Torino: ristoranti in crisi, troppa concorrenza "agevolata"

Torino: ristoranti in crisi, troppa concorrenza "agevolata"

Nerl capoluogo piemontese, convegno su "Turismo e ristorazione" organizzato da Ascom e Epat. La presidente Coppa: "necessario superare le condizioni di privilegio per circoli, agritusrimo, vendite dirette da parte dei coltivatori e degli artigiani".

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25 novembre 2008
Torino: ristoranti in crisi, troppa concorrenza “agevolata”

Torino: ristoranti in crisi,  troppa concorrenza “agevolata”

 

“Piange” il settore della ristorazione a Torino. Negli ultimi due anni, infatti, si sono registrate più chiusure che aperture. E’il dato emerso oggi durante il convegno “Turismo e Ristorazione” organizzato da Ascom e Epat torinesi, a cui ha partecipato anche il sottosegretario di Stato con delega al Turismo, Michela Vittoria Brambilla. A lanciare l'allarme il presidente Epat Torino e provincia, Carlo Nebiolo, che ha sottolineato come, se a livello nazionale la percentuale di chiusure di esercizi pubblici nel settore ristorazione è passata in sei anni dal 56% al 72%, le cose non vanno meglio a Torino: “Per quanto riguarda i ristoranti - ha detto Nebiolo - nel 2007 le iscrizioni alla Camera di Commercio sono state 85 a fronte di 119 cessazioni; nel primo semestre 2008, 49 contro 54. Se invece parliamo di bar, nel 2007 le iscrizioni hanno toccato quota 265 e le cessazioni 338; nel primo semestre del 2008, 136 le iscrizioni e 208 le cessazioni”. Tra le cause della crisi torinese della ristorazione, Carlo Nebiolo ha citato “la concorrenza agevolata” di circoli, agriturismi, gastronomie, panetterie, kebab. Luoghi dove, ha sottolineato il presidente Epat, “viene consumato il 40% dei pasti fuori casa” e per i quali “non è richiesta un’esplicita professionalità e non vigono le stesse leggi e regole, né i requisiti di moralità richiesti invece ai pubblici esercizi”. Una situazione che, per Nebiolo, induce a riflettere sulla necessità di rendere coerenti domanda turistica e offerta di ristorazione, con la valorizzazione della cucina tradizionale, e di prestare più attenzione alla formazione di maitre e personale di sala. Argomentazione che ha trovato d'accordo anche la presidente dell'Ascom Torino e provincia, Maria Luisa Coppa, secondo cui “l’attuale crisi della ristorazione torinese va forse ricercata anche nel fatto di aver spinto troppo sotto la Mole la ristorazione stellata e di tendenza, a discapito, di una cucina più semplice e tradizionale, portata avanti con grande professionalità e serietà”. Anche Coppa ha rimarcato la necessità di lavorare sul piano della formazione “per i giovani che intendano inserirsi professionalmente nel settore dell'accoglienza”. Infine, la presidente Ascom ha osservato come l'attuale contesto economico “renda urgente il superamento delle condizioni di privilegio che permangono per alcuni settori, come circoli, agritusrimo, vendite dirette da parte dei coltivatori e degli artigiani”. “Ad attività e funzioni uguali - ha concluso Coppa - devono corrispondere dovere e regole uguali”. Secondo il presidente della Fipe, Lino Stoppani, però “la Ristorazione italiana ha le sue colpe se oggi non riesce a sfruttare al meglio le potenzialità turistiche e non può permettersi di giocare di rimessa sulle responsabilità, che sono di tutti”. “La Ristorazione deve riprendere in tal senso la sua identità che sta innanzitutto nel saper valorizzare i prodotti del territorio. Basta con le cucine di importazione, la fusion, le alchimie gastronomiche o i piatti precotti. Bisogna recuperare i sapori della natura, la semplicità, la genuinità, la stagionalità, le ricette della nostra storia gastronomica”. Per il presidente di Confturismo, Bernabò Bocca, “Torino è una piccola Parigi ed il Piemonte una regione che ha tutte le carte in regola per sviluppare un turismo di grande qualità. La linea da seguire, per la Città dei Giochi invernali del 2006, è quella di continuare ad organizzare grandi eventi e soprattutto sviluppare un turismo di tipo congressuale. Alle Istituzioni chiediamo solo di essere messi nelle condizioni giuste per sviluppare le nostre imprese e insieme l’economia del Paese”.

 

 

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