Tfr in busta paga: le reazioni del mondo politico e sindacale

Tfr in busta paga: le reazioni del mondo politico e sindacale

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1 ottobre 2014

 

L'ipotesi allo studio del governo di anticipare una quota del tfr in busta paga sta animando il diobattito politico di questi giorni. Di seguito una "carrellata" di reazioni dal mondo sindacale e politico. ''Basta speculazioni sul lavoro'' e' quanto afferma il segretario aggiunto della Cisl Anna Maria Furlan, designata alla successione di Raffaele Bonanni  ''Il Tfr e' meno tassato dello stipendio - spiega Furlan - non vogliamo che in questo modo i lavoratori paghino piu' tasse anche su quello''. Mettere parte del tfr nella busta paga dei lavoratori "non e' la strada giusta" secondo la Uil. Lo ha affermato il segretario generale del sindacato, Luigi Angeletti, intervenendo al congresso nazionale della Uilca. "Capisco il bisogno di dare qualche euro in piu' nelle tasche dei lavoratori per aumentare i consumi, ma questa - ha detto - non e' la strada giusta. Bisogna abbassare le tasse sul lavoro". Il segratrio della Cgil, Susanna Camusso, sottolinea: "Nessuno dica che si stanno aumentando i salari dei lavoratori: quelli sono soldi dei lavoratori, frutto dei contratti e delle contrattazioni e non una elargizione di nessun governo e non e' un nuovo bonus se no, davvero, siamo alla disinformazione".  Sul fronte politico, Raffaello Vignali del Nuovo Centrodestra sottolinea che "il Tfr in busta paga puo' essere una soluzione per ampliare il reddito disponibile delle famiglie, anche quelle che non ricevono il bonus di 80 euro, e rilanciare i consumi interni. Senza dimenticare che l'aumento dell'eta' pensionabile rende meno determinante il Tfr come seconda gamba del trattamento previdenziale". Vignali però avverte che, "come sottolineato anche dalle organizzazioni delle piccole e medie imprese artigiane e del commercio, e' assolutamente necessario fare in modo che una simile operazione non si riveli l'ennesima tegola nei confronti delle Pmi, che rischierebbero di dover affrontare un enorme problema di liquidita'". Molto "secco" il vicepresidente del Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri: "Tfr in busta paga? Una proposta molto scenica dietro la quale si puo' nascondere una truffa. Qualche centinaio di euro in piu' non rilanciano i consumi e anzi l'idea di non avere un gruzzoletto da investire dopo anni di lavoro puo' avere un effetto deprimente. Senza considerare che per le piccole imprese sarebbe un salasso insostenibile". In un post pubblicato sul suo blog, il leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, sottolinea che "mentre il Paese precipita nel baratro della disoccupazione e della recessione, il governo gli da' una spintarella. Togliere il Tfr alle imprese vuol dire metterle in mutande e costringerle a rivolgersi al credito bancario per finanziarsi. Il Tfr e' dei lavoratori e su questo siamo tutti d'accordo, ma in un momento di stretta creditizia, provate a chiedere un fido a una banca...(togliere alle Pmi una parte consistente della cassa vuol dire strozzarle). Forse riusciranno a saldare i Tfr, ma potrebbero chiudere il mese dopo per mancanza di liquidita'". Per Corrado Passera, fondatore di italia Unica, "la consegna di una quota del Tfr nelle buste paga dei lavoratori potrebbe essere un'operazione di "buon senso che ho proposto per primo io. Certo in questo momento rischia di essere solo un'operazione elettorale", una elargizione "nel caso si dovesse andare presto ad elezioni". Secondo il presidente della Commissione di Vigilanza sull'Anagrafe Tributaria Giacomo Portas, eletto alla Camera nelle liste del Pd, il tfr in busta paga potrebbe anche andare bene per aumentare i consumi. La carenza di spesa è il nostro vero male". "Senza ricette drastiche e alternative questo Paese non ripartirà mai - conclude Portas - E comunque, accanto al tfr in busta paga, serve che finalmente le banche varino una politica più espansiva del credito". 
 

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