Primo stop per il turismo dopo otto anni di crescita

Primo stop per il turismo dopo otto anni di crescita

Il Rapporto 2003 sul turismo italiano testimonia per l'anno scorso un calo delle presenze pari all'1,2%. Per gli ultimi sei mesi dell'anno, tuttavia, le previsioni sono orientate all'ottimismo e nel 2004 la crescita dovrebbe essere del 3%.

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30 luglio 2003
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Turismo: nel 2002 primo stop dopo otto anni di crescita

 

Dopo otto anni di crescita, per il turismo italiano è arrivato il primo stop. Nel 2002, infatti, le presenze sono calate dell’1,2% e la tendenza è la medesima anche per il primo semestre 2003. Per gli ultimi sei mesi dell’anno, tuttavia, le previsioni sono orientate all’ottimismo e nel 2004 si dovrebbe tornare ad una tasso di crescita significativo: +3%. E’ quanto emerge dal dodicesimo “Rapporto sul turismo italiano”, presentato a Roma presso la sede dell’Enit, alla presenza del ministro per le Attività Produttive, Antonio Marzano.

Nonostante le difficoltà attuali, il Rapporto conferma il grande e misconosciuto peso del turismo nell’economia italiana. Il comparto, infatti, produce un fatturato pari all’11,7% del Pil (se si considerano anche gli investimenti, l’incidenza arriva al 15 e forse anche al 20%) ed i consumi turistici globali (italiani e stranieri) assicurano un valore aggiunto del 5,4%, ovvero più del doppio di quanto deriva dal comparto agro-alimentare. L’economia turistica, inoltre, è caratterizzata da una forte dipendenza dalla domanda estera, che è quasi raddoppiata nel periodo 1990-2002, in termini di presenze. E nello stesso periodo è triplicato il rapporto valutario degli stranieri. Un altro indicatore di grande importanza riguarda la crescita della struttura ricettiva del Paese: nel periodo 1990-2001 il volume dei posti-letto complessivi è aumentato di circa 700mila unità, di cui oltre 150mila negli alberghi.

Commentando i dati, il ministro Marzano si è detto convinto che “la svolta del ciclo sia vicina, non sarà domattina e non sarà quest’anno, ma credo l’anno prossimo” e ha invitato gli operatori a “non buttarsi troppo giù” concentrando invece i propri sforzi sulla qualità e l’innovazione. Marzano ha anche sottolineato il problema dell’eccessivo peso dell’Iva sul settore, assicurando il suo impegno ad affrontare il problema nell’ambito del Forum europeo in programma nel dicembre prossimo ad Abano Terme, e ha comunicato che non intende concedere una delega per il settore dopo le dimissioni del sottosegretario Stefano Stefani.

Una significativa replica alle affermazioni del ministro è venuta dal presidente di Confturismo, Bernabò Bocca, che ha concordato sul “senso di fiducia che ci deve animare”, ma ha evidenziato che “i problemi rimangono, soprattutto sul versante fiscale. Occorre armonizzare il nostro regime con quello dei concorrenti europei. Gli imprenditori stanno facendo del loro meglio, ma vogliono combattere ad armi pari”. Quanto alla decisone di non affidare la delega del turismo ad alcun sottosegretario, Bocca ha affermato che “il settore del turismo  meriti una persona dedicata. Ho grande stima di Marzano ma noto che altri settori economici anche meno importanti del nostro  dispongono di ministeri ad hoc. Fino ad oggi è stata data scarsa attenzione al nostro settore e dei provvedimenti promessi non ne è arrivato neanche uno. Si può solo migliorare”.

Da parte sua il presidente dell’Enit, Amedeo Ottaviani, ha sottolineato come il rallentamento abbia favorito una pausa di riflessione che dovrebbe contribuire ad analizzare meglio alcuni problemi latenti: qualità dei prodotti, rapporto fra promozione e commercializzazione, individuazione dei comparti più critici, valutazione delle nuove tipologie di offerta e dei turismi emergenti, low cost, last minute, disintermediazione.

“La congiuntura sfavorevole - ha detto - ha diverse cause, e tutte esterne: guerra in Iraq, epidemia di Sars, crisi economica di alcuni Paesi europei a forte tradizione turistica verso l’Italia, tutte cause che hanno allontanato le componenti intersettoriali e rallentato, quindi, l’interesse per l'Italia di provenienze tradizionali e radicate”. Il 2003, tuttavia, potrebbe chiudersi con i conti del turismo “in tenuta”: “sarebbe già un buon risultato incassare circa 28 miliardi di euro dal turismo estero”. Ottaviani ha concluso lamentando le “poche e insufficienti risorse per l’internazionalizzazione delle imprese turistiche”, e le “scarse risorse complessive per la promozione del marchio Italia a livello internazionale”.

 

 

 

 

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