Tria: "correzione molto forte per evitare la procedura"

Tria: "correzione molto forte per evitare la procedura"

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4 luglio 2019

La correzione per evitare la procedura di infrazione è stata "molto forte" e anche per il prossimo anno bisognerà mettere in conto di fare un, seppur "minimo", nuovo aggiustamento. Il giorno dopo l'archiviazione della procedura di infrazione da parte della Commissione europea, il ministro dell'Economia Giovanni Tria ammette che lo sforzo c'è stato, eccome, anche se non di manovra correttiva "nel senso tradizionale del termine" si è trattato. La correzione è stata in qualche modo 'spontanea', una revisione "del bilancio" frutto del buon andamento della finanza pubblica. Dovuto in gran parte, dice il ministro, alla politica "prudente" del governo.  Si è trattato comunque di un intervento "efficace", scrivono Valdis Dombroskis e Pierre Moscovici in risposta alla lettera del premier, Giuseppe Conte, e dello stesso Tria, avvisando però che non è certo finita qui. La commissione infatti non solo "monitorerà da vicino l'esecuzione del bilancio 2019" ma valuterà anche "il rispetto della bozza di legge di bilancio 2020 con il Patto di Stabilità". Una promessa, quest'ultima, che premier e ministro dell'Economia hanno ribadito, e che rischia di legare le mani all'esecutivo in vista della prossima manovra. Anche se gli effetti di conti migliori del previsto si trascineranno in positivo sul 2020, con un 'tesoretto' che potrebbe arrivare a 10 miliardi, secondo uno studio dell'Osservatorio di Carlo Cottarelli, bisognerà comunque trovarne almeno altri 29 per evitare l'aumento dell'Iva e finanziare la flat tax, senza ricorrere alla leva del deficit. Tenere i conti in ordine è una sorta di precondizione perché la riduzione della pressione fiscale sia efficacie, avverte d'altronde Tria: "non basta - ha detto al Senato - ridurre le tasse: se c'è una situazione di incertezza sul futuro nessuno investe e nessuno consuma perché stanno tutti lì ad aspettare la tempesta". L'intervento anti-procedura, ha quindi ribadito, è stato importante sia per aver evitato di mettere la finanza pubblica italiana per anni sotto tutela Ue, sia per averci "messo in sicurezza" anche "sui mercati". La sola riduzione dello spread attorno ai 220 punti porterebbe, secondo i primi calcoli, risparmi sopra i 2 miliardi per le casse dello Stato, oltre ad avere "effetti positivi sulle imprese" come ha osservato Tria. E le prime ad essere premiate sono le banche, che lo spread a 207 punti ha fatto volare in Borsa. La flat tax, ha assicurato comunque Tria, resta nei piani del governo ed è oggetto di un tavolo specifico al Ministero dell'Economia, dove si stanno vagliando "le diverse ipotesi" per valutare quale sia la formula migliore da mettere in campo. Allo stesso tempo dovrà partire una incisiva spending review, riducendo "la spesa corrente" ma non quella "per investimenti". Oltre a una revisione, a questo punto non più rinviabile, delle tax expenditures. Una operazione da fare con cautela, perché eliminare sconti fiscali significa, inevitabilmente, aumentare le tasse. Almeno per qualcuno.

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