Ruote d'Italia: "Il caso Brennero, la libertà di circolazione e il Pnrr"

Ruote d'Italia: "Il caso Brennero, la libertà di circolazione e il Pnrr"

DateFormat

7 giugno 2023

Vorrei evidenziare tre argomenti di vitale importanza che potrebbero, se seguiti con attenzione, produrre miglioramenti per le attività di trasporto. Iniziamo dall’annosa vicenda del Brennero, che è stata portata nuovamente alla ribalta della cronaca nell’ultimo fine settimana, al termine del Consiglio dei ministri dei trasporti europei. La posizione espressa in quella sede sia dal Ministro Salvini che dal suo omologo tedesco, ha dimostrato quanto non sia più rinviabile l’assunzione di provvedimenti da parte della Commissione UE sul tema. Insomma, è il caso di affermare che qualcosa si muove e che l’azione di informazione, pressione e sensibilizzazione che Fai/Conftrasporto da tempo sta conducendo, con la caparbietà necessaria, inizia a produrre risultati. Dopo anni di chiacchiere e lettere che non hanno portato ad alcun passo in avanti, la forte posizione assunta dal ministro italiano e tedesco, che hanno insieme denunciato il sopruso che da tempo Vienna perpetra ai danni delle altre economie europee, ha “costretto” di fatto la Commissaria Adina Valean a rompere gli indugi. E si badi bene che qui non si tratta di trovare un accordo tra il Governo austriaco e quello italiano, come blandamente auspicato dalla Commissaria ai trasporti, bensì di dare applicazione in modo definitivo e perentorio ad uno dei principi costitutivi della Comunità europea: la libertà di circolazione delle merci. Il commissario europeo non può assumere il ruolo di Ponzio Pilato. Ha un ruolo politico importante e lo deve esercitare.
L’azione che Fai/Conftrasporto ha sostenuto e non cesserà di sostenere ha visto anche la condivisione della stessa IRU, organizzazione mondiale dei trasporti, che ha condiviso la posizione italo-tedesca, attraverso un comunicato stampa diffuso nella giornata di lunedì 5 giugno. Le immagini trasmesse dalle televisioni nazionali nel weekend hanno supportato le nostre affermazioni e dato slancio alle nostre iniziative. Gli italiani e gli ambientalisti sinceri hanno potuto constatare quanto danno all’ambiente determina la decisione del governo austriaco. I mezzi fermi, le colonne di 50 km sul lato tedesco ed altrettanti su quello italiano, lo dimostrano. E nel modo più evidente attestano il principio che quando gli automezzi sono costretti a procedere a passo d’uomo, il grado di inquinamento si innalza. Questo smentisce l’assunto che i divieti servano a preservare la qualità dell’aria nel Tirolo, anche perché, se così fosse, non vi è ragione per cui gli automezzi austriaci dovrebbero essere esentati dai divieti, come invece sono. Libertà di circolazione e infrastrutture adeguate sono la vera risposta alle emissioni inquinanti, non certo i
divieti mirati che minano la capacità di competere di una economia periferica come quella italiana.
Proprio per quanto riguarda le Infrastrutture, il PNRR è uno strumento chiave che il Governo in carica sta gestendo nella speranza di recuperare i ritardi accumulati negli anni. Ne accenno uno rilevante. Il 31 dicembre 2023 devono essere concluse tutte le opere del programma supportato dal Fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020. Il primo impegno è cercare di ridurre il danno dell’inedia di governi ricattati da una politica ambientale dannosa. Le assicurazioni che i ministri precedenti rilasciavano stanno emergendo come la spazzatura sotto la neve, che quando si scioglie, diventa visibile. I programmi operativi regionali lo provano e dimostrano come la spesa realizzata sia stata appena il 6% di quella prevista! Dal 2014 al 2019 dei 54 Miliardi assegnati ne sono stati utilizzati concretamente solo 6. È quindi molto probabile che le risorse in avanzo andranno perse. Non ci resta che esprimere le nostre più vive congratulazioni ai “chiacchieroni nulla facenti” di ieri che oggi lanciano accuse a chi sta operando per salvare il salvabile, sempre se sarà possibile, di ritardi ed inefficienze? Ritengo basti questo esempio per evidenziare come, anziché perdere tempo su aspetti filosofico-ambientali sulla CO2 (l’Europa partecipa per l’8% alla produzione mondiale), ci si dovrebbe tutti concentrare su come agire per dotare il Paese di sistemi operativi ed infrastrutture che sono la vera e più adeguata risposta alle esigenze sopraddette di competitività e di rispetto ambientale, che si realizza con la politica del fare e non
con i divieti ideologici.

Paolo Uggè

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca