Rigenerazione Urbana | Formazione › Corso di Formazione 2019

Si è svolto a Roma, nelle giornate del 17 e 18 ottobre, presso la sede nazionale di Confcommercio, il primo Corso di Formazione su “Strumenti e politiche per città e commercio”, organizzato dal Settore Urbanistica e Rigenerazione Urbana, in collaborazione con la Scuola di Sistema. Le due giornate di lavoro hanno previsto una parte teorica, il 17 ottobre, e una pratica, di scambio tra territori, il 18 ottobre. L’iniziativa sperimentale è stata promossa dalla Confederazione in attuazione del Protocollo con ANCI per la rigenerazione urbana che, nella sua formulazione di recente rinnovata, prevede: “attività formative comuni sperimentando format didattici che integrino la partecipazione di Amministratori locali e rappresentanti confederali”.

> Programma del 17-18 ottobre 2019

Il Corso di Formazione ha consentito di approfondire la disciplina del commercio in particolari aree di pregio, così come introdotta dall'articolo 1, comma 4 del c.d. “Decreto SCIA 2” (D.Lgs. n. 222 del 2016). Tale norma permette di perimetrare parti di città in cui vietare, o subordinare ad autorizzazione, l’esercizio di alcune attività, individuate con riferimento al tipo o alla categoria merceologica, ritenute non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.

> Estratto dell’articolo 1 del D.Lgs. 222/2016

Il corso è stato tenuto da Luca Tamini, Professore di urbanistica del Politecnico di Milano, unico polo universitario italiano ad occuparsi di “urbanistica commerciale” in termini di ricerca operativa, alta formazione e supporto tecnico-scientifico. Nella prima giornata, Tamini ha approfondito la tematica e illustrato alcune casistiche di applicazione locale del c.d. “Decreto SCIA 2”. L’esaustivo excursus normativo di approfondimento, a partire dalla riforma della disciplina del commercio (D.Lgs. 114/1998), ha fatto riferimento alla c.d. “Direttiva Servizi” (2006/123/CE, attuata in Italia con il D.Lgs. 59/2010 e s.m.i.), che ha introdotto la definizione qualitativa di motivi imperativi di interesse generale, per concludersi con il c.d. “Decreto SCIA 2” (D.Lgs. 222/2016), che ha dato avvio a percorsi locali per l’individuazione di zone da sottoporre a tutela del patrimonio culturale. Successivamente, sono stati illustrati tre casi pratici di regolamenti ai sensi del “Decreto SCIA 2”: Firenze e Venezia, prime città a sperimentare sul tema, che rappresentano casi particolari non replicabili, e la più recente esperienza di Bergamo, unico comune lombardo a dotarsi di una regolamentazione a tutela delle aree pubbliche cittadine. Da questi tre casi è emerso che i Distretti del Commercio e i Centri Commerciali Naturali, comunque denominati, svolgono un ruolo fondamentale per la definizione e attuazione di innovative politiche attive, specialmente, negli ambiti urbani aventi particolare valore archeologico, storico artistico e paesaggistico.

Di seguito, si riporta una sintesi delle principali considerazioni di Tamini sul tema dei regolamenti ai sensi del D.Lgs. 222/2016: rilevanza strategica della condivisione di tali regolamentazioni tra tutti gli stakeholder del territorio, proprio perché, spesso, queste pratiche creano potenziali rendite di posizione e barriere all'ingresso che devono essere gestite in un’ottica distrettuale e integrata dagli attori locali, in primis dalle Associazioni di categoria; marginale necessità della presenza di un’area UNESCO per la redazione di tali regolamenti, che invece possono essere applicati alle aree urbane ritenute - a livello locale - patrimonio culturale da tutelare; evidenziazione del fatto che tali regolamentazioni non rappresentano un escamotage per riportare limiti quantitativi alle categorie merceologiche; importanza del ruolo-guida delle Regioni nei processi di formazione di tali provvedimenti per evitare possibili derive vincolistiche da parte delle Amministrazioni comunali, ad esempio Regione Lombardia - già dal 2017 - ha definito uno schema preliminare d’intesa, tra Regione e comuni lombardi, stabilendo chiaramente i requisiti necessari di tali regolamenti, nel rispetto dei principi di non discriminazione e proporzionalità.

> Scarica la presentazione, del 17 ottobre, di Luca Tamini: “Approfondimento tematico e applicazione della norma”

La seconda giornata di corso è stata aperta da Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Piemonte, che ha ringraziato la Confederazione per l’attività di formazione e informazione sui temi della città e del commercio. Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della valenza sociale del commercio urbano, presidio territoriale in opposizione alla desertificazione economica e al degrado, e ha evidenziato la necessità di pensare a nuove regole e strumenti che armonizzino le potenzialità del sistema imprenditoriale con una visione moderna dell’ambiente urbano, al fine di realizzare città maggiormente rispondenti alle necessità della società contemporanea. A tal proposito, l’Assessore ha anticipato la volontà di procedere ad una revisione della legge regionale piemontese in materia di commercio, ponendo un’attenzione particolare ai cambiamenti sociali ed economici avvenuti negli ultimi anni e agli attuali temi ambientali.

Successivamente, sono stati presentati quattro casi studio attraverso i quali si sta sperimentando l’applicazione del c.d. “Decreto SCIA 2”, con la predisposizione di intese e regolamenti locali. I rappresentanti di ciascuna Associazione delle città di Genova, Bologna, Ferrara e Padova hanno brevemente illustrato la propria esperienza.

Ilaria Mussini, in rappresentanza di Confcommercio Genova, ha esposto il caso del capoluogo ligure, già compreso tra le buone pratiche della pubblicazione del Laboratorio Nazionale per la Rigenerazione Urbana 2018. L’esperienza si caratterizza per essere basata su un’Intesa tra Regione Liguria, Comune e Camera di Commercio di Genova; è uno dei pochi casi in Italia che coinvolge operativamente la Camera su un tema di regolamentazione. Altri partner dell’Intesa sono la Soprintendenza e le Associazioni di categoria. Tra i punti di forza che connotano il caso: la definizione di un doppio perimetro di applicazione delle disposizioni; la sperimentazione della tutela anche in altri tessuti urbani dove non esiste il riconoscimento UNESCO; la contestuale emanazione di bandi pubblici a sostegno dell’avvio di nuove attività economiche, nel perimetro individuato; la solidità giuridica del provvedimento, anche di fronte a ricorsi; il monitoraggio dell’applicazione dell’Intesa da parte dei Centri Integrati di Via (CIV). Tra le criticità: il riferimento alla vendita di prodotti con certificazioni di qualità, che potrebbe generare problemi e limitazioni ad alcune attività economiche; la mancata trattazione, nell'Intesa, del tema dei subingressi, che in parte contribuiscono al proliferare di merceologie ora inibite; il possibile allontanamento di eventuali investitori che, date le molte limitazioni, potrebbero essere scoraggiati all'insediamento. 

> Scarica la presentazione: "GENOVA, un'Intesa tra Regione e Comune per la rivitalizzazione del commercio urbano"

> Scarica il testo dell'Intesa (e s.m.i.) tra Regione Liguria, Comune di Genova e Camera di Commercio di Genova 

Giancarlo Tonelli, Direttore di Confcommercio Bologna, ha illustrato l’esperienza bolognese relativa al c.d. “Regolamento UNESCO”, risultato di un paziente lavoro di concertazione tra Amministrazione comunale e Associazioni di categoria. Lo strumento si è rivelato utile per il rafforzamento del sistema economico del centro storico poiché permette, da un lato, di vietare l’insediamento di alcune attività che stavano condizionando il settore alimentare e, dall'altro, limita l’apertura di attività non alimentari non congruenti con la vocazione storica dell’area. Il Regolamento, nell'individuare le categorie merceologiche per cui è vietato l’insediamento nei prossimi 3 anni all'interno del perimetro, sta producendo una rivalutazione del valore delle licenze, con un possibile conseguente rischio di speculazione, legato alla loro compravendita, che sarà necessario monitorare. Al fine di aumentare il potenziale di attrazione verso i possibili investitori, il Regolamento stabilisce che le limitazioni possano essere riviste, previo confronto con Associazioni di categoria, qualora una nuova apertura preveda anche la valorizzazione e il miglioramento dell’area in cui insiste (c.d. “progetti speciali). Tra le criticità segnalate: l’applicazione del Regolamento alle sole zone del centro, che rischia di spostare le esternalità negative sulle zone limitrofe alla città storica in ambiti che, altrettanto, necessiterebbero di interventi di riqualificazione urbana e rafforzamento dell’offerta commerciale (come l’area Bolognina).

> Scarica la presentazione: “BOLOGNA, un Regolamento a sostegno della candidatura UNESCO” 

> Scarica il documento: “Regolamento per l’esercizio del commercio nelle aree urbane di particolare valore culturale” 

Davide Urban, Direttore di Confcommercio Ferrara, ha sottolineato come l’intervento di natura regolamentativa sia stato sviluppato unitamente ad un intervento di natura economica per l’ottenimento di risorse, regionali e comunali, per la valorizzazione di alcune aree della città, sia dal punto di vista urbano che commerciale. L’esperienza ferrarese si caratterizza per la definizione di un doppio perimetro di applicazione del Regolamento: una, più limitata, di massima tutela commerciale e una più ampia, dove i vincoli sono meno stringenti. Diverse sono le categorie merceologiche per cui è vietato l’insediamento nell'area più tutelata, ma la particolarità è l’inclusione, in tale elenco, anche degli ambulatori, degli studi medici e delle attività direzionali (banche, ag. assicurazioni, ag. finanziarie, attività professionali, studi tecnici). Tra le criticità: l’attuazione del Regolamento, che necessiterebbe di un miglioramento degli aspetti di natura sanzionatoria (soprattutto in materia di vendita di alcolici) e una definizione più chiara delle caratteristiche che dovranno avere i c.d. “market e minimarket a servizio libero”; il rischio di un’applicazione troppo rigida del Regolamento che potrebbe scoraggiare eventuali investitori, per tale motivo sarà necessario temperare gli aspetti di tutela storico-artistica della città con quelli di valorizzazione del commercio attraverso un dialogo aperto e costruttivo tra la parte pubblica e gli attori privati.  

> Scarica la presentazione: “FERRARA, la valorizzazione del sistema commerciale in area UNESCO”

> Scarica il documento: “Misure per la tutela ed il decoro del patrimonio culturale del centro storico UNESCO della Città di Ferrara”

Otello Vendramin, Direttore di Confcommercio Padova, ha illustrato un caso di insuccesso per sottolineare gli errori commessi e da non replicare. Si tratta di disposizioni, oggi abrogate, ante “Decreto SCIA 2”, contenute nel Regolamento sui pubblici esercizi. All'epoca, l’obiettivo del provvedimento era quello di valorizzare e salvaguardare il commercio cittadino, basandosi però sul presupposto iniziale, sbagliato, di voler colpire i negozi etnici. Per fare ciò, era stato stabilito che l’apertura o il trasferimento di un’attività alimentare o di artigianato alimentare, all'interno del perimetro individuato, potesse avvenire solo se il 60% dei prodotti in vendita fosse appartenuto alla filiera veneta o a quella dei prodotti tipici padovani. In questo modo, però, si creava il problema della dimostrazione di tale quantificazione e, per ovviare a questa criticità, era stata, quindi, prevista la possibilità di derogare il limite stabilito, attraverso una specifica richiesta - corredata da un progetto - che l’esercente poteva inviare alla Giunta comunale. Si è riscontrato, però, che tali deroghe appesantivano l’iter burocratico dell’autorizzazione e ponevano un problema di discrezionalità, non essendo stati definiti criteri decisionali oggettivi. Altra debolezza del provvedimento ha riguardato l’aver escluso, dalla fase di concertazione e stesura della norma, le Associazioni di categoria con la convinta intenzione, della precedente Amministrazione comunale, di voler superare il ruolo dei corpi intermedi. Ora si prevede, nel medio periodo, di definire un Regolamento ai sensi del c.d. “Decreto SCIA 2”, basato su solidi principi, condivisi e ponderati.    

> Scarica la presentazione: “PADOVA, non è tutto oro quello che luccica”

> Scarica il documento: “Regolamento per l’insediamento delle attività di somministrazione di alimenti e bevande 2016-2017”

La presentazione dei casi studio si è conclusa con un breve intervento di Roberto Cerminara, Responsabile del Settore Commercio e Legislazione d’Impresa di Confcommercio nazionale, che ha ribadito la necessità di equilibrio nella definizione di tali provvedimenti. In particolare, ha sottolineato come le Associazioni di categoria locali, nell'approcciare tali temi, dovrebbero preliminarmente avere chiaro cosa si vuole ottenere e quali obiettivi perseguire, conoscendo il tessuto imprenditoriale su cui si inciderà e tenendo conto dei molteplici interessi su cui si andrà ad impattare. Cerminara ha dato evidenza, quindi, del ruolo delle Associazioni di categoria che, rappresentando il luogo elettivo in cui comporre i diversi interessi, hanno il compito di definire il modello evolutivo economico che si vuole sostenere a livello locale. Infine, ha illustrato brevemente le vicende dei ricorsi amministrativi che stanno caratterizzano il Regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nella città storica di Roma.

Successivamente, i partecipanti si sono suddivisi in quattro Tavoli di lavoro paralleli, della durata di circa un’ora, per approfondire i casi studio presentati, ritrovandosi in plenaria per le conclusioni finali del corso.

Gli spunti emersi dai Tavoli, che più che delle conclusioni rappresentano temi di riflessione futura, sono:

  • l’attenzione alla definizione della perimetrazione dell’area di riferimento dei regolamenti, che non necessariamente deve riguardare solo aree patrimonio UNESCO, e l’importanza di prevedere una doppia perimetrazione con un’intensità dell’applicazione delle disposizioni discendente, dal centro dell’area individuata verso i suoi margini;
  • l’opportunità di non definire tali regolamentazioni in tutte le città italiane poiché, in taluni contesti, potrebbe essere più utile lavorare sul miglioramento complessivo dell'attrattività del sistema economico, anche attraverso la rivisitazione dei modelli di business e della “cultura del fare impresa” (aggiornamento dei servizi offerti, ibridazione del format dei punti vendita, etc.), piuttosto che sulla previsione di limitazioni, divieti e prescrizioni stringenti;
  • l’importanza di lavorare congiuntamente, Associazioni di categoria e Amministrazioni comunali, nell'identificazione delle merceologie coinvolte in tali regolamenti, cercando di evitare derive ideologico-politiche e valutando i molteplici interessi di cui tener conto, a tal fine potrebbe essere utile una regia regionale per la definizione di linee guida generali;
  • l'opportunità di captare gli interessi dei turisti e dei city users per favorire/orientare l'insediamento di attività economiche di qualità, anche abbinando ai regolamenti bandi con risorse e misure premiali dedicate al sostegno delle iniziative imprenditoriali, fornendo così opportunità e non solo divieti;
  • la possibilità di utilizzare tali regolamenti anche per gestire/contrastare i fenomeni e le situazioni che si creano nelle zone di movida;
  • l’utilità di includere le aree dei Distretti del Commercio o dei Centri Commerciali Naturali, comunque denominati, all'interno dei perimetri dei regolamenti, investendo i loro rappresentanti del ruolo di “sorveglianza” dell’applicazione dei provvedimenti e del monitoraggio degli effetti prodotti;
  • la necessità di dotarsi/realizzare una base di dati economici e urbani a sostegno della stesura di tali regolamenti, anche per poter svolgere misurazioni ex post dei loro impatti ed eventualmente apportare correttivi a tali provvedimenti, tenendo presente però che gli effetti necessiteranno di tempi adeguati per essere percepiti;
  • l’opportunità di recuperare gli immobili dismessi, riconvertendoli in piccoli/medi “magneti” economici urbani per valorizzare le vocazioni territoriali, prevedendo di destinare gli oneri di urbanizzazione a politiche attive sul piccolo commercio del centro storico, come stanno già sperimentando alcune città;
  • la possibilità che, in futuro, i centri città si caratterizzino più per la presenza di attività di servizio e complementari al commercio, piuttosto che di attività puramente commerciali, trasformandoli in centri di servizi di prossimità.
     

> Rassegna Stampa

> Registrazione della I parte del 17 ottobre

> Registrazione della II parte del 17 ottobre

> Registrazione della I parte del 18 ottobre 

> Registrazione delle conclusioni del 18 ottobre


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