Dall'aumento Iva un colpo mortale ai consumi

Dall'aumento Iva un colpo mortale ai consumi

La possibilità di un aumento di un punto percentuale dal luglio prossimo ha messo in fibrillazione le categorie produttive del Paese. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: "Rischiamo una stangata fiscale da 50 miliardi che colpirebbe la domanda interna".

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3 aprile 2019

Il piano del ministero dell'Economia per un aumento dell'Iva di un punto percentuale dal luglio prossimo ha messo in fibrillazione le categorie produttive del Paese. E se gli industriali non appaiono preoccupati, artigiani e commercianti non hanno nessuna intenzione di mollare la presa per impedire che l'operazione possa andare in porto. "Aumentare l'Iva è inaccettabile", accusa Sergio Silvestrini, segretario generale della Cna. "Se non si disinnescano le clausole Iva — incalza, a sua volta, Carlo Sangalli, numero uno di Confcommercio — avremo una stangata fiscale da 50 miliardi che si scaricherà sui consumi". Alla base della reazione dei vertici delle due confederazioni la proposta, messa a punto al Mef, di prevedere, con la prossima legge di Bilancio, un incremento di un punto delle due aliquote principali (quella ordinaria, dal 22 al 23 per cento e l'altra dal 10 all'11), per mettere in cassa almeno 8 miliardi dei 23,1 da coprire nel solo 2020. Con la possibilità ulteriore di un anticipo del rialzo fin da luglio prossimo, per mettere in cascina, per questa via, un bel pezzo della manovra-bis per l'anno in corso. Una doppia ipotesi che nelle stanze del dicastero di via XX Settembre considerano sempre più probabile, anche se nessuno ufficialmente l'ammetterà fino a dopo il voto europeo. Da qui anche l'allarme e la preoccupazione delle categorie produttive del commercio e dell'artigianato. "Il nostro Paese soffre, da tempo, di due grandi malattie croniche — spiega Sangalli — la debole domanda interna e scarsi investimenti infrastrutturali. Se non si disinnesca definitivamente la "mina" delle clausole di salvaguardia per il 2020 e 2021, gli aumenti Iva si tradurrebbero in oltre 50 miliardi di euro di maggiore prelievo fiscale finendo per colpire duramente i consumi e le componenti più fragili della società. Un'eventualità che segnerebbe l'inizio di una nuova e più drammatica crisi economica". Sulla stessa linea Silvestrini della Cna: "Ci sono tante strade per trovare risorse da destinare allo sviluppo e agli investimenti, a partire dalla lotta agli sprechi e all'inefficienza della spesa pubblica. Toccare l'Iva potrebbe aggravare una stagnazione che sta diventando, ogni giorno che passa, recessione. Una operazione di mero aumento dell'imposizione fiscale farebbe peggiorare la fase di difficoltà che la nostra economia sta attraversando. Abbiamo assoluto bisogno di risorse per alimentare la crescita. Questa è la sfida. Il resto sono solo parole e polemiche senza fondamento". Non a caso Sangalli insiste che "per questo, dal prossimo Def sarà necessario delineare un percorso rigoroso per evitare il rischio di un aggravio del prelievo Iva. Per fare questo occorre rimettere in moto investimenti e crescita e trasformare in cantieri ed opere gli oltre 100 miliardi di euro programmaticamente disponibili nel nostro bilancio pubblico per interventi infrastrutturali. E agire su spending review, dismissione di patrimonio immobiliare pubblico e contrasto e recupero di evasione ed elusione fiscale". Il problema, però, è che si dovranno recuperare 50 miliardi di euro in due anni. E da più fronti si parla di impresa impossibile senza ricorrere all'Iva.

 

tratto dal Quotidiano Nazionale

di Claudia Marin

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