di omicidio volontario è una forzatura ideologica del diritto”: questo il commento di Luca Squeri, Presidente Commissione Politiche per la Sicurezza di Confcommercio, sulla vicenda del gioielliere romano che si è tolto la vita ieri.
“I cittadini, e i commercianti in particolare sono sconfortati, si sentono soli. E da soli pensano di difendersi. Il nostro consiglio – prosegue il rappresentante di Confcommercio - è sempre quello, di fronte ad una rapina, di non reagire, di non mettere a repentaglio la propria vita o quella degli altri a fronte dell’incasso, e di non rischiare le conseguenze anche penali di gesti comprensibili, ma avventati. Meglio prevenire le situazioni, attraverso l’uso di telecamere, collegamenti con le centrali operative e affidarsi sempre alla costante collaborazione con le forze dell’ordine. E’ questa la linea di Confcommercio e sulla quale stiamo sviluppando - insieme alle Questure, all’Arma dei Carabinieri e al Ministero dell’Interno - dei progetti mirati, fra quali un vademecum antirapina per i commercianti.”
“Ma il vero problema – ribadisce Squeri - è la giustizia: da un lato manca la certezza della pena, e così il rapinatore identificato e incriminato si ritrova a girare a piede libero dopo pochi giorni; dall’altro la legge consente la detenzione e l’utilizzo di armi per difesa personale, ma poi i pm non tengono conto di chi, in una rapina, è la vittima e chi l’aggressore, e delle circostanze drammatiche in cui si verifica il fatto. Nel caso di Mastrolorenzi si è passati dallo scagionarlo per legittima difesa all’imputarlo per eccesso di legittima difesa ed infine accusarlo di omicidio volontario. In quest’ultima ipotesi , verrebbe da parlare di forzatura ideologica del diritto. E’ più corretto ragionare, invece, come nel caso del tabaccaio di Milano, in termini di legittima difesa putativa”.