Tendenze della congiuntura (IT consuntivo 1998 e primi risultati 1999) #2

Tendenze della congiuntura (IT consuntivo 1998 e primi risultati 1999) #2

Permane incerta la situazione economica internazionale; rallenta ulteriormente l'economia italiana; diminuisce sensibilmente la domanda estera; rallenta anche la domanda interna

Permane incerta la situazione economica internazionale

Tra la fine del ’98 ed i primi mesi del ’99 si sono accentuati a livello internazionale i segnali di debolezza del quadro macroeconomico:

le economie russa, brasiliana e del sud est asiatico presentano ancora forti elementi di instabilità;

il Giappone non evidenzia segnali tali da far ipotizzare nel brevissimo periodo l’uscita dalla fase recessiva;

la produzione americana comincia a registrare i primi sintomi di rallentamento, facendo ritenere esaurita la fase in cui lo spostamento di risorse dai mercati in crisi a quello statunitense aveva contribuito a mantenere sostenuta la domanda interna e la crescita;

le economie europee mostrano una sensibile attenuazione dei tassi di crescita.

A questa situazione si aggiungono le preoccupazioni circa gli effetti che potrebbe avere il conflitto nei Balcani sulle economie europee. Il permanere di uno stato di crisi nell’area potrebbe, infatti, ingenerare peggioramenti nelle aspettative delle famiglie e delle imprese contenendo la crescita della domanda interna, che era risultata lo scorso anno l’elemento più dinamico.

Rallenta ulteriormente l’economia italiana

In questo contesto il quadro italiano evidenzia segnali di un rallentamento particolarmente accentuato, con una stagnazione che rischia, in assenza di una netta inversione delle tendenze in atto, di trasformarsi in una fase recessiva.

Il quarto trimestre si è chiuso per l’Italia in modo abbastanza negativo, con una diminuzione del PIL in termini congiunturali dello 0,3%, dinamica che ha portato ad una crescita tendenziale 0,9% e dell’1,4% nell’intero anno.

Tab. 1 – CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI (prezzi 1995)

Variazioni % sul periodo corrispondente

  1998  
  I Trim II Trim. III Trim. IV Trim. MEDIA
P.I.L. 2,4 1,1 1,3 0,9 1,4
IMPORTAZIONI 17,7 9,3 3,3 4,2 6,1
CONSUMI FINALI INTERNI 1,8 1,7 2,0 1,8 1,8
consumi famiglie 2,0 1,8 2,1 1,8 1,9
consumi collettivi 1,0 1,4 1,6 1,7 1,4
INVESTIMENTI 4,4 3,8 3,8 2,2 3,5
ESPORTAZIONI 8,0 6,0 -1,2 -6,7 1,3
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Sulla base delle indicazioni provenienti dalla produzione industriale nei primi mesi del ’99, non sembra che questo profilo sostanzialmente stagnante della economia italiana abbia conosciuto un miglioramento, anzi la sensibile caduta di febbraio (-3,0% rispetto all’analogo mese dello scorso anno) lascia ipotizzare addirittura un peggioramento.

La domanda estera

Diminuisce sensibilmente la domanda estera

Il deterioramento della congiuntura internazionale si è riflesso in misura molto consistente sulla dinamica della domanda estera.

Nell’ultimo trimestre del ’98 le esportazioni in quantità, in conseguenza del netto ridimensionamento del commercio mondiale, hanno segnalato per il secondo trimestre consecutivo una flessione, risultata particolarmente sostenuta sia in termini congiunturali, che tendenziali (-6,7%).

Questa evoluzione ha determinato nella media del ’98 una modestissima tendenza alla crescita dei flussi esportativi (1,3%), segnalando un netto ridimensionamento rispetto al 1997 (5,0%).

La bassa dinamica produttiva interna e l’elevato accumulo di scorte realizzate nei mesi precedenti hanno portato nell’ultimo trimestre del ’98 ad una accentuata flessione della domanda verso l’estero diminuita del 5,6% in termini congiunturali e del 5,0% in termini tendenziali.

Tale evoluzione ha ridotto sensibilmente il tasso di crescita nella media dell’anno (6,1%, contro il 9,9% del ‘97). Il combinarsi delle dinamiche delle esportazioni e delle importazioni ha portato per il secondo anno consecutivo ad un ridimensionamento dell’attivo con l’estero.

Le tendenze in atto dal lato della domanda estera non sembrano destinate a modificarsi sensibilmente nel breve periodo, in conseguenza del peggioramento che si sta avvertendo in tutta l’area della UE per quanto concerne le dinamiche produttive. Solo alla fine del ’99 potrebbe, in presenza di un quadro internazionale più dinamico, registrarsi l’attesa ripresa dei flussi esportativi.

La domanda interna

Rallenta anche la domanda interna

La stagnazione economica si è riflessa anche negli andamenti della domanda interna che nel quarto trimestre del ’98 ha registrato una sostanziale stabilità con un incremento in termini congiunturali dello 0,2%.

In particolare si segnala come i consumi delle famiglie, in modesta crescita nei primi nove mesi del ’98, abbiano conosciuto nell’ultimo trimestre una battuta d’arresto.

Ciò nonostante nella media dello scorso anno la domanda delle famiglie è aumentata dell’1,9% in termini reali, riflettendo in parte la tendenza al recupero dei consumi di servizi, fortemente compressi nel 1997.

Tab. 2 – FATTURATO IN TERMINI REALI PER CLASSE DI IMPRESA

Variazioni % sul periodo corrispondente

  1998  
  I Trim II Trim. III Trim. IV Trim. MEDIA
PICCOLE E MEDIE (fino a 5 addetti) -0,4 0,4 0,3 0,7 0,3
GRANDI (oltre 6 addetti) 2,1 2,8 1,9 2,9 2,5
TOTALE 0,2 1,0 0,7 1,2 0,9
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

A conferma della scarsa dinamicità dei consumi di beni da parte delle famiglie si sottolinea come l’indice delle vendite della grande distribuzione in termini reali abbia registrato lo scorso anno una crescita dello 0,9%, sintesi, come già avvenuto in precedenza, di una stagnazione della domanda presso le imprese di più piccola dimensione e di una crescita lievemente più sostenuta verso le grandi imprese.

Tendenza confermata anche a gennaio del ’99, mese nel quale le vendite in termini reali sono aumentate di un modesto 0,6%, con valori lievemente più positivi per le aziende di più grande dimensione.

Anche per gli investimenti, nonostante la discesa del costo del denaro, si è notata nel corso dell’ultimo trimestre del ’98 una evoluzione decisamente più contenuta della domanda sia in termini congiunturali, che tendenziali.

Nella media dello scorso anno questa componente ha, comunque, mostrato una tendenza la recupero rispetto a quanto registrato nel ’97 (3,5% contro lo 0,8%) riflettendo principalmente la maggiore domanda per mezzi di trasporto.

L’occupazione

Prosegue la tendenza al miglioramento del mercato del lavoro

L’unico elemento positivo continua ad essere rappresentato dal miglioramento del quadro occupazionale, anche se sulla crescita del numero di coloro che sono occupati una incidenza sempre più rilevante viene assunta dai lavoratori con contratti a termine.

Tab. 3 – OCCUPATI PER AREA

Variazioni assolute sul periodo corrispondente

  1998 1999
  Gen. Apr. Lug. Ott. Gen.
Nord 108 11 50 105 117
Nord Ovest 86 29 58 87 49
Nord Est 22 -18 -8 18 68
Centro 27 -6 -22 20 74
Sud -21 16 87 58 17
ITALIA 117 25 115 183 203
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Se la maggiore flessibilità del sistema rappresenta un elemento indubbiamente positivo è anche vero che la transizione da un sistema fortemente protetto ad uno più legato alle condizioni del mercato non potrà essere indolore. Il mercato si dimostrerà presumibilmente, almeno in questa prima fase, più reattivo ai mutamenti negativi del ciclo, con fluttuazioni più sensibili nelle fasi di stagnazione dell’economia.

Si aggiunga che parte di questa nuova occupazione è ancora connessa all’attuazione di interventi temporanei che dovrebbero cessare i loro effetti nel breve periodo, come dimostra la minore dinamicità già riscontrata a gennaio nel mezzogiorno, dove le condizioni economiche non sembrano in grado di sostenere uno sviluppo autonomo del mercato del lavoro.

La tendenza all’aumento della forza lavoro occupata, 203mila unità in più rispetto a gennaio del ’98, seppure fortemente concentrata nel nord del paese, continua ad interessare tutte le aree.

Tale evoluzione si è rivelata ancora una volta insufficiente ad attenuare i consistenti divari in termini di mercato del lavoro esistenti nel Paese.

Tab. 4 – TASSO DI disOCCUPAZIONE PER AREA – GENNAIO

  1996 1997 1998 1999
Nord 6,7 7,1 6,5 6,0
Nord Ovest 7,2 7,7 7,1 6,7
Nord Est 5,9 6,2 5,7 5,1
Centro 10,5 10,6 10,0 9,7
Sud 21,7 21,8 22,4 23,6
ITALIA 12,2 12,4 12,2 12,4
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Aumenta ulteriormente la disoccupazione al sud

Se nel centro nord si conferma la tendenza al parziale riassorbimento della disoccupazione nel mezzogiorno si continua ad osservare una progressiva crescita del tasso di disoccupazione in tutte le sue componenti, giovanile e di lunga durata.

Questa dinamica riconducibile in parte alla maggiore consistenza di forze lavoro potenziali presenti nel sud sottolinea ulteriormente le difficoltà dell’economia meridionale, evidenziando non solo il rischio di un ulteriore ampliamento dei divari territoriali, ma anche, in assenza di interventi incisivi e duraturi, di una esasperazione dei conflitti sociali.

Prosegue la fase di espansione dell’occupazione nel terziario

A livello settoriale si sottolinea, ancora una volta, come un contributo determinante alla crescita dell’occupazione sia derivato anche a gennaio del ‘99 dal terziario, settore nel quale gli occupati sono risultati di ben 321mila unità superiori rispetto alla rilevazione effettuata nell’analogo periodo dello scorso anno.

Tab. 5 – OCCUPATI PER SETTORE DI ATTIVITÀ

variazioni assolute sul periodo corrispondente

  1998 1999
  Gen. Apr. Lug. Ott. Gen.
AGRICOLTURA 18 -9 -31 -103 -114
DIPENDENTI 35 18 -25 -46 -43
INDIPENDENTI -17 -27 -7 -57 -71
INDUSTRIA 84 -8 -26 25 -4
DIPENDENTI 75 -18 -33 20 -15
INDIPENDENTI 9 10 11 5 11
ALTRE ATTIVITÀ 15 42 172 263 321
DIPENDENTI 37 67 126 161 187
INDIPENDENTI -23 -25 48 102 135
Commercio -68 -6 58 79 88
Dipendenti -5 8 40 47 48
Indipendenti -64 -14 18 32 41
Alberghi e P.E.         -17
Dipendenti         0
Indipendenti         -17
TOTALE 117 25 115 184 203
DIPENDENTI 148 67 68 135 128
INDIPENDENTI -31 -42 48 50 75
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

A questa dinamica positiva, imputabile in particolare nel mezzogiorno anche agli effetti dei LSU, ha continuato a contribuire anche la componente indipendente, che ha proseguito nella sua fase espansiva avviata nella seconda metà dello scorso anno.

All’interno dei servizi si conferma, inoltre, la maggiore vitalità del settore commerciale tornato a produrre un contributo positivo all’occupazione anche per quanto concerne gli indipendenti.

Questa evoluzione riflette, presumibilmente, più che l’avvio di nuove attività commerciali la tendenza all’aumento di lavoratori autonomi in funzioni di intermediazione, come confermerebbero anche i dati sulla nati mortalità delle imprese.

Le imprese

Continua a ridursi il numero di imprese nel commercio al dettaglio

I saldi tra iscrizioni e cessazioni delle imprese commerciali, continuano, infatti, a mostrare nel complesso una evoluzione ancora pesantemente negativa e pari ad oltre 11mila imprese.

Il dato riflette, come di consueto, dinamiche articolate per i singoli settori: a fronte di un saldo positivo del comparto dell’ingrosso e dell’intermediazione commerciale, il settore del dettaglio presenta una flessione, che seppure lievemente più contenuta rispetto a quanto registrato nel ’97 appare ancora elevata (-12.577 imprese).

La tendenza, seppure diffusa sul territorio appare ancora una volta fortemente concentrata nel nord del paese, dove è più accentuata la presenza di aziende di medio grande dimensione. L’elevato grado di concorrenza da un lato spinge fuori dal mercato le imprese meno competitive, dall’altro determina continui processi di fusione e concentrazione.

Tab. 6 – SALDI tra iSCRIZIONI E CESSAZIONI DELLE IMPRESE COMMERCIALI, TURISTICHE E DEI SERVIZI PER AREA

GENNAIO- dicembre-1998

  Nord Centro Sud ITALIA
COMMERCIO INGROSSO E DETTAGLIO -7.930 -3.327 125 -11.132
Comm.,manut.e rip.autov.e motocicli -845 -577 -536 -2.058
Comm.ingr.e interm.del comm.escl.autov. 839 455 2.209 3.503
Comm.dett.escl.autov.;rip.beni pers. -7.824 -3.205 -1.548 -12.577
ALBERGHI E PUBBLICI ESERCIZI -204 307 1.594 1.697
SERVIZI 1.655 1.427 3.694 6.776
TOTALE ECONOMIA (Netto Agricoltura) 23.207 12.629 29.148 64.924
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati INFOCAMERE

Come già sottolineato anche in precedenti occasioni l’apparente tenuta dell’apparato distributivo meridionale non è sintomo di un contesto economico meno negativo o della presenza di un sistema imprenditoriale più forte, ma indica molto spesso il tentativo da parte di coloro che sono senza una occupazione di trovare autonomamente una soluzione al problema.

Si consideri, infatti, che se è vero che nel mezzogiorno si concentrano circa la metà delle nuove iscrizioni di imprese del commercio al dettaglio registrate nel ’98, è anche vero che le chiusure sono altrettanto elevate a conferma della fragilità del sistema e delle difficoltà per le aziende commerciali di resistere in condizioni di mercato poco favorevoli.

Fenomeno che potrebbe essere accentuato nei prossimi mesi e conoscere una connotazione più diffusa sul territorio in conseguenza dell’eliminazione, per gli esercizi di vicinato, di vincoli all’entrata per i nuovi soggetti.

Se la liberalizzazione favorirà la nascita di nuove imprese non si può escludere che in presenza di una domanda che non conosce sensibili modificazioni in termini quantitativi vi sarà una analoga tendenza, in virtù della maggiore competitività, per le chiusure.

Si aggiunga che allo stato attuale in molte regioni non sono ancora stati definitivamente approvati i criteri e gli indirizzi per lo sviluppo sul territorio delle imprese commerciali, elemento che contribuisce ad aumentare il grado di incertezza degli operatori del settore e frena la pianificazione degli investimenti da parte delle imprese.

Una situazione lievemente più positiva, anche in considerazione della ripresa registrata lo scorso anno per gli arrivi e le presenze, si è riscontrata per le imprese turistiche, per le quali il saldo tra iscrizioni e cessazioni nel 1998 è risultato positivo per 1.698 aziende.

In questo caso la maggiore vitalità del sistema imprenditoriale è imputabile esclusivamente al mezzogiorno, a conferma del ruolo che può svolgere il settore nella crescita dell’area e delle preoccupazioni sui possibili effetti della crisi balcanica sull’economia meridionale.

L’inflazione

L’inflazione mostra una lieve tendenza alla ripresa

Dopo alcuni mesi nei quali i prezzi al consumo avevano mostrato una sensibile tendenza al rallentamento nei mesi di marzo ed aprile, stando alle prime indicazioni, l’inflazione sembra mostrare una modesta tendenza alla ripresa.

Tab. 7 – INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO INTERA COLLETTIVITÀ

Variazioni % sul periodo corrispondente

  1999  
CAPITOLI DI SPESA Gen. Feb. Mar. MEDIA
INDICE GENERALE (netto tabacchi) 1,4 1,3 1,4 1,4
Prodotti alim. e bevande analcoliche 1,2 1,2 1,4 1,3
Bevande alcoliche e tabacchi 4,5 4,4 0,9 3,2
Abbigliamento e calzature 2,3 2,4 2,1 2,3
Abitazione, acqua, energia 0,3 0,4 0,4 0,3
Articoli uso domestico 1,7 1,4 1,4 1,5
Sanità e salute 2,4 2,5 2,4 2,4
Trasporti 0,6 1,0 0,7 0,7
Comunicazioni 0,1 0,0 -0,8 -0,2
Ricreazione, spettacoli e cultura 0,7 0,6 0,8 0,7
Istruzione 2,1 2,1 2,1 2,1
Alberghi, ristoranti, bar 2,4 2,7 2,4 2,5
Altri beni e servizi 1,7 1,5 1,5 1,5
Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Se il dato di marzo riflette essenzialmente l’aumento dei prezzi dei servizi di telefonia, sulla variazione di aprile, che stando alle prime indicazioni dovrebbe portare l'inflazione tendenziale sull’1,5%, un ruolo significativo è stato svolto dai prezzi dei prodotti petroliferi.

Questa evoluzione ha riflesso gli aumenti registrati negli ultimi mesi dalle quotazioni delle materie prime, in particolare energetiche, sui mercati internazionali amplificati per la nostra economia dagli effetti della svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro.

Le tendenze in atto non sembrano destinate a modificarsi nel brevissimo periodo, evidenziando il rischio non solo per l’Italia di una ripresa delle tensioni inflazionistiche via importazioni.

La tendenza alla crescita dei prezzi, seppure modesta, se confermata anche nei prossimi mesi potrebbe portare, in considerazione della massima attenzione della BCE a questo indicatore, ad una politica monetaria lievemente più stringente con un aumento del tasso di riferimento del costo del denaro, decisione che avrebbe effetti negativi sulla crescita e sulla finanza pubblica.

La presente nota è stata redatta con le informazioni disponibili al 23 aprile 1999.

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