Vendite al dettaglio in ripresa, ma "il commercio tradizionale ancora soffre"

Vendite al dettaglio in ripresa, ma "il commercio tradizionale ancora soffre"

I dati preliminari Istat relativi a febbraio indicano un aumento del 6,6% in valore e del 7,2% in volume rispetto al mese precedente. Su base annua, c'è invece un calo rispettivamente del 5,7% e 7%. Spesa per consumi delle famiglie in netto calo nel 2020.

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9 aprile 2021

Finalmente un mese di buona ripresa per le vendite al dettaglio, almeno in confronto ai trenta giorni precedenti. I dati preliminari diffusi dall’Istat (link  per i dati completi in pdf) indicano un aumento congiunturale pari al 6,6% in valore e al 7,2% in volume, mentre rispetto allo stesso mese del 2020 – dunque a pandemia ancora non scoppiata – c’è una diminuzione del 5,7% in valore e del 7% in volume. La crescita mensile è trainata dai beni non alimentari (+14,8% in valore e +15,4% in volume), diversamente dagli alimentari (-2,4% in valore e -2,2% in volume). Su base annua, la flessione è simile (non alimentari -6% in valore e -7,8% in volume, alimentari -5,5% in valore e -5,6% in volume).

Secondo l’Istituto di statistica "risultano in calo tendenziale sia le vendite degli esercizi specializzati sia quelle degli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare; per questi ultimi si evidenzia la diminuzione dei discount (-1,5%), la prima da marzo del 2019. Sono in aumento solamente le vendite degli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare". In confronto a febbraio 2020, vendite giù in quasi tutti i canali distributivi: grande distribuzione (-5,8%), imprese operanti su piccole superfici (-7,6%), vendite al di fuori dei negozi (-6,6%). Solo il commercio elettronico è in forte aumento (+35,8%).

Il commento di Confcommercio

 

Un dato “leggermente migliore delle attese”. Così commenta l’Ufficio Studi di Confcommercio, secondo il quale si rafforza “l'ipotesi che la molla della ripresa trainata dai consumi, una volta domata la pandemia, potrebbe realmente scattare, sebbene permangano incertezze sull'entità della ripartenza”. In ogni caso, restano gravi “le condizioni del commercio tradizionale, sostanzialmente escluso dal rimbalzo statistico nel confronto con i mesi del 2020 non toccati dalla pandemia” e “le aree di spesa più tradizionali, come abbigliamento e calzature, continuano a patire l'impossibilità di programmare l'attività economica in conseguenza di chiusure e vincoli non facilmente comprensibili”. L’Ufficio Studi fa notare infine che “si conferma l’orientamento degli acquisti verso il potenziamento delle dotazioni di tecnologia e beni durevoli per il benessere fruito in casa” e che il commercio elettronico vive una storia a sé, costituendo una sfida ineludibile per il futuro commercio più tradizionale, al quale toglierà parte del flusso di domanda di beni anche quando recupererà il terreno perso sul fronte dei servizi”.

Spesa per consumi delle famiglie in netto calo nel 2020
 

Nel 2020, nonostante le misure di sostegno per contrastare gli effetti economici dell'emergenza sanitaria, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito di 32 miliardi (-2,8% rispetto all’anno precedente). Lo rileva l'Istat (link ai dati completi in pdf), sottolineando che il potere d'acquisto è calato del 2,6%, interrompendo una progressione che durava dal 2014: è il calo più forte dalla crisi del 2012. In netta flessione la spesa per consumi finali delle famiglie (-10,9%), che ha generato un forte aumento della quota di reddito destinata al risparmio, che passa dall'8,2% del 2019 al 15,8%.

 

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