I Fringe Benefit sono compensi non monetari erogati sotto forma di beni e servizi offerti dal datore di lavoro ai dipendenti per integrare la retribuzione principale. Tra i principali esempi ci sono buoni pasto, auto aziendali, polizze assicurative, buoni carburante, dispositivi elettronici, rimborsi per spese scolastiche o servizi di welfare aziendale.
Chi può usufruire del fringe benefit?
Possono usufruire dei Fringe Benefit i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato, a condizione che tali benefici siano previsti dal contratto collettivo, aziendale o individuale, o concessi su decisione unilaterale del datore di lavoro.
Nello specifico, l'accesso ai Fringe Benefit è destinato a:
- lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e determinato;
- collaboratori con contratti assimilati a lavoro dipendente;
- manager e dirigenti aziendali, se rientrano nei piani di welfare aziendale.
Limiti e soglie di esenzione, cosa cambia nel 2025
Nell’ultima Legge di Bilancio, il governo ha confermato le soglie e i limiti dello scorso anno.
Quindi anche per il triennio 2025-2027 le soglie di esenzione fiscale dei Fringe benefit sono:
- fino a 1.000 euro all’anno per tutti i dipendenti;
- fino a 2.000 euro per chi ha figli a carico;
N.B. si considerano a carico i figli fino ai 24 anni di età con reddito annuale complessivo non superiore a 2.840,51 euro. Per accedere al beneficio i lavoratori dovranno comunicare al datore di lavoro il codice fiscale dei figli; - aumenta fino a 5.000 euro il limite di esenzione ma solo ai fini fiscali per i neo assunti.
Come stabilito dall’articolo 1, comma 48, della Legge di Bilancio, non concorrono alla formazione del reddito i beni e i servizi forniti dai datori di lavoro entro un limite massimo di 2000 euro per i lavoratori con figli e 1000 euro per i lavoratori senza figli. Rientrano in questa esenzione anche le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche relative al servizio idrico integrato, all’energia elettrica e al gas naturale.
Infine anche per il 2025 rientrano nella soglia di esenzione “le spese per l’affitto della prima casa ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa”.
Fringe benefit erogati ai dipendenti mediante documento di legittimazione: regole e limiti
Con la risposta ad interpello il 15 gennaio scorso l’Agenzia delle Entrate (scarica qui il pdf) ha fornito alcuni importanti chiarimenti in merito al piano di welfare che prevede l'erogazione di fringe benefit tramite una carta di debito nominativa assegnata ai propri dipendenti mediante un provider informatico, al quale il datore di lavoro intende affidare la gestione del servizio.
Per prima cosa l’Agenzia ha ricordato che secondo l’articolo 51, comma 1 del TUIR, costituiscono reddito di lavoro dipendente tutte le somme e i valori percepiti in relazione al rapporto di lavoro, comprese le erogazioni liberali, salvo le deroghe previste nei successivi commi dello stesso articolo.
In particolare, il comma 3 stabilisce che non concorre a formare reddito il valore di beni e servizi ceduti fino a 258,23 euro (limite incrementato dalle ultime leggi di Bilancio). Se questo limite viene superato, il valore totale concorre interamente a formare il reddito imponibile. Il comma 3-bis prevede che l’erogazione di questi beni e servizi possa avvenire tramite documenti di legittimazione nominativi, in formato cartaceo o elettronico, riportanti un valore nominale.
Secondo l’articolo 6 del decreto ministeriale, questi documenti:
- non possono essere utilizzati da persone diverse dal titolare;
- non possono essere monetizzati o ceduti a terzi;
- devono dare diritto a un solo bene o servizio per l’intero valore nominale, senza possibilità di integrazione a carico del titolare.
In deroga, il comma 2 dello stesso decreto consente di accumulare beni e servizi in un unico documento di legittimazione, a condizione che il valore complessivo non superi il limite previsto.
Nel caso della società istante, la carta di debito assegnata ai dipendenti, essendo conforme ai requisiti e al massimale previsto per i fringe benefit, può essere considerata documento di legittimazione ai sensi del comma 3-bis. Pertanto, la società, in qualità di sostituto d’imposta, non è tenuta ad applicare la ritenuta a titolo d’acconto sul relativo importo.
Esempi di Fringe Benefit: dai buoni pasto alle auto aziendali
Facciamo qualche esempio pratico di Fringe Benefit. Ecco un elenco con i più comuni e utilizzati dalle aziende:
- buoni pasto: vengono forniti sotto forma di ticket cartacei o elettronici per coprire le spese di ristorazione;
- auto aziendale: può essere concessa per uso lavorativo o misto (lavorativo e personale). Il valore imponibile dipende dalle emissioni di CO₂ del veicolo;
- buoni carburante: sono utilizzabili per rifornire l’auto personale o aziendale;
- rimborso utenze domestiche: per coprire le spese di acqua, luce e gas, introdotto come misura straordinaria nelle ultime Legge di Bilancio;
- assicurazione sanitaria: copre spese mediche, visite specialistiche e ricoveri per il dipendente e, in alcuni casi, per i familiari;
- rimborsi scolastici: contributi per la scuola dei figli, corsi di formazione o asili nido;
- abbonamenti a mezzi di trasporto: rimborso o fornitura di abbonamenti per il trasporto pubblico urbano ed extraurbano;
- dispositivi elettronici aziendali: fornitura di smartphone, tablet o computer per uso lavorativo o misto.