Con "scambio" Irpef-Iva Pil e consumi in calo

Con "scambio" Irpef-Iva Pil e consumi in calo

Analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio sull'impatto della possibile manovra fiscale "da Irpef a Iva". Le famiglie spenderebbero in media 341 euro l'anno in meno e il Pil diminuirebbe dello 0,6 per cento, con un'extra deficit tra 1 e 1,6 miliardi.

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21 giugno 2011

L'ipotesi dello scambio Irpef-Iva: conviene ai consumi e all'economia italiana? Questa la domanda da cui è partita la conferenza stampa organizzata da Confcommercio per analizzare, dati alla mano, l'impatto che una manovra che sposti il carico fiscale da Irpef a Iva potrebbe avere sull'economia italiana. Una riforma fiscale costruita, a parita' di gettito, abbassando l'Irpef e
aumentando l'Iva avrebbe effetti negativi sull'economia perchè le famiglie spenderebbero in media 341 euro l'anno in meno, il pil diminuirebbe "di 6 decimi di punto percentuale" e si avrebbe un'extra deficit tra 1 e 1,6 miliardi. L'Uffcio Studi Confcommercio ha calcolato gli effetti della possibile riforma sulla base di due ipotesi: riduzione dell'Irpef di 1 o 2 punti con conseguente aumento dell'Iva e i risultati sono stati negativi, "perchè in entrambi i casi si avrebbe una riduzione dei consumi dell'1% e dell'1,06% - ha evidenziato il direttore Mariano Bella - perchè oltre a un aumento dei prezzi si colpirebbe anche il potere di acquisto del risparmio accumulato. La manovra avrebbe un effetto repressivo sui consumi e recessivo sul pil, non si puo' fare a parita' di
gettito". Secondo Confcommercio, in sostanza, l'aumento del reddito delle famiglie, generato da un taglio dell'Irpef, non avrebbe effetti di stimolo per l'economia perche' l'inflazione aumenterebbe tra 0,72 e 1,56%, la spesa delle famiglie diminuirebbe di 0,87-0,93% e il reddito disponibile reale diminuirebbe di 0,07-0,13%. Secondo
Bella, la manovra Irpef-Iva "e' probabilmente una svalutazione competitiva per alcuni settori ma e' sicuramente anticompetitiva per altri''. Ad
essere particolarmente penalizzati i settori del turismo con un calo della spesa reale vicino ai due punti percentuali ma anche mobilita' e comunicazioni, tempo libero, pubblici esercizi. Il direttore dell'Uffcio Studio ha spiegato le ragioni dell'effetto depressivo sui consumi. "Intanto il cittadino-contribuente non gode di alcun vantaggio se il gettito si sposta dal reddito prodotto al consumato. Se non c'e' un vantaggio di reddito difficilmente ci puo' essere vantaggio nel consumo''. "Gli effetti negativi di una tale manovra sono dovuti al fatto che l'aumento dei prezzi dovuto al rialzo del'Iva neutralizza l'aumento di reddito monetario per il taglio dell'Irpef ma ha concluso Bella -riduce il potere d'acquisto dello stock di ricchezza detenuto dalle famiglie".

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