Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Il PNRR e il mezzogiorno che verrà"

Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Il PNRR e il mezzogiorno che verrà"

Bari, 24 maggio 2022

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24 maggio 2022

Cari amici della Confcommercio, gentili ospiti, grazie a tutti per essere qui.

Come Confederazione, abbiamo deciso di organizzare questo momento di confronto e riflessione, mettendo insieme il PNRR con uno dei grandi temi ricorrenti della storia italiana, lo sviluppo del Mezzogiorno.

Lo abbiamo fatto nella convinzione che i due temi si connettano strettamente, anzi, si debbano connettere strettamente, talmente strettamente che il successo del primo dipende dal secondo e viceversa.

Infatti, se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese e il PNRR rischia di rimanere una lista di desiderata.

Viceversa, se il PNRR non funziona chi ha più da perdere è proprio il Mezzogiorno. Anche perché secondo i dati del nostro Ufficio studi dal 1996 al 2019 il Pil del Nord ha fatto registrare una crescita di oltre il 20 per cento, mentre il Sud si è fermato al 3,3. Ancora più marcato è il dato sull’occupazione: Nord +0,3%, Sud -0,8%.

Abbiamo inoltre deciso di organizzare questa giornata di riflessione a Bari, punto nevralgico nella storia e nel presente del Paese per il commercio e gli scambi culturali.

Bari è inoltre città che ha un valore simbolico per la stessa nostra rappresentanza, per il nostro impegno sindacale come Confcommercio.

Non a caso l’amico Sandro Ambrosi, che è vicepresidente nazionale, ha l’incarico per le politiche del Mezzogiorno.

Altrettanto simbolico è poi il fatto che questo evento si tenga alla Fiera del Levante, in presenza, ritrovando così il gusto della normalità.

In verità, questa è a tutti gli effetti una “nuova normalità”, nella consapevolezza che tornare a fare le cose di prima non significa farle nel “modo di prima”.

L’Italia di oggi è un Paese molto diverso da quello che abbiamo lasciato nel 2019.

È un Paese per molti aspetti più povero, più fragile, più polarizzato: tra territori, tra generazioni, tra ceti sociali.

Ma è anche un Paese che ha dimostrato di avere risorse materiali e morali eccezionali, persino insperate.

Penso agli imprenditori, a partire da quelli del Mezzogiorno. Donne e uomini che hanno dimostrato nei periodi più difficili e dimostrano oggi nel lavoro quotidiano, tanta responsabilità e determinazione, prima di tutto nei confronti dei loro collaboratori, per le comunità, per il Paese.

È difficile non arrendersi in un tempo in cui la parola più ricorrente è stata “crisi”.

Crisi pandemica, crisi economica, crisi diplomatica, crisi energetica.

E se non c’è stata anche una crisi sociale lo dobbiamo proprio ai corpi intermedi, quelli vivi e che hanno funzionato, come la Confcommercio.

Dunque, crisi su crisi. E se è cresciuta la funzione delle parti sociali, c’è stato un protagonista della storia che ha ripreso centralità: l’Unione europea.

Dalle scelte per far fronte alla pandemia, alle decisioni sul fronte della guerra in Ucraina, l’Europa ha sempre scandito una linea di condivisione e di partecipazione collettiva.

E la prima risposta è stato il Next Generation EU.

Una decisione senza precedenti, certamente non scontata, che ha accelerato lo stesso cammino d’integrazione politica dell’Unione Europea.

Guardate, non sto dicendo che si tratti di un cammino senza inciampi, e tantomeno in discesa. Ma è una strada che porta al futuro.

Abbiamo tutti aspettative rilevanti sul Next Generation EU, e quindi sull’attuazione dei relativi PNRR.

Ricordo solo alcuni numeri.

Il Pnrr destina oltre 80 miliardi di euro al Mezzogiorno, necessari e non sappiamo se sufficienti ad invertire la tendenza.

Da più parti si sostiene infatti che dovrebbero essere 110, pari non al 40% ma al 60% delle risorse da destinare al Sud.

Invero, ci sono risorse aggiuntive, quelle del Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC): per il Sud ci sono più di 38 miliardi di risorse che vanno ancora impegnate.

La difficoltà di messa a terra delle misure è certo un tema di qualità degli interventi, di efficienza ed efficacia della spesa, di integrazione delle diverse fonti finanziarie, di rapidità dei tempi di attuazione.

La spesa pubblica in sé, anche se ingente, è soltanto uno dei fattori del cammino di trasformazione del contesto economico e sociale.

Una realtà con le potenzialità del Mezzogiorno d’Italia ha un capitale di risorse sociali e imprenditoriali, su saperi ed esperienze diffusi, che devono fare da leva delle risorse economiche in arrivo.

E ancora, decisivo è il ruolo delle Istituzioni politiche e amministrative, dal loro spirito di missione alle loro capacità realizzative.

Insomma, riportando una citazione del Prof. Viesti, dobbiamo trasformare la “filiera del ritardo”.

Qui il ruolo che giocano le Regioni è essenziale, a partire dall’agevolare la collaborazione tra pubblico e privato.

Mi ha colpito nel Rapporto Svimez la sottolineatura sui tre grandi punti di debolezza del Sistema Paese che soprattutto nel Mezzogiorno mettono in difficoltà le condizioni di vita delle famiglie e le opportunità di crescita delle imprese.

Questi tre punti di debolezza sono: il digital divide, la Pubblica Amministrazione, il persistente divario nei diritti di cittadinanza.

E i diritti di cittadinanza si giocano a partire dalle città. Città più inclusive, produttive ed attrattive.

È un tema che come Confcommercio sentiamo con particolare forza perché molto più di altre categorie economiche sentiamo di interpretare la rappresentanza delle città e nelle città.

Per noi le città sono “fabbriche di servizi”, luoghi nei quali la creatività e la capacità di innovazione di imprese e cittadini possa esprimersi.

E le stesse misure dedicate alla rigenerazione urbana dal PNRR ammontano per il Meridione a circa 3,8 miliardi di euro, che si aggiungono alle ulteriori misure per i contesti urbani.

Guardate, c’è un bel racconto su Bari, scritto da Pierpaolo Pasolini più di 65 anni fa, come “due città”: la prima direi “ordinaria” fatta dalla frenesia dei sui abitanti, ricorda Pasolini: “salumai, droghieri, farmacisti e macellai aperti alle dieci di sera”. E poi c’è una Bari “straordinaria”, quella della prima mattina con “l’euforia del progresso” continua Pasolini, “grazie all’allegria dei baresi che  è seria, sicura e salubre” che guarda verso il mare e il futuro. 

Ordinario e straordinario dunque.

Città, comunità, imprese e partecipazione attiva sono il contesto sul quale inserire risorse straordinarie per migliorare l’ordinario.

Abbiamo ricordato finora gli interventi straordinari: ma la sfida è quella di far diventare “ordinarie” le ricadute del PNRR.  

Lo sviluppo, insomma, o è autonomo, duraturo, interpretato con convinzione dalle classi dirigenti locali, o non è.

Sappiamo bene che le estreme difficoltà legate all’emergenza Covid hanno accresciuto le difficoltà. A partire da quelle del Sud.

Pensiamo al primo punto di debolezza della ricerca SVIMEZ: il digital divide.

L’Italia del prossimo decennio ha bisogno, fra gli altri interventi, di accelerare la transizione alla società digitale, che è diventata ormai una rivoluzione quotidiana.

Ma anche per questa “transizione” occorrono strumenti concreti per sostenerla, come i voucher digitalizzazione per le Pmi.

La transizione digitale fa il paio con l’altra grande transizione, che dopo i fatti degli ultimi mesi non è diventata solo giusta, ma anche estremamente urgente: penso alla transizione ecologica, da affrontare in una chiave di sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica.

Proprio su questo fronte si misura in prima linea la stessa filiera turistica, così decisiva per il rilancio del Mezzogiorno.

Anche perché se il Sud avesse la spesa dei turisti stranieri del Centro Italia, avrebbe 10 miliardi in più di Pil.

Oggi si affaccia la ripresa (seppur minacciata e rallentata da guerra, caro energia ed inflazione), ma la domanda turistica è cambiata, divenendo sempre più “volatile”.

Vanno così rafforzandosi le posizioni dominanti di gruppi esteri.

Per contrastare compiutamente il fenomeno mancano tanto la strategia quanto le risorse.

Sulle risorse, certo, ci sarebbe il PNRR. Per il settore turistico però il condizionale è d’obbligo perché le risorse per il settore non bastano.

Ho parlato di risorse.

Per quanto riguarda la strategia, dal momento in cui la domanda turistica è sempre più legata ad un’“esperienza” a tutto tondo, l’approccio strategico di filiera e di sistema è evidente che diventa sempre più importante.

Eppure, nel nostro Paese, viene ancora adottato un sistema di norme frammentato, talvolta di difficile interpretazione, a partire dalla stessa identificazione uniforme delle attività imprenditoriali.

Questa poca chiarezza finisce per fornire campo fertile all’abusivismo.

È una questione di regole. E faccio un esempio.

Se l’Italia è destinazione privilegiata della domanda turistica, deve esserlo anche della correlata spesa turistica.

Non riesco a capire come sia possibile che grandi piattaforme multinazionali telematiche, che non investono un euro nel nostro Paese, beneficino dell’attrattività della nostra offerta senza restituire nulla al territorio.

E l’altra faccia della medaglia delle regole giuste è anche di attualità, all’interno del provvedimento Concorrenza, che riguarda i nostri balneari.

È in corso un confronto serrato, dentro un perimetro stretto nei tempi, che invero un tema così complesso avrebbe richiesto un supplemento di condivisione.

In sostanza, va definita una norma quadro che valorizzi il lavoro di tante famiglie, tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giusto indennizzo e un congruo periodo transitorio. Così come sostiene il nostro Antonio Capacchione presidente nazionale dei balneari.

Noi siamo a favore della concorrenza, ma va salvaguardato il contributo che queste imprese hanno finora assicurato ad una esperienza turistica di successo.

Il tema del turismo non può che richiamare quello dei trasporti.

Per quanto riguarda i trasporti, è centrale la cosiddetta “Missione Mezzogiorno”.

Riteniamo che sia un bene, ovviamente, l’estensione dell’Alta velocità al Sud; così come è un bene il potenziamento delle ferrovie regionali ed anche il sostegno alle ZES (zone economiche speciali), nonché il rinnovo sostenibile di bus, treni e navi.

Tuttavia, non dimentichiamo che la mobilità e la competitività non viaggiano solo sulle rotaie, che assorbono, invece, la quasi totalità delle nuove risorse del PNRR.

Centrale sarà, dunque, l’attenta programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione, per promuovere un’accessibilità sostenibile diffusa nei territori, e valorizzare pienamente le potenzialità delle regioni del Sud per il rilancio delle “Autostrade del mare”, del trasporto marittimo e di tutta la Blue Economy, che a partire dagli operatori del turismo e dei collegamenti marittimi trova proprio nella nostra Confederazione la naturale “casa comune”.

Oggi più che mai è chiaro che la mobilità non è solo uno spostamento da una posizione all’altra, ma è anche un’occasione per l‘istruzione, per il tempo libero e ovviamente per il lavoro.

Muoversi agevolmente significa anche arricchirci umanamente.

Portare una mobilità moderna al Sud del Paese significa emanciparlo concretamente, significa dare alle persone, ai giovani in particolare, la possibilità di rimanere perché dove rimangono non sono isolati. Secondo il nostro Ufficio studi il Sud ha perso dal 2007 ad oggi 800 mila abitanti.

Servono dunque interventi strutturali, investimenti e riforme.

Salvatore Cafiero storico direttore Svimez, nel 1987, si chiedeva, riguardo alla Cassa del Mezzogiorno: “Riusciremo, entro tempi ragionevoli, a completare ed attuare il quadro delle riforme a questo fine necessario? Il dubbio è doveroso, ma anche la speranza.”

Dopo 35 anni la domanda rimane la stessa.

Cambia invece la risposta. Non è infatti tempo di speranze, ma di certezze e di impegno, di convinto impegno, per realizzarle.

Io sono certo che ce la faremo. Insieme, ce la faremo.

Grazie a tutti e apriamo i lavori della giornata di oggi.

 

 

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