“Turismo delle radici”, una grande opportunità per il turismo italiano
“Turismo delle radici”, una grande opportunità per il turismo italiano
A Firenze convegno di Confcommercio e Italea Toscana. Cursano: “I turisti delle radici sono mossi dall’amore e dal rispetto per l’Italia: nulla di più desiderabile come antidoto al turismo di massa”.
Viene da lontano, ma l’Italia è sempre stata nel suo cuore. Ha tra i 40 e i 60 anni, vive in Nord America, Sud America, Australia o Europa ed è un discendente di emigrati italiani. Torna nel nostro Paese per un viaggio che è molto più di una vacanza: è un ritorno alle origini, un percorso carico di emozioni che lo porta a scoprire i borghi, le case e le strade percorse dai suoi antenati. È il "rootista”, ovvero il “turista delle radici", così come delineato dall’indagine condotta da SWG per Confcommercio-Imprese per l'Italia, di cui si è parlato il 5 febbraio scorso a Firenze nel convegno organizzato in Palazzo Strozzi Sacrati da Confcommercio Toscana e Italea Toscana, declinazione regionale di Italea, il programma lanciato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale all’interno del progetto PNRR e finanziato da NextGenerationEU. Presenti al convegno anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e l’assessore Leonardo Marras, che in apertura hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa per mettere a punto le misure utili a valorizzare anche in Toscana il turismo delle radici, che apre nuove prospettive di crescita.
“Non si pensa spesso alla Toscana come terra di emigrazione. Altre regioni – ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani - hanno certo numeri maggiori. Ma non sono comunque pochi i toscani all’emigrati all’estero: nel 2023 erano 214mila i toscani nel mondo, quasi il 6 per cento della popolazione residente. E i figli, nipoti e bisnipoti di quei migranti, con la Toscana nel cuore, potrebbero oggi tornare a visitare la Toscana diffusa dei loro avi, i suoi borghi pittoreschi, le dolci colline, le isole e le montagne. Una scommessa ed un’opportunità. Un viaggio del cuore a ritroso dallo Scozia e dalla Francia, ad esempio, dove figurinai, camerieri, braccianti e operai sono emigrati dalla Lunigiana, dalla California, Argentina e Brasile dove tanti sono i lucchesi, dall’Australia che fu scelta da numerosi elbani. Li aspettiamo”.
Questo particolare tipo di viaggiatore resta in media 12-15 giorni nel nostro Paese, con un budget fra i 3.000 e i 5.000 euro comprensivo di volo, soggiorno, pasti, trasporti e attività. Viaggia in coppia o in famiglia e privilegia soggiorni in piccoli hotel, B&B o case vacanza nei borghi di origine. Vuole esperienze autentiche, dalla visita ai luoghi dove tutto è iniziato all’enogastronomia tipica, e spesso si affida a percorsi organizzati per ricostruire il passato della propria famiglia.
Secondo Giovanni Maria De Vita, responsabile del progetto per la Direzione Generale Italiani all’Estero–Maeci, il turismo delle radici “è una risposta all’overtourism: chi viene è interessato a vivere un’esperienza diversa. Viene per visitare i nostri piccoli borghi ma anche per vivere le tradizioni e abitudini di quei luoghi di cui tanto ha sentito parlare attraverso i ricordi delle generazioni che lo hanno preceduto".
De Vita ha descritto coi numeri l’entità del progetto: Italea ha costruito sul territorio una rete capillare e dinamica con 20 gruppi regionali e 16 coordinatori; sono oltre 4.500 le richieste di viaggi o ricerche genealogiche e oltre 1 milioni di accessi a italea.com. Italea Card - che offre tanti vantaggi, sconti e agevolazioni per chi viene in Italia a scoprire le sue origini – conta oltre 650 partner, 55.000 utenti attivi e oltre 11.000 iscritti al programma. E ancora: 833 Comuni delle Radici e 742 eventi già organizzati. Oltre 60 eventi di sensibilizzazione in Italia organizzati dalle Italee regionali per favorire le occasioni di collaborazione e confronto; 19 missioni all’estero in 13 Paesi con una partecipazione stimata di oltre 1,5 milioni di persone.
“A differenza del turista tradizionale, il turista delle radici non è attratto dalle mete più note, ma dalle località legate alla sua storia familiare. Questo significa, anche per la Toscana, che puntare su questa tipologia di turista equivale a valorizzare borghi, tradizioni e territori meno battuti, creando un ponte tra il passato e il futuro, tra chi è partito e chi ora ritorna. Dobbiamo intercettare questi viaggiatori – ha evidenziato il presidente di Confturismo Confcommercio Toscana, Daniele Barbetti - con un’offerta sempre più su misura, in grado di trasformare il ritorno a casa in un’esperienza indimenticabile. Convegni come questo di Firenze servono proprio a mettere in rete tutti i soggetti che compongono la filiera del turismo delle radici, dagli enti pubblici a musei, archivi, strutture ricettive e tutti i professionisti e le imprese del turismo potenzialmente interessati”.
“L’enogastronomia ha un ruolo importante nel percorso di recupero delle memorie familiari, ecco perché come Fipe Confcommercio guardiamo con interesse a questo nuovo segmento dell’offerta turistica che – ha sottolineato il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano, che è anche vicepresidente vicario nazionale dei pubblici esercizi Fipe Confcommercio – ci aiuta a mettere in rilievo i nostri valori e a promuovere anche all’estero la conoscenza della vera tradizione culinaria italiana. I turisti delle radici sono mossi dall’amore e dal rispetto per l’Italia: nulla di più desiderabile come antidoto a quel turismo di massa che è diventato ormai insostenibile in tante grandi città italiane”.