Consumi in calo, ma cresce la spesa per la ristorazione

Consumi in calo, ma cresce la spesa per la ristorazione

Presentata dalla Fipe “Il Valore della ristorazione italiana”, una raccolta di dati sul settore aggiornata al 2019. Le imprese attive sono 336mila e si dividono una spesa delle famiglie pari a 86 miliardi di euro. Gli addetti sono 1 milione e 200mila.

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20 febbraio 2020

Fipe ha presentato a Roma “Il Valore della ristorazione italiana”, una raccolta di dati aggiornati al 2019 su una delle migliori eccellenze italiane. Si scopre così che le imprese attive nel settore 336mila e sono dappertutto, visto che solo 150 Comuni su circa 8mila non hanno un bar o un ristorante. La spesa delle famiglie in servizi di ristorazione nel 2019 è stimata in 86 miliardi di euro, con un incremento reale sull’anno precedente dello 0,7%. Mentre tra il 2008 e il 2019 l’incremento reale è stato del 7,2%, pari a 5,5 miliardi di euro a fronte di una riduzione di circa 9 miliardi di euro dei consumi alimentari in casa. L’Italia resta il terzo mercato della ristorazione in Europa dopo Regno Unito e Spagna. Il valore aggiunto del settore è di 46 miliardi di euro , vi lavorano 1,2 milioni di addetti e negli ultimi dieci anni l’occupazione è cresciuta del 20% a fronte di una flessione del -3,4% dell’occupazione totale. E ancora: i ristoranti sono al primo posto tra le cose chei turisti stranieri apprezzano di più durante il soggiorno in Italia (al terzo posto ci sono i bar), la ristorazione acquista ogni anno prodotti alimentari per un valore intorno ai 20 miliardi di euro e nel mondo c’è una rete di oltre 2.200 veri ristoranti italiani. Ma ovviamente non sono tutte rose e fiori, visto che nel 2019 hanno cessato l’attività oltre 26 mila imprese. I bar resistono nei centri storici delle città del Sud e calano sensibilmente in quelli delle città del Nord, in particolare se di grandi dimensioni. Continua a crescere, infine, soprattutto in luoghi informali senza autorizzazione, il numero dei punti di consumo di alcol.

"I costi di locazione - sottolinea la Fipe - sono diventati insostenibili, gli oneri di gestione anche, ecco che allora prendono piede attività senza servizio che non hanno bisogno di spazi e non hanno bisogno di personale. Un fenomeno che si sviluppa grazie alle politiche delle amministrazioni locali che consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del principio alla base della buona concorrenza che possiamo declinare in 'stesso mercato, stesse regole'".

L'incontro, che ha rappresentato anche un appello a intervenire diretto in particolare al mondo della politica, ha permesso di fare un bilancio sul contributo economico del settore nel tentativo di "trasmettere - come ha affermato il presidente della Fipe, Enrico Stoppani - non soltanto i problemi, ma i valori sociali ed economici del comparto, molto spesso sottovalutati". Stoppani in particolare ha auspicato "un futuro che rafforzi il settore con politiche di sostegno al pari di
 altri Paesi europei".  E ha rilanciato inoltre l'idea di un tavolo interistituzionale per rimettere ordine a un settore, lavorare sulla qualità, innovazione, sulla formazione e sulla necessità
 di incentivi". 

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