La Ue "retrocede" l'Italia per debiti

La Ue "retrocede" l'Italia per debiti

Per Bruxelles gli aggiustamenti strutturali sono insufficienti. Sui conti del Paese pesa la scarsa produttività. Il Commissario agli Affari economici, Olli Rehn: "Riforme urgenti". La replica del Tesoro: "Le nostre riforme in linea con le indicazioni, ora crescita e occupazione".

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6 marzo 2014

 

L'Italia è un paese con "squilibri macro-economici eccessivi". E' quanto si legge nel rapporto pubblicato oggi dalla Commissione Ue che alza il livello di allerta sull'Italia da paese con semplici squilibri macroeconomici a paese con squilibri eccessivi. Solo Croazia e Slovenia sono considerati insieme alla Penisola paesi con squilibri eccessivi, mentre non lo è più la Spagna. Grecia, Portogallo, Cipro e Romania, in quanto paesi sotto programma di aiuti, non sono stati presi in considerazione da Bruxelles in questa analisi. Bruxelles punta il dito in particolare sulla limitata produttività del lavoro, che è ritenuta una delle cause principali dell'alto debito pubblico e della scarsa competitività dell'Italia: "Entrambi derivano in ultima istanza dalla perdurante lenta crescita della produttività e richiedono urgenti interventi". Peggio, secondo la Commissione gli aggiustamenti strutturali sono insufficienti. In particolare per ridurre il debito pubblico l'Italia ha bisogno di "surplus primari molto alti, e al di sopra dei livelli storici", e "di una crescita robusta del Pil per un periodo prolungato". Bruxelles riconosce che raggiungere questi obiettivi "sarà una sfida molto difficile" per l'Italia. Anche perché la manovra 2014 "appare insufficiente", nonostante "nel 2013 l'Italia abbia fatto progressi verso il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine". Anche per questo il Paese finirà sotto stretto monitoraggio della Commissione che farà frequenti rapporti all'Eurogruppo. Un primo piano è atteso per aprile.Per Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici, "fronteggiare le sfide dell'economia italiana richiede azioni politiche decise e un forte impegno, incoraggiamo il nuovo governo a compiere tali azioni per rafforzare la crescita e creare posti di lavoro. Vogliamo sostenere l'Italia in questo percorso", anche perché se il Paese non dovesse prendere "misure adeguate" e mancasse "ripetutamente" l'impegno a definire un piano di correzione "sufficiente" rischierebbe una sanzione finanziaria fino allo 0,1% del Pil (circa 1,5 miliardi di euro). In un comunicato, il Mef ha risposto che il "programma di riforme dell'Esecutivo è in linea con l'analisi della Commissione". Sulla competitività, il Tesoro scrive che "è oggi limitata dall'elevato cuneo fiscale sul costo del lavoro, un problema che il governo si accinge ad affrontare con determinazione". Le azioni delle imprese che hanno affrontato la recessione hanno aperto a "un miglioramento della bilancia commerciale che è passata nel breve arco di 3 anni da un deficit di 30 miliardi nel 2010 ad un surplus di quasi 10 miliardi nel 2013". Quanto al debito, la crescita dell'incidenza sul Pil "deriva prevalentemente dal denominatore del rapporto". Lo sforzo "per correggere l'andamento dei conti pubblici è stato significativo negli ultimi due anni, con un aggiustamento fiscale di circa 3 punti percentuali" grazie al quale "la soglia del 3% non è stata superata. Questo ha consentito di contenere l'aumento del rapporto debito/Pil. Pur in un contesto molto difficile, l'Italia ha mantenuto e rafforzato la propria stabilità economica e finanziaria". La nota conclude: "Ora è giunto il momento di porre al centro dell'azione del governo la crescita economica e l'occupazione".

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