Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Professionisti: protagonisti del cambiamento"

Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Professionisti: protagonisti del cambiamento"

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17 novembre 2022

Cari amici di Confcommercio Professioni, buongiorno a tutti. Un saluto agli autorevoli ospiti e alle autorità presenti. Ringrazio il Ministro Calderone per il messaggio che richiama come i temi del convegno di oggi siano all’ordine del giorno dello stesso “Tavolo per il lavoro autonomo”.

Saluto la Presidente Fioroni, l’amica Anna Rita, e la ringrazio per l’invito ma soprattutto per il suo grande impegno nel portare la voce -dentro Confcommercio e nel Paese- di questo settore “in movimento”.

E guardate, il movimento delle professioni c’è, e si vede.

Lo dico almeno da tre principali punti di vista che sintetizzo così: dimensione, innovazione, evoluzione.

Inizio dal primo punto di vista, l’aspetto dimensionale.

Poi lo vedremo nel dettaglio con la relazione di Mariano Bella: il peso delle professioni continua a crescere dentro l’economia italiana.

E il merito di questa crescita va per la gran parte attribuito alle professioni non ordinistiche, che stanno per raggiungere le 450mila unità sul totale di 1 milione e 352 mila professionisti in Italia.

Per capirci: i professionisti non ordinistici sono quasi raddoppiati dal 2008.

La crescita di queste professioni è continuata anche durante la pandemia, che ha impattato -invero- maggiormente sulle professioni ordinistiche.

Dentro a questo tempo di crisi continue, il mondo delle professioni “non tradizionali” ha avuto una reazione composita, che si è espressa in tantissimi piccoli e grandi cambiamenti i quali hanno tuttavia un unico minimo comun denominatore: l’innovazione.

Tento di spiegare questo secondo punto.

Il mondo delle professioni genera di continuo nuovi ambiti di attività, disegna nuove professionalità e così facendo presidia, a volte crea, nuovi mercati: dall’influencer al coach, dal design di nicchia al wedding planner… le vie dei professionisti sono infinite.

Ma l’innovazione nelle professioni non si articola solo nel “COSA” (fanno i professionisti), l’innovazione nelle professioni si esprime in modo potente anche nel “COME”.

Le professioni -da quelle del digitale a quelle della formazione, dalla consulenza ai servizi per la salute e la sicurezza- fanno le cose in modo nuovo.

I professionisti, in pratica, portano innovazione, introducono nuove competenze nelle imprese di altri settori.

La dico così: i professionisti sono un po’ “il distillato” di quella economia della conoscenza che, da un lato, sposta continuamente la frontiera delle competenze e, dall’altro, quanto più si stabilizza e si certifica tanto più è garanzia del mercato.

Proprio sul tema del riconoscimento: non a caso Confcommercio ha sostenuto con convinzione Confcommercio Professioni nella richiesta che tutti i professionisti (e non soltanto quelli ordinistici) potessero accedere al portale del reclutamento “in P.A.”, proprio per la loro capacità di portare innovazione.

E con questa stessa logica, lo scorso anno, abbiamo firmato un protocollo con l’allora ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

Questo protocollo permette di implementare le procedure per l’iscrizione dei professionisti -ordinistici o meno- sul portale del reclutamento per la PA, in vista della sua piena entrata a regime.

Sono, infatti, molte le nuove professionalità che già supportano le nostre aziende e le realtà produttive, non ha senso che queste competenze non possano essere messe a disposizione anche della cosa pubblica.

Per i professionisti serve “un’evoluzione”, un progresso.

E qui arrivo al terzo punto che mi sono proposto di sottolineare oggi dopo quello della “dimensione” del settore e dell’“innovazione” che lo stesso genera.

“Evoluzione” quando si parla di professionisti significa molte cose.

Innanzitutto, evoluzione è un tema di riconoscimento del valore, quindi di remunerazione. Bisogna fare un salto in avanti da questo punto di vista.

E’ certamente un tema di livelli di reddito.

Durante la pandemia, abbiamo visto in modo evidente la mancanza di adeguati strumenti di sostegno al reddito, soprattutto per le professioni non ordinistiche.

A questo proposito, occorre innanzitutto recuperare l’attenzione sul tema dell’equo compenso, in particolare nei confronti della Pubblica Amministrazione, una battaglia portata avanti con impegno e costanza da Confcommercio Professioni in questi anni.

Durante la scorsa legislatura, lo stesso Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva firmato un disegno di legge per affrontare questo tema. Speriamo che questo impegno trovi continuità nella nuova legislatura.

Quando parliamo poi di evoluzione nel mondo delle professioni parliamo anche di un tema culturale: cioè di come sono culturalmente considerate le professioni nel nostro Paese.

Spesso le professioni ricadono in un limbo che non le identifica né come imprese, né come dipendenti.

E, se sul reddito dei professionisti si parla di equo compenso, sul loro riconoscimento si dovrebbe parlare di pari dignità.

Una dignità del lavoro che passa sempre fortemente dal tema del welfare.

Mi fa piacere che uno degli argomenti principali che verranno affrontati oggi, anche grazie alla guida dell’amico e professore Alberto Brambilla, sarà proprio il welfare, in particolare quello previdenziale.

Non entro nel merito visto che il tema verrà svolto a seguire in modo molto approfondito, ma mi fa piacere sottolineare come Confcommercio abbia scelto di destinare ai lavoratori autonomi e liberi professionisti una forma pensionistica di natura collettiva e di derivazione contrattuale che già c’era per i lavoratori dipendenti del terziario, con il Fondo Fon.te.

Sentiamo in questo modo di aver contribuito con un altro piccolo, grande passo a quell’evoluzione del settore di cui parlavo prima.

Un’evoluzione in termini di riconoscimento che appunto deve avvenire anche nella rappresentanza.

Con Confcommercio Professioni, la nostra Confederazione ha imboccato una strada determinata in tal senso.

Ricordo inoltre che proprio Confcommercio Professioni è stata riconosciuta ufficialmente -grazie alla Presidente Fioroni- come una forma aggregativa di associazioni professionali ai sensi della legge 4/2013 dal vecchio ministero dello Sviluppo Economico.

Le professioni, tante e in costante evoluzione, hanno bisogno di appropriarsi di una propria identità collettiva e di uno scopo condiviso, riconoscendo i punti comuni tra tutti i professionisti.

Lavorando insieme possiamo fare molto.

Concludo, ricordando che lo scienziato (eretico) Galileo Galilei (che sicuramente se fosse vissuto oggi sarebbe stato inquadrato come professionista non ordinistico…) diceva che bisogna sempre tentare di individuare “l’opportunità dietro il problema”.

I problemi, lo abbiamo visto, non ci mancano.

Ma proprio le Professioni, con il loro slancio creativo, innovativo, evolutivo, possono essere una grande opportunità per reagire a questo momento di incertezza, aiutandoci a riconoscere strade inesplorate e permettendoci di attraversare strade conosciute con occhi nuovi.

Grazie ancora e buon lavoro a tutti.

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