Vuoi dormire a Venezia? C'è una nuova tassa

Vuoi dormire a Venezia? C'è una nuova tassa

Il Senato ha approvato un ordine del giorno che prevede un'imposta sui servizi alberghieri di due euro al giorno per i soggiorni negli hotel delle città d'arte. In sei mesi può diventare legge. Dure reazioni di Fipe e Federalberghi.

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14 novembre 2001

Una tassa per gli hotel delle città d'arte?

 

Nel corso della votazione in Senato sull'articolo 22 della legge finanziaria che dà il via libera all'ingresso dei privati nella gestione dei musei italiani, è stato trasformato in ordine del giorno un emendamento presentato dal senatore dei Ds Stefano Passigli, che prevede per le città d'arte l'istituzione di un'imposta sui servizi alberghieri, fino ad un massimo di 2 euro al giorno, che andrebbe a finanziare il restauro dei beni culturali. Il governo si è impegnato a recepire la proposta entro sei mesi. Tra gli "sponsor" della proposta di Passigli c'è il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici: "E' un segnale importante, per un'iniziativa che difendo da sempre. E' ingiusto caric are sui residenti il costo di servizi destinati ai visitatori".

Assolutamente contrarie all'idea, le Federazioni di Confturismo . Per il Segretario della Fipe Edi Sommariva si tratta solo di "un balzello aggiuntivo, una tassa inutile che ci rende semp re meno competitivi con l'estero. Il turismo – sottolinea Sommariva – lascia moltissima ricchezza sul territorio restituendo sotto forma di denaro e introiti quanto consuma in termini di servizi. Per il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca , la proposta è "anacronistica, inaccettabile e inopportuna". Secondo Bocca è assurdo che il governo pensi ad una nuova tassa, "proprio in un momento in cui il turismo è in ginocchio, quando alberghi e tour operator si fanno concorrenza anche sulle 10.000 lire e città come Roma, Firenze e Venezia hanno perso il 50 % dei visitatori". "In questo modo – conclude Bocca – si penalizza chi porta ricchezza alle nostre città. Noi ci opporremo in ogni modo a questa eventualità".

Anche il Touring Club Italiano (Tci) è contrario alla proposta. In una nota, il Tci dichiara che "questa misu ra è discutibile per più motivi". "Innanzitutto – si legge nella nota - la situazione internazionale, che vede una contrazione dei flussi turistici, rende sconsigliabile gravare di oneri ulteriori il soggiorno nelle località italiane , già caratterizzate da prezzi e tariffe alti rispetto ai paesi concorrenti".

"In secondo luogo -prosegue il Touring- perché in questo modo il problema è malposto: di fronte all'aumento dei visitatori è preferibile tutelare l'identità e l'integrità delle città d'arte attraverso la programmazione dei flussi turistici e l'adozione di misure e politiche coerenti con uno sviluppo turistico sostenibile, piuttosto che penalizzare i visitatori con un balzello dal vago sapore discriminatorio nei confronti delle città d'arte e degli alberghi".

 

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