Nel Veneto i centri abitati continuano a perdere negozi

Nel Veneto i centri abitati continuano a perdere negozi

Secondo gli ultimi dati del report sulla demografia d'impresa realizzato da Confcommercio Veneto e Unioncamere, cala il commercio, mentre salgono turismo e innovazione.

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19 maggio 2025

Gli esperti definiscono questo fenomeno “concentrazione e plurilocalizzazione dell’impresa”. Si tratta di un modello verso cui tende sempre più il sistema imprenditoriale del terziario di mercato in Veneto: meno imprese, ma con un numero crescente di sedi e filiali, spesso distribuite anche in province diverse. Un’evoluzione già visibile negli anni scorsi, che oggi si consolida ulteriormente, influenzando in modo significativo la struttura dei centri abitati, dalle grandi città ai piccoli comuni, ma anche le abitudini della popolazione e dei consumatori.

È quanto emerge dal consueto report sulla demografia d’impresa stilato da Confcommercio Veneto in collaborazione con Unioncamere. Il numero delle sedi d’impresa nel terziario di mercato nella regione è di 126.513 (-1,9% sul 2024 pari a 2.391 unità) e rappresenta il 30% sul totale regionale. Quello delle unità locali dipendenti è invece di 51.227 (+1,1%, pari a 557 unità), circa il 45% sul totale del Veneto.

Il fenomeno della desertificazione commerciale, più volte segnalato anche da Confcommercio nazionale, sta generando due dinamiche opposte:

  • calo demografico per la filiera del commercio;
  • crescita demografica dell’ambito turistico e informatico.

I dati evidenziano che i settori più colpiti dalla desertificazione commerciale sono:

  • ingrosso di alimentari e bevande (-2,3% sedi e -0,4% unità locali);
  • ingrosso di beni di consumo finale (-3,2% sedi e -1,7% unità locali);
  • negozi specializzati in alimentari (-3,7% sedi e -1,2% unità locali);
  • abbigliamento (-4,7% sedi e -2% unità locali); 
  • calzature (-5,3% sedi e -2,4% unità locali);
  • ambulanti (-6,5% sedi e +1,7% unità locali);
  • ristorazione (-2,1% sedi e +1,4% unità locale);
  • logistica (-6,1% sedi e +0,1% unità locali).

Viceversa crescono i seguenti settori:

  • alloggio (+5,2% sedi e +8,5% unità locali);
  • immobiliare (+5,2% sedi e +1,5% unità locali);
  • trasporto tramite noleggio (+4% sedi e +10% unità locali);
  • software e consulenza informatica (+1,3% sedi e +1,2% unità locali).

Il commento dei presidenti

"Le trasformazioni del tessuto imprenditoriale – ha spiegato Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto – sono sempre più evidenti. Sta alle imprese capire come cogliere le evoluzioni e adattarsi ad esse, per governarle con i necessari cambiamenti, investendo sull’innovazione e la transizione digitale. Preoccupa la diminuzione continua dei negozi, soprattutto quelli di vicinato, che sono attività e servizi fondamentali per i centri abitati. Senza di essi una città diventa meno città. Serve un’alleanza tra istituzioni, da quelle più grandi agli enti locali, per mettere in campo un grande piano di rilancio, a sostegno dell’avvio di nuovi negozi, ma anche per difendere quelli che già ci sono".

“Nella dinamica di diminuzione del commercio – ha aggiunto Antonio Santocono, presidente di Unioncamere Veneto – senza dubbio incide una crescente attenzione delle famiglie a ricostituire il risparmio eroso dal rincaro dei prezzi degli ultimi anni. Allo stesso tempo sono cambiate anche le abitudini e gli stili di vita, che finora ha privilegiato l’acquisto di servizi rispetto ai beni di consumo che, infatti, soffrono, come, nel caso del fashion. Le istituzioni devono sostenere il ruolo fondamentale dei negozi di vicinato e incentivare la capacità di città e comuni più piccoli di attrarre attività commerciali, che sono essenziali per rendere vivi i centri urbani”.

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