XIV Congresso nazionale Fiva - Confcommercio

XIV Congresso nazionale Fiva - Confcommercio

Venezia, 16 novembre 2008

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16 novembre 2008
XIV CONGRESSO NAZIONALE FIVA - CONFCOMMERCIO

 

XIV CONGRESSO NAZIONALE FIVA - CONFCOMMERCIO

 

Venezia, 16 novembre 2008

 

 

Cari amici ed amiche, signore e signori,

 

desidero ringraziare il mio amico Giacomo Errico per avermi invitato a partecipare ai lavori del XIV Congresso Nazionale della Fiva, un momento importante nella vita di una organizzazione, e per voi tutti.

 

Perché è il luogo per eccellenza del confronto e della partecipazione, dell’analisi e della proposta.

 

E possiamo dire che oggi non mancano certo né analisi e proposte, né partecipazione e confronto.

 

E’ questo, d’altronde, lo spirito che anima Giacomo e che condividiamo nel nostro lavoro insieme, da tempo all’Unione di Milano e ora anche in Confcommercio, dove Giacomo oltre a contribuire con la sua presenza più che attiva in Giunta, sta lavorando sodo come Presidente della Commissione Consiliare Aree Urbane.

 

Una Commissione che abbiamo voluto, fortemente, perché da sempre Confcommercio è consapevole che le nostre città, le nostre piazze sono il cuore dell’Italia, dove storicamente si sono sviluppati i commerci, città che oggi più che mai hanno bisogno di un “buon governo”, affinché il commercio, in tutte le sue forme, continui a vivere e a svolgere quel ruolo centrale per l’economia e per la società che lo contraddistingue.

 

Perché, lo ripeto spesso, quando si spegne un’insegna, o si chiude un’attività di mercato, è un pezzo di città che muore.

 

Il commercio, lo sapete meglio di me, è d’altronde messo a dura prova da un calo dei consumi che si trascina da troppo tempo e ora anche da una fase economica resa ancor più difficile dai contraccolpi della crisi americana, contraccolpi che sembrano non esaurire gli effetti nel breve periodo.

 

Anche se non siamo tra i più pessimisti – le nostre previsioni per Pil e consumi nel 2009 sono, infatti, rispettivamente -0,3% e -0,5% - è ormai conclamato che l’Italia dovrà affrontare un periodo di recessione.

 

E quindi bisogna pensare e intervenire, subito, sull’economia reale.

 

Un’economia reale che è fatta di imprese, e nella quale le imprese dei servizi contribuiscono per oltre il 40% al Pil e all’occupazione.

 

Le nostre imprese, che sono gravate da aumenti dei costi di gestione e da una pressione fiscale che non diminuisce.

 

E’ per questo che, ora più che mai, per le nostre imprese, per l’economia italiana è necessario intervenire per creare le condizioni di una crescita stabile e duratura, a cominciare dalla riqualificazione della spesa pubblica improduttiva, dal recupero dell’evasione e dell’elusione, dalla lotta senza quartiere ad abusivismo e contraffazione, due piaghe fra loro strettamente connesse che sottraggono risorse e alterano i mercati.

 

E che soprattutto per voi sono concorrenza sleale di cui fareste volentieri a meno.

 

Proprio a questo tema abbiamo recentemente dedicato un convegno dove è emerso che solo per l’Italia la contraffazione sviluppa un giro di affari di 7,5 miliardi l’anno.

 

Né può mancare, in questa cassetta degli attrezzi, uno strumento che deve essere utilizzato subito, con tempestività e che ci auguriamo quindi che trovi spazio nel “pacchetto” al quale, spero, stia lavorando il Governo: la detassazione delle tredicesime, un intervento che darebbe una boccata di ossigeno ai consumi, facendo riprendere fiato, perlomeno sotto Natale, a famiglie e imprese.

 

Imprese che altrimenti rischiano di non far quadrare i conti, conti che potrebbero non tornare con i parametri previsti dagli studi di settore, ai quali stiamo dedicando specifica attenzione, lavorando in un apposito tavolo per valutare l’impatto della crisi in atto, settore per settore, territorio per territorio, sull’economia reale.

 

Così come stiamo lavorando fianco a fianco anche con l’Abi, che proprio nei giorni scorsi abbiamo incontrato per esprimere al suo Presidente - Corrado Faissola – la volontà e la necessità di proseguire su questo comune cammino per contribuire a ristabilire un clima di fiducia, indispensabile al rilancio dell’economia, e non far mancare il credito alle imprese, specialmente a quelle più piccole, che ne hanno bisogno.

 

Perché sono le microimprese e quelle a conduzione familiare, quelle come le vostre, che rischiano di trovarsi senza paracadute.

 

E sono le piccole e le micro imprese del commercio quelle che garantiscono, nelle grandi città, così come, e soprattutto - sottolineo - nei piccoli borghi quella presenza di servizio che mantiene vivo il tessuto sociale e urbano. Un tessuto che, altrimenti, perderebbe la sua identità storica e rischierebbe la desertificazione.

 

Perché l’identità italiana è un patrimonio fatto di città e di territori, caratterizzato proprio dal pluralismo distributivo, dalla coesistenza di tante forme diverse.

 

Un pluralismo che ha recato un indiscutibile contribuito al contenimento dell’inflazione, a ulteriore dimostrazione dei comportamenti virtuosi del sistema distributivo, un sistema altamente concorrenziale, che esclude la possibilità di comode rendite di posizione, e che anzi ha dimostrato di farsi carico di riassorbimenti parziali di incrementi dei prezzi all’origine, a scapito dei margini di profitto delle stesse imprese.

 

E’ d’altronde quello che abbiamo appena sentito nell’analisi sull’andamento del settore del commercio su aree pubbliche, un andamento che evidenzia, dopo un decennio di crescita sostenuta del numero delle imprese, qualche segnale di rallentamento, ma soprattutto una stagnazione della consumi.

 

A cui corrisponde, invece, un aumento del numero dei consumatori che frequentano abitualmente fiere e mercati.

 

Una inequivocabile conferma, quindi, di come il commercio su aree pubbliche, il commercio ambulante, abbia saputo dare risposte concrete ai mutamenti degli stili di vita e di consumo degli italiani, che evidentemente hanno trovato proprio nei mercati quella convenienza che sempre più è diventata una priorità quotidiana.

 

Una conferma degli effetti della liberalizzazione del settore.

 

Certo, la liberalizzazione della distribuzione italiana non è stata indolore, per nessuno, ma è stato un passaggio necessario. Allo stesso modo, oggi, a dieci anni dal cosiddetto Decreto Bersani, che ha affidato alle Regioni l’applicazione dei principi in esso contenuti, è giunto il momento di riflettere su quale possa essere la formula ottimale per un migliore coordinamento delle competenze nell’ambito del “federalismo commerciale”.

 

Una riflessione che deve essere accompagnata da una piena integrazione tra urbanistica generale e urbanistica commerciale, al fine di “ridisegnare” le città migliorando l’attrattività e la qualità degli spazi pubblici e della logistica urbana, di cui i mercati costituiscono un elemento fondamentale, che può e deve essere ulteriormente valorizzato.

 

Nell’interesse delle nostre imprese e della collettività. E nell’interesse soprattutto delle piccole e medie imprese, che vi annuncio, saranno al centro di una iniziativa che vedrà Confcommercio protagonista nel 2009.

 

Perché, caro Giacomo, tu lo sai, Confcommercio vuole sempre più valorizzare, all’interno della Confederazione, l’apporto delle diverse componenti, ciascuna con le proprie peculiarità.

 

E sappiamo bene quali capacità organizzative e sindacali abbia dimostrato di avere la Fiva, che costituisce, nel panorama delle nostre associazioni, un esempio di modernità ed efficienza.

 

Dimostrando di saper leggere i cambiamenti e di accettare le sfide che questi portano.

 

Un percorso che la Fiva e Confcommercio stanno facendo parallelamente per rispondere con tempestività ed efficienza ai cambiamenti del mercato e della politica.

 

E’ un processo che coinvolge, attivamente, l’intero sistema, a cominciare dal dibattito sui valori del nuovo patto associativo, un patto che affonda le radici nel passato e che non rinuncia certo alla ricerca di una nuova e più moderna identità.

 

Una nuova identità che formalizzi quel metodo del gioco di squadra nel quale credo fermamente e che posso dire senza tema di essere smentito, ha funzionato.

 

E che ci portèrà a fare ancora tanta strada insieme.

 

Grazie.

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