Tavolo sulle PMI presso il Ministero dello Sviluppo Economico

Tavolo sulle PMI presso il Ministero dello Sviluppo Economico

Roma, 18 marzo 2009

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18 marzo 2009
Macro Carrier

 

Signor Ministro,

 

in primo luogo, un sincero ringraziamento per aver voluto avviare un tavolo di confronto sulle problematiche delle PMI.

 

Un tavolo istituito allo scopo di dare concreta attuazione allo Small Business Act europeo, ma che, oggi, rappresenta anche un’occasione importante per far leva sul sistema delle PMI come risorsa per rispondere alla crisi e per tornare a crescere.

 

Alla crisi ed alle sue prospettive bisogna guardare con un atteggiamento realista. Senza pessimismo, certamente. Ma anche senza sottovalutazioni di difficoltà, che sono profonde, e di rischi, che sono elevati.

 

Basti ricordare che, nel 2008, la rete commerciale si è ridotta di una unità ogni 13/14 minuti circa.

 

Il realismo dice che, rispetto alla crisi finanziaria, l’Italia ha potuto fortunatamente far conto su un sistema bancario tradizionalmente più prudente.

 

Ma l’analisi dice anche che proprio il restringimento dei flussi creditizi rischia di far da “volano” all’impatto – veloce ed intenso – della crisi finanziaria sull’economia reale.

 

E’ infatti evidente la crescente difficoltà, soprattutto da parte delle PMI, nell’accesso a finanziamenti adeguati e ad adeguate condizioni.

 

Certo, siamo tutti consapevoli della portata “globale” della crisi finanziaria e, dunque, del rilievo del coordinamento internazionale per riattivare il circuito della fiducia nel sistema bancario e tra le banche e le imprese.

 

Ma intanto, in Italia, le misure previste ai fini del rafforzamento patrimoniale del sistema bancario sono state giustamente condizionate agli impegni che le banche richiedenti assumeranno per assicurare l’accesso al credito da parte delle famiglie e delle piccole e medie imprese, nonché per lo sconto dei crediti vantati da queste imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

 

Sugli impegni, allora, richiediamo particolare vigilanza. Anche con la rapida attivazione, presso le Prefetture, degli osservatori territoriali sul credito, al cui interno potrebbe essere collocata una figura simile al “mediatore del credito” previsto nel modello francese.

 

Così come occorre che - sul versante dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni, crediti pari a circa 2,5 punti di PIL – tutti i soggetti istituzionalmente competenti agiscano per l’accelerazione dei tempi di pagamento e che lo sconto di tali crediti sia agevolato attraverso strumenti di garanzia resi dal sistema assicurativo e dalla SACE.

 

Essenziale è, poi, il sostegno dell’attività svolta dai consorzi fidi, in particolare con l’attivazione della garanzia dello Stato e con più consistenti risorse destinate al fondo centrale di garanzia.

 

Per il commercio, in particolare, sarebbe importante il rifinanziamento delle misure previste per le società finanziarie promosse dai consorzi fidi del settore, a seguito della riforma del ’98.

 

Certo, la prospettiva del processo evolutivo dei consorzi fidi – attraverso operazioni di concentrazione e fusione – va mantenuta. Ma è un processo che, in questa fase, non può essere forzato e che, al contrario, merita di essere più attentamente graduato, con un lavoro, paziente e certosino, di miglioramento degli strumenti che intanto ci sono.

 

In generale, l’individuazione di strumenti e di robuste dotazioni per la prestazione di garanzie pubbliche è oggi determinante. Sia per dare impulso agli investimenti, sia per ristrutturare il debito, evitando la “tagliola” dei rientri a breve.

 

Sul terreno fiscale, poi, va mobilitata un’ampia gamma di strumenti.

 

La revisione straordinaria dei parametri degli studi di settore, anzitutto. Ma anche la velocizzazione del rimborso dei crediti fiscali; la riduzione dell’entità del prossimo acconto; il potenziamento dei crediti d’imposta per l’innovazione e per l’occupazione; l’incentivazione fiscale delle scelte di rafforzamento patrimoniale delle imprese.

 

In sede di approfondimento tecnico, meglio dettaglieremo queste misure.

 

Ma fin d’ora, Signor Ministro, desidero segnalare alla Tua diretta attenzione l’utilità di specifiche misure destinate a sostenere gli investimenti delle imprese dei servizi in materia di ristrutturazioni edilizie dei propri impianti e per finalità di efficientamento energetico.

 

Così come, il rilievo di strumenti di fiscalità premiale e di distretto per promuovere processi di ristrutturazione e riqualificazione delle reti commerciali nelle nostre città e, in particolare, nei centri storici.

 

Restano poi aperte complessive questioni di sistema fiscale: un compatibile alleggerimento delle aliquote Irpef per i redditi medio-bassi; la revisione della disciplina Ires per quel che riguarda i limiti posti alla deducibilità degli interessi passivi e l’eliminazione degli ammortamenti anticipati; il riallineamento competitivo delle aliquote Iva per il turismo, anche sulla scorta delle recenti conclusioni dell’Ecofin.

 

Quanto all’innovazione, la nostra richiesta è che si pervenga ad un’ampia apertura dei bandi di “Industria 2015” al terziario di mercato e che, più in prospettiva, possa essere varato uno specifico programma di sostegno dedicato all’innovazione dell’impresa diffusa dei servizi.

 

Parimenti, segnaliamo l’esigenza di un celere sviluppo dei lavori dei tavoli già avviati e dedicati a specifici settori e filiere - dalla fiscalità per l’auto alla filiera tessile-abbigliamento – così come la necessità di un approfondimento delle misure fin qui varate per talune tipologie di beni di consumo durevoli e semi-durevoli nell’area dell’arredo casa e degli elettrodomestici.

 

Concludo. Per un singolare cortocircuito della storia, questo 2009 è tanto l’anno dello Small Business Act, quanto l’anno della grande crisi.

 

In Italia – patria per eccellenza delle Pmi – il 2009, allora, potrebbe e dovrebbe divenire l’occasione per mettere a sistema politiche e strumenti dedicati a queste imprese.

 

Imprese che costituiscono il 95% della struttura produttiva del Paese. Imprese che non chiedono politiche da riserva indiana, ma, al contrario, scelte che le mettano in condizioni di affrontare la concorrenza ad armi pari e di crescere.

 

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